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Le conseguenze (serie) dell’arrivo di altri S-400 russi alla Turchia

L’occidente preme per il potenziamento delle basi di Souda bay (Creta) e Akrotiri (Cipro), mentre i commandos americani addestrano i ciprioti in caso di ulteriori tensioni. Debole la reazione del Dipartimento di Stato Usa

S-400, la Turchia raddoppia: firmato il contratto per la consegna di un secondo sistema missilistico russo ad Ankara, come ammesso dal capo del Servizio federale per la cooperazione tecnico-militare (FSVTS), Dmitry Shugayev, a margine dell’internazionale forum Army-2022 a Mosca. Già il primo aveva causato la rottura delle relazioni americanoturche e l’espulsione dal programma F-35. Adesso con la cornice in atto della guerra in Ucraina e della crisi del grano si rischia di aumentare i fronti aperti, più che chiuderli.

Quali conseguenze?

Secondo Shugayev nei prossimi anni è improbabile che qualsiasi Paese progetti un sistema in grado di competere con i sistemi missilistici S-400. “Il contratto con la Turchia è attualmente in fase di attuazione”, ha precisato. Il momento è delicato, visto e considerato che nell’Egeo la criticità maggiore con Grecia e Cipro si registra alla voce gas.

Dallo scorso 9 agosto la Turchia è impegnata con una nuova potente imbarcazione a ricercare idrocarburi al confine con la zona economica esclusiva di Cipro, contribuendo ad alimentare una tensione per via delle continue minacce del governo di Ankara che per bocca del ministro della difesa Akar ha detto che “se Dio vuole potremmo prendere Kastellorizo”. La tensione non cessa nel Mediterraneo, come ammesso dal numero uno della Marina francese, l’ammiraglio Pierre Vandier, secondo cui “cinque fregate turche hanno circondato una fregata francese a Cipro”.

Per questa ragione per la Grecia si parla nuovamente dell’aggiornamento del sistema di controllo per la pianificazione della difesa con il potenziamento dell’aereo spia EMB-145H AEW&C.

Asse e controasse

Un’altra decisione cruciale è stata presa per la cooperazione economica tra Mosca e Ankara avviata da Rosatom che sta costruendo la prima centrale nucleare della Turchia ad Akkuyu: trasferirà 15 miliardi di dollari di risorse alla Turchia. Soldi freschi che si sommano ai 20 miliardi di dollari promessi dal principe saudita Mbs a Erdogan, così da raggiungere la fatidica soglia dei 35 miliardi preventivata dal ministero delle finanze turco per arrivare “indenni” alle elezioni del 2023.

E l’occidente come reagisce a questa ventata di aiuti? Primo step la reazione militare in ambito energetico: è appena terminata una maxi esercitazione durata un mese dei commandos americani a Cipro con l’obiettivo, non solo di addestrare i soldati locali, ma di approntare una serie di piani di difesa in caso di eventuali tensioni con i vicini turchi.

In quest’ottica va letta l’idea di riflettere sull’ingresso di Cipro nella Nato e di potenziare la base cipriota ad Akrotiri, dopo che quella cretese di Souda Bay verrà presto interessata da un raddoppio logistico per aumentare la capienza dei sottomarini. Sull’isola inoltre è stato recentemente attivato il laboratorio Cyclops per la cyber sicurezza, costato 5 milioni di dollari ed è particolarmente attiva la partnership militare Israele-Grecia-Egitto-Cipro per garantire più sicurezza ai progetti energetici nel Mediterraneo orientale.

Scenari

È di tutta evidenza che, essendo Erdogan entrato in un anno pre-elettorale particolarmente delicato per i suoi destini politici, tenta di andare a dama tramite diverse strade. Una di queste è fisiologicamente l’asse con la Russia, ma il rischio non è basso, vista la concomitanza della guerra in Ucraina, del dossier nucleare iraniano e del triangolo con Cina e Usa. Proprio Washington è attesa da una presa di posizione, dopo che come è noto il potente sistema radar S-400 consentirebbe alla Russia di spiare l’F-35.

Per ora ci sono solo le generiche parole del portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price che ha esortato la Turchia a non impegnarsi ulteriormente con il settore della difesa russo: “Il punto che abbiamo costantemente affermato su tutta la linea è che la guerra brutale e ingiustificata della Russia contro l’Ucraina rende vitale, ora più che mai in qualche modo, che tutti i paesi evitino transazioni con il settore della difesa russo”. Ma poi non ha risposto alla domanda se un nuovo acquisto di S-400 avrebbe spinto l’amministrazione Biden a riconsiderare i piani per la vendita di caccia F-16 alla Turchia.

@FDepalo

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