Il governo olandese ha annunciato che presenterà una lista di tecnologie per la produzione di semiconduttori proibite alle esportazioni. Si tratta di una mossa che si allinea alle continue pressioni di Washington, che ha lanciato una vera e propria offensiva nei confronti di Pechino per minarne le ambizioni tecnologiche e militari
Dopo mesi di pressioni e incontri bilaterali, che avevano portato ad un allineamento tra i governi di Stati Uniti, Giappone e Olanda – i tre Paesi chiave nella global value chain dei semiconduttori – sulle misure da adottare, il governo olandese ha annunciato che presenterà al Parlamento una lista di tecnologie critiche e sensibili per cui servirà una licenza per le esportazioni. Una misura sulla falsa riga di quanto previsto dalle agenzie federali Usa per i chipmakers americani, sin dall’offensiva dell’amministrazione Trump contro Huawei nel 2019 e che ha raggiunto il suo picco con il nuovo round di restrizioni ad ottobre 2022.
Lo ha annunciato il ministro del Commercio, Liesje Schreinemacher, con una lettera al Parlamento olandese che tuttavia non fa menzione dei principali indiziati, ovvero la Cina e l’azienda Asml La lista verrà introdotta entro la fine dell’estate. Asml, azienda tecnologica più avanzata e strategica d’Europa con una valutazione di mercato di oltre 240 miliardi di dollari, è il principale produttore mondiale di macchinari avanzati per l’incisione sui wafer al silicio dei microchip, da quelli maturi a quelli più avanzati e dunque la porta di accesso delle tecnologie più all’avanguardia, come il 5G, il quantum computing e l’intelligenza artificiale.
“Visti gli sviluppi tecnologici e il contesto geopolitico, il governo è giunto alla conclusione che l’attuale quadro di controllo delle esportazioni per le attrezzature specifiche utilizzate per la produzione di semiconduttori deve essere ampliato, nell’interesse della sicurezza nazionale e internazionale”, si legge nella lettera. La decisione, dunque, schiera apertamente l’Olanda nella guerra tecnologica tra le file dell’alleato statunitense, mettendo non poco sottopressione i dirigenti di Asml che hanno nelle aziende cinesi importanti partner commerciali.
Il riferimento alla clausola di sicurezza nazionale era scontato. Si tratta, infatti, di tecnologie dual-use, ovvero con possibili e importanti applicazioni sia in ambito civile che militare. Questa duplica valenza ha scatenato le preoccupazioni degli Stati Uniti sul possibile sorpasso tecnologico della Cina, mettendo così a rischio l’egemonia americana in un contesto internazionale di forti tensioni geopolitiche. Sin dal 2019 gli Usa hanno proibito la vendita dei più avanzati dispositivi e macchinari, con tecnologia a matrice americana, all’industria cinese dei semiconduttori. Tra queste, i macchinari Euv su cui Asml ha costruito un vero e proprio monopolio produttivo. L’azienda con sede a Veedhoven, infatti, possiede il 90% dei dispositivi litografici, che utilizzano potentissimi laser per incidere i circuiti dei microprocessori. Ogni macchina può arrivare a costare circa 160 milioni di dollari.
Ad oggi, la tecnologia leading edge (ovvero sotto i 5 nanometri) è utilizzata perlopiù per microchip logici e di memoria, prodotta soltanto dalle fonderie di Samsung e Tsmc e che viene utilizzata soprattutto nell’elettronica avanzata (smartphone, Pc) e che presto diventerà la base per lo sviluppo delle tecnologie su cui si giocherà la partita per la supremazia globale. Il design di questa tipologia chip è tuttora sotto il saldo controllo delle aziende della Silicon Valley, come Nvidia e Qualcomm.
Tuttavia, secondo quanto anticipato dal ministro, l’Olanda imporrà restrizioni sulla vendita dei macchinari più maturi, i secondi per complessità tecnologica. Si tratta dei dispositivi litografici a immersione, i Duv (deep ultraviolet) e che, come confermato negli scorsi mesi anche dal ceo di Asml, sono i più utilizzati dall’industria dei semiconduttori per produrre microchip più maturi. Secondo l’azienda, il governo proibirà la vendita dei “TWINSCAN NXT:2000i e i sistemi a immersione successivi” considerati i più avanzati tra i Duv prodotti. Rimangono comunque macchinari fondamentali per la produzione di chip sopra i 14 e i 28 nanometri, che allo stato attuale è la linea produttiva di base di alcune importanti aziende cinesi, come SMIC. Secondo gli analisti cinesi, le nuove misure non impediranno comunque alla Cina di produrre in-house semiconduttori maturi, considerando che si tratta del segmento più consumato dalle industrie cinesi e non.
