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Seul nell’Indo Pacifico non vede la Cina come un nemico

La Corea del Sud ha reso pubblico il documento con cui delinea la sua strategia nell’Indo Pacifico. La Cina non è identificata come un nemico, ma come un complicato (e ambiguo) partner commerciale con cui gestire gli equilibri della regione

La Corea del Sud ha pubblicato il suo primo documento strategico per l’Indo Pacifico, che non menziona quasi per niente la Cina e indica che Seul sta cercando un cauto equilibrio tra il suo principale partner commerciale, Pechino, e il principale alleato politico e militare, gli Stati Uniti.

Il documento di 43 pagine, pubblicato mercoledì e intitolato “Strategia per una regione indo-pacifica libera, pacifica e prospera”, contiene un solo paragrafo sulle relazioni con la Cina ed un chiaro messaggio che arriva a Washington da uno dei suoi più importanti e affidabili alleati nella regione.

Il dualismo è in generale mal digerito, le complessità interne all’area impediscono scelte dicotomiche — almeno per ora. Paesi come la Corea del Sud, ma anche l’Indonesia, il Vietnam, le Filippine o addirittura il Giappone, hanno articolate relazioni economiche e commerciali con la Cina. Vivono le complicazioni che ne conseguono, e che spesso diventano anche ragione di scontro.

Ma sono i “loro” scontri. Sono disposti — prendere da esempio il caso di Tokyo — a rivedere posizioni storiche e strategiche per interesse. Percepiscono che un allineamento con gli Stati Uniti è un interesse da privilegiare. Tuttavia non sono ancora pronti a tagliare del tutto i rapporti con Pechino.

Ed ecco che la Cina viene definita un “partner chiave” nel rapporto in cui Seul afferma che “alimenterà una relazione più solida e più matura mentre perseguiamo interessi condivisi basati sul rispetto reciproco e sulla reciprocità, guidati da norme e regole internazionali”.

Il governo del presidente Yoon Suk Yeol ha subito pressioni da parte di Washington per conformarsi alle ampie limitazioni imposte dall’amministrazione Biden sulla vendita di chip avanzati alla Cina, dove hanno sede importanti produttori di semiconduttori sudcoreani. Quasi contemporaneamente, il mese scorso il leader Xi Jinping ha incontrato Yoon per cercare una cooperazione nel settore dell’alta tecnologia e ha chiesto di accelerare i negoziati per un accordo commerciale.

Yoon è entrato in carica a maggio con l’impegno di adottare una linea dura nei confronti della Cina e da allora ha intensificato la cooperazione in materia di sicurezza con gli Stati Uniti. Ma la sua amministrazione non ha offerto il suo pieno sostegno a iniziative come il Chips Act. Un conto è cooperare con Washington sulla sicurezza, che ha un ovvio interesse anche per gli equilibri con Pyongyang, un altro è accettare tacitamente ogni politica promossa dagli Usa. Però per Washington i due piani di stanno sempre più avvicinando.

Resta che di per sé Seul non è priva di preoccupazioni riguardo alla Cina, e la sua posizione nei confronti del Partito/Stato non è aperta. Nel documento per esempio si parla apertamente delle azioni militari della Cina verso Taiwan, con il testo che afferma che il Sud ribadisce “l’importanza della pace e della stabilità nello Stretto di Taiwan per la pace e la stabilità della penisola coreana e per la sicurezza e la prosperità dell’Indo-Pacifico”.

Contemporaneamente, sempre nel documento programmatico c’è un invito a riprendere il vertice tra Corea del Sud, Giappone e Cina, che si è tenuto l’ultima volta nel 2019. La cooperazione con il Giappone — con cui i rapporti sono complicati da divisioni storiche — “è essenziale per promuovere la cooperazione e la solidarietà tra le nazioni dell’Indo-Pacifico che condividono la stessa mentalità”. E questo è un indizio su come Yoon stia cercando di migliorare i legami che erano gelidi tra i vicini prima del suo insediamento.

Un passaggio quest’ultimo che di certo viene ben recepito da Washington, che ha la necessità di ottenere prima di tutto distensione e cooperazione tra alleati (la matrice è molto simile a quella che ha portato agli Accordi di Abramo in Medio Oriente). Il consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense ha commentato subito il documento sudcoreano: “Rafforzerà la nostra capacità condivisa di far progredire la pace e la sicurezza internazionale e di promuovere la non proliferazione nucleare”.

La Corea del Sud ha anche espresso nero su bianco la volontà di “espandere gradualmente” la cooperazione con il gruppo Quad, composto da Australia, India, Giappone e Stati Uniti. Considerato come una contropartita all’assertività della Cina nella regione, il quadrilatero è molto di più in quanto allineamento tra i quattro Paesi. Ma ha anche al proprio interno tutte quelle stesse dinamiche che riguardano le complessità dei rapporti con Washington e Pechino, maggiorate dal ruolo indiano.

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