Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Fed, yuan e (un po’) l’Italia. Cosa preoccupa i mercati secondo Bloomberg

Più che una possibile vittoria della destra in Italia, a tenere in apprensione gli investitori è l’imminente nuova stretta monetaria della banca centrale americana, unitamente alla debolezza della moneta cinese sul dollaro

Un occhio e un orecchio per le elezioni italiane ci sarà sempre. Ma forse ai mercati internazionali interessa altro. Per esempio, quanto durerà la politica monetaria restrittiva della Fed? E Lo yuan continuerà a rimanere debole sul dollaro? Come raccontato nei giorni scorsi da questa testata, lo spread vota ma non sembra molto preoccupato in questi giorni da una possibile vittoria delle destre. Secondo Boeri, i mercati hanno già “scontato” l’arrivo al governo di una maggioranza di centrodestra diversa da quella più rassicurante di Draghi. Semmai, i crucci sono altri, come chiarisce Bloomberg in un’analisi firmata da John Authers e dedicata ai veri spauracchi degli investitori.

PALLA ALLA FED

Primo punto, le mosse della banca centrale americana. “La Federal Reserve comunicherà l’entità dell’aumento dei tassi di interesse (il ritocco, secondo i rumors, dovrebbe attestarsi sui 75 punti base, ndr) dovrebbe attestarsi sui e probabilmente fornirà un’indicazione molto più chiara su per quanto tempo prevede di mantenere i tassi alti. Potrebbe essere una decisione di importanza epocale, che segue il crollo del mercato obbligazionario di due giorni fa. È molto insolito che una tale mossa avvenga così presto prima di un’importante riunione del Federal Open Market Committee (il Fomc, ndr)”.

YUAN DEBOLE, DOLLARO FORTE

Altra questione, la moneta cinese debole sul dollaro (qui l’approfondimento di Formiche.net). “In diversi momenti negli ultimi due decenni, il tasso di cambio del renminbi cinese è stato il più grande punto d’infiammabilità dei mercati globali. È diventato anche un tema molto politico. Quando la Cina ha lasciato che la sua valuta scendesse oltre i sette dollari nel 2019, è stata interpretata come un’importante escalation della guerra commerciale con gli Stati Uniti. È quindi strano che non ci sia stata molta attenzione per la nuova discesa del renminbi sotto la soglia di 7,0”, spiega Bloomberg.

IL CASO GIAPPONESE

Non è tutto. Sempre in ottica valute, il Giappone “è ancora decisamente sotto pressione, ora più debole rispetto alla valuta cinese da 30 anni a questa parte, anche se il Giappone ha avuto un’inflazione molto più bassa per gran parte del periodo in esame. L’ultima volta che il Giappone è diventato così competitivo rispetto alla Cina, la risposta è stata una svalutazione cinese sorprendente e mal gestita che ha portato il mondo sull’orlo della crisi. Questa volta la Cina sarà in grado di tollerare uno yen più debole?”

MELONI SI, MELONI NO

Fin qui i crucci, quelli veri. Poi ci sono le elezioni italiane, con una possibile vittoria della destra. “Domenica prossima gli italiani eleggeranno il nuovo parlamento. Le ultime elezioni si sono concluse con la formazione di una bizzarra coalizione di governo tra il Movimento Cinque Stelle e la Lega, partito populista di destra. Entrambi i partiti sono contrari all’Ue e la combinazione ha allora mandato in tilt i mercati obbligazionari europei. Il grande cambiamento è rappresentato dall’ascesa di Fratelli d’Italia con la sua leader, Giorgia Meloni. La probabile coalizione, che comprende, tra gli altri, la Lega e l’ex premier Silvio Berlusconi, potrebbe rivelarsi una coalizione di destra più dura, con un atteggiamento nazionalistico di sospetto nei confronti dell’Unione europea e la volontà di sperimentare un’economia populista”.

Secondo Bloomberg, “questo potrebbe essere ciò che vogliono gli italiani, ma non quello che vogliono i mercati internazionali. I rendimenti dei BTP decennali italiani sono saliti oltre il 4%, toccando il massimo degli ultimi otto anni. Tuttavia, lo spread dei Btp rispetto ai rendimenti dei bund tedeschi rimane relativamente sotto controllo”. E che Meloni possa vincere senza stravolgere l’assetto istituzionale italiano lo pensa anche Rosa Balfour, direttrice del Carnegie Europe, ospitata con un suo editoriale sul Financial Times.

×

Iscriviti alla newsletter