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Shinzo Abe, il nemico pubblico numero uno della Cina

Motore delle politiche di Tokyo su difesa ed economia, da quando ha lasciato la guida del governo era diventato ancor più critico di Pechino, difendendo Taiwan e rilanciando il Quad

La Cina sta cercando di sfruttare l’attentato all’ex primo ministro giapponese Shinzo Abe per speculazioni politiche. Ecco cosa ha scritto Emanuele Rossi su Formiche.net. 

“Abe è visto come un nemico storico-contemporaneo dalla Cina. Politico nazionalista e conservatore, ha trasformato il Paese riportandolo a essere una potenza con interessi di carattere strategico. Il suo Giappone si sta rafforzando militarmente e sta ricostruendo una rinnovata dimensione propria all’interno degli affari globali e regionali (facendosi sponda per partnership bilaterali come con Indonesia, Vietnam, o con le Filippine). Le azioni politiche di Kishida seguono questa traiettoria tracciata da Abe e sono considerate da Pechino una preoccupazione”.

Abe, il più giovane a essere diventato primo ministro del Giappone ma anche il più longevo in quella carica, è stato il motore delle politiche di Tokyo su Cina, difesa ed economia. Lo racconta bene il South China Morning Post. Persino da ex, ha fatto sentire il suo peso sostenendo l’attuale primo ministro Fumio Kishida, spingendo in nome dell’Abenomics un nuovo pacchetto di stimoli economici (il secondo più grande nella storia del Paese). Lo scorso dicembre, ha avvertito la Cina che sarebbe “suicida” attaccare Taiwan, in mezzo alle crescenti tensioni nella regione, chiarendo che Taiwan, Giappone e Stati Uniti devono rafforzare le loro capacità e lavorare insieme per contrastare le minacce alla sicurezza.

“Secondo gli analisti, Abe ha fatto di più per rafforzare il profilo del suo Paese e la sua presenza internazionale di qualsiasi altro leader giapponese dal secondo dopoguerra”, scrive il giornale. Con lui, il Giappone ha aderito al Partenariato trans-pacifico (TPP) e poi ha guidato il rilancio dell’Accordo globale e progressivo per il Partenariato trans-pacifico (CPTPP) dopo il ritiro degli Stati Uniti dal TPP. Ha approfondito i partenariati strategici con l’India, il Vietnam e altre potenze regionali ed extraregionali come l’Unione Europea e il Regno Unito, oltre a potenziare le capacità di difesa del Giappone. Nel 2007 ha lanciato l’idea del Quad con Stati Uniti, Australia e India e negli ultimi hanno è stato l’artefice della ripresa del dialogo in questo forum. “Con l’obiettivo di contrastare l’influenza della Cina, il raggruppamento sembra destinato a plasmare il panorama geopolitico dell’Asia per molto tempo a venire”, scrive il South China Morning Post. Ma soprattutto, da uomo definito dai critici un falco in materia di difesa e politica estera, ha cercato di modificare la costituzione pacifista del Giappone del dopoguerra, in particolare rivedendo l’articolo 9 che vieta al Paese di possedere forze militari e altro “potenziale bellico”.

Le sue posizioni nazionaliste hanno alimentato tensioni con la Cina e la Corea del Sud. Con Pechino sono precipitate nel 2012, quando Tokyo ha nazionalizzato le isole disabitate Diaoyu/Senkaku. Le dispute territoriali nel Mar Cinese Orientale sono da tempo una fonte di attrito tra i due Paesi. Diventato ancora più esplicito e critico nei confronti della Cina dopo le sue dimissioni, Abe ha dichiarato a dicembre che Pechino deve evitare di inimicarsi altre nazioni e smettere di chiedere più territorio ai suoi vicini. Ha anche messo in guardia dalla “terribile sfida” alla sicurezza e alla democrazia di Taiwan, arrivando a chiedere a Washington di abbandonare la sua lunga ambiguità strategica in caso di invasione cinese dell’isola.

La franchezza di Abe ha spinto il tabloid nazionalista cinese Global Times a scrivere “con i suoi recenti attacchi alla Cina, in particolare le ripetute provocazioni sulla questione di Taiwan, si è trasformato nel principale politico anti-cinese in Giappone”.

Non è un caso che il Global Times, media che ha alimentato le speculazioni politiche cinesi dopo l’attentato, abbia lanciato avvertimenti per il futuro. D’altronde, l’attuale primo ministro Kishida, oltre a essere molto legato ad Abe, è in forte sintonia e continuità con le sue politiche.


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