Solo nel 2021, i chipmakers cinesi hanno acquistato da Asml 81 sistemi Duv, contando circa il 14.7% (circa $2.7 miliardi di vendite) delle entrate totali annuali dell’azienda. La Cina, infatti, è il principale mercato mondiale per i semiconduttori considerando la sua posizione manifatturiera per l’elettronica avanzata. GlobalData mostra come la Cina consumi circa il 40% di tutti i semiconduttori prodotti a livello globale, e ha speso circa $400 miliardi in importazioni nel solo 2021.
Tuttavia, questa posizione potrebbe ben presto essere messa in discussione, tanto per le preoccupazioni delle aziende sulla tenuta della filiera di fronte a futuri shock geopolitici quanto dalla volontà di Pechino di scalare ulteriormente la catena del valore, mentre emergono nuovi hub produttivi nel sud-est asiatico.
I dati rilasciati dalla China Customs sembrano infatti fotografare un parziale allentamento delle filiere dell’elettronica dall’hub produttivo cinese. Infatti, le importazioni della Cina di circuiti integrati sono scese del 26.5% a circa 67.58 miliardi di dispositivi, per un valore complessivo di 47.2 miliardi di dollari tra gennaio e febbraio. Stime che anche il South China Morning Post riporta, con i volumi di semiconduttori importanti declinati del 45.1%. Un tonfo importante, che conferma un trend iniziato nel 2022 e mai registrato dal 2004 agli esordi dell’integrazione della Cina con i mercati mondiali. Cifre che potrebbero essere dovute alle incertezze in seguito alla guerra tecnologica in corso tra Usa e Cina.
In questo contesto, la decisione del governo olandese – che ha assicurato che la lista verrà concepita per minimizzare i costi per le aziende e massimizzare il controllo sulle tecnologie critiche – comunque, lascia alcune questioni irrisolte su come poter rimpiazzare l’importante mercato cinese per la vendita di un prodotto che rappresenta il secondo core business di Asml, con circa 80 dispositivi Duv venduti ogni anno e che ha portato nelle casse dell’azienda più di 8 miliardi di dollari sin dal 2014.
Le vendite, infatti, sono funzionali ad una continua spinta per migliorare le performance dell’azienda, dal momento che la tecnologia dei semiconduttori continua a richiedere di stare al passo con le richieste dei produttori. Basta guardare la crescita della spesa in ricerca e sviluppo (R&D) dell’azienda: nel 2019 è cresciuta del 16.7%, arrivando a toccare quasi i 2 miliardi di euro. Nel 2022, Asml ha investito ben 3.25 miliardi dai 2.55 dell’anno precedente, secondo i dati riportati nei report annuali dell’azienda.
Complessivamente, le vendite totali ($) dell’azienda nel 2022 sono state per il 38% a Taiwan, il 29% alla Corea del Sud, il 14% alla Cina, il 9% agli Usa, il 5% al Giappone secondo una rielaborazione di Ispi. Questa disaggregazione, tuttavia, ci suggerisce soltanto la profonda esposizione commerciale di Asml sull’Asia-Pacifico (due terzi). Non si tratta di una casualità, considerando che proprio Taipei e Seul (e, per una quota minore, Pechino) sono le due capitali delle fonderie di semiconduttori mondiale e sui cui l’economia globale dipende per il 92%. Parliamo di Tsmc, Samsung e SK Hynix, i suoi principali clienti (le due coreane hanno importanti asset industriali in Cina).
Asml, in una nota diffusa mercoledì, ha dichiarato che “ci vorrà del tempo prima che questi controlli vengano tradotti in legge ed entrino in vigore”. Inoltre, “sulla base dell’annuncio odierno, delle nostre aspettative sulla politica del governo olandese in materia di licenze e dell’attuale situazione di mercato, non ci aspettiamo che queste misure abbiano un effetto rilevante sulle nostre prospettive finanziarie”. L’azienda infatti si aspetta di vendere sul mercato cinese 2.2 miliardi di euro di prodotti per il 2023, con una relativa contrazione in una previsione sulla crescita complessiva del suo business del 25%. Nel frattempo, l’industria investe e si espande, con Tsmc, Intel e Samsung – che sono, tra l’altro, i suoi tre principali investitori – che hanno annunciato importanti espansioni produttive.
Asml è posizionata per beneficiare più di tutti dall’imponente crescita del mercato globale dei semiconduttori, che si aspetta una crescita (Cagr) dell’8% dai 508 miliardi di dollari del 2018 ai 746.9 miliardi previsti per l’anno corrente, secondo le stime degli analisti. Resta, tuttavia, da capire quando e come le nuove restrizioni potranno impattare sul business dell’azienda ed è probabile che altri produttori, come la giapponese Tokyo Electron e rivale dell’americana Applied Materials, possano essere messi di fronti alla stessa pressione dei rispettivi governi nazionali.