Il responsabile sicurezza dem e membro del Copasir sottolinea la stima nei confronti del sottosegretario Mantovano, ma pone il tema strutturale sull’architettura istituzionale del sistema d’informazione per la Sicurezza della Repubblica. Ecco cos’ha detto al Senato
L’intelligence merita una figura del governo che sia dedicata full time. Questo è il senso della posizione espressa dal Partito democratico attraverso la voce del senatore Enrico Borghi, responsabile sicurezza del partito e membro del Copasir, che ha sottolineato nel suo intervento in Aula che la materia in questione merita “uno sforzo di condivisione e di determinazione bipartisan fra gli schieramenti”.
Il tema posto da Borghi non riguarda la persona, cioè Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri a cui la presidente Giorgia Meloni ha conferito le deleghe alla sicurezza e alla cybersicurezza. “Non sono qui in discussione la fiducia e stima nei confronti del sottosegretario Mantovano, di cui conosciamo la capacità, le professionalità e il rispetto istituzionale. Qui il tema prescinde dalla dimensione personale”, ha spiegato il senatore.
Il tema, infatti, riguarda il funzionamento del sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica alla luce dei molti impegni che gravano sul sottosegretario. “Oltre a essere delegato in questi ambiti”, cioè intelligence e cybersicurezza, “svolge le funzioni di segretario del Consiglio dei ministri ed è stato altresì delegato a svolgere le funzioni di gestione amministrativa, per conto della Presidenza del Consiglio, nei confronti del Tar, del Consiglio di Stato, della Corte dei conti e dell’Avvocatura dello Stato, oltre a svolgere le funzioni delegate per le politiche antidroga e le nomine di Palazzo Chigi. Si tratta di un lavoro abbastanza consistente”, ha detto Borghi nell’Aula del Senato dove si discuteva l’approvazione del decreto-legge che modifica le deleghe attribuite ai membri del governo Meloni.
Il senatore del Partito democratico ha ricordato l’eccezione di Gianni Letta durante l’ultimo governo Berlusconi a quanto previsto dalla legge che norma il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica (la 124 del 2007). Fu “costruita attorno a una prerogativa e una caratteristica legate all’esclusività della funzione” dell’Autorità delegata, ha dichiarato. In realtà, in questi 15 anni dalla riforma del comparto ci sono stati anche Paolo Gentiloni e Giuseppe Conte che hanno mantenuto le deleghe sommando gli impegni relativi a essa con quelli del presidente del Consiglio.
Il senatore dell’opposizione sottolinea infine un altro elemento: la legge che ha riformato i cosiddetti servizi segreti fu approvata all’unanimità da tutte le forze politiche dell’epoca e fu una normativa di emanazione parlamentare e non governativa. Il dato è infatti particolarmente significativo e corrisponde allo sforzo di trattare la sicurezza nazionale come materia che unisce la politica italiana. Secondo Borghi, la modifica della legge per consentire al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio di assumere l’incarico di Autorità delegata “è avvenuta in assenza del Copasir, che non era ancora stato costituito e che è, per legge, la sede naturale in cui le forze politiche parlamentari si confrontano tra loro”. Al momento dell’intervento normativo da parte della presidente Meloni, infatti, era insediato il Copasir provvisorio (novità contenuta negli emendamenti al decreto-legge Aiuti bis approvati al fotofinish della scorsa legislatura) ma non è mai stato convocato per discutere della materia.