Bruxelles presenterà i due attesissimi pacchetti-legge (Net Zero Industry Act e Critical Raw Materials Act) che definiranno la risposta europea alla sfida climatica e competitiva in termini di linee guida, sussidi, quote minime e protezione dell’industria. Di concerto con gli Usa e cercando di arginare la dipendenza dalla Cina
La Commissione europea presenterà in settimana le tanto attese proposte per stimolare l’industria delle tecnologie verdi e rinsaldare le catene di fornitura di materie prime critiche. I due pacchetti-legge, rispettivamente Net Zero Industry Act (Nzia) e Critical Raw Materials Act (Crma), costituiranno i due pilastri della risposta europea alla concorrenza industriale di Stati Uniti e Cina. Ma contengono anche una scelta di campo: le misure messe in campo da Bruxelles sono pensate per essere complementari a quelle di Washington, perché per entrambe le capitali la protezione delle proprie industrie e forniture passa dal sottrarsi allo strapotere cinese su tutti i comparti fondamentali.
Con la visita della scorsa settimana negli Stati Uniti, la presidente Ursula von der Leyen ha rafforzato l’intesa con l’amministrazione a guida Joe Biden: la collaborazione Ue-Usa passerà anche e soprattutto dal rafforzamento delle supply chain per le materie prime critiche. Contemporaneamente la Commissione europea ha presentato riforme per eguagliare i sussidi statunitensi e non solo – mossa necessaria per proteggere il Vecchio continente dal rischio deindustrializzazione, ma che preoccupa la componente più liberale dell’Ue.
L’ascoltatissimo think tank Bruegel è diventato l’ultimo a mettere in guardia i Paesi membri: il timore è quello di una svolta eccessivamente protezionista e dirigista. Preoccupazioni basate sulla bozza (molto variabile) del Nzia, che prevede quote minime per la produzione interna delle tecnologie verdi essenziali per la transizione. Per esempio, Bruxelles vuole che entro il 2030 l’Ue produca il 40% dei pannelli solari e l’85% delle turbine eoliche che installerà. E ancora: il 60% delle pompe di calore, l’85% delle batterie e il 50% degli elettrolizzatori. Obiettivi estremamente ambiziosi, considerando che negli ultimi decenni l’Ue (e non solo) ha appaltato le suddette produzioni a Paesi terzi – Cina in primis.
“Non tutte le idee contenute nella bozza trapelata sono negative. Molte sarebbero ottime se applicate in modo ampio. Snellire la regolamentazione è positivo. Le sandbox normative sono buone. Migliorare l’accesso ai finanziamenti è positivo, così come migliorare le competenze, soprattutto nel settore della tecnologia pulita. Ciò che non va bene sono i regimi speciali per le tecnologie pulite per raggiungere obiettivi di produzione arbitrari”, avvertono i firmatari del documento di Bruegel.
E ancora, l’altra novità del Nzia – in cui David Carretta del Foglio ravvisa la mano del commissario interno al mercato interno, Thierry Breton, e più in generale dell’approccio interventista francese – è la clausola “Buy European” per rispondere al “Buy American” dell’Inflation Reduction Act. In sostanza, i sussidi devono servire anche a rinsaldare la catena di approvvigionamento oltre a decarbonizzare, e la sicurezza degli approvvigionamenti dovrebbe valere tra il 15 e il 40% dei punti per attribuire un appalto.
Come ci spiegava Giacomo Vigna, co-direttore del tavolo di lavoro del governo sulle materie prime critiche, “si sta già cristallizzando un polo di Paesi che non hanno rapido accesso alle materie prime critiche, ma che sono intenzionati a rinsaldare le catene di produzione”. Probabile, dunque, che i progetti basati sulle iniziative come il Minerals Security Partnership (a cui l’Italia ha appena aderito) si qualificheranno nella nuova cornice normativa: il duplice obiettivo dell’Ue è far sì che gli Usa estendano i sussidi dell’Ira alle aziende europee (tramite un futuro accordo) e ridurre l’esposizione a un potenziale ricatto cinese.
I due pacchetti-legge si propongono di mobilitare sia investimenti pubblici che privati, ma starà agli Stati membri fornire il grosso dei sostegni, riducendo il costo del credito e del rischio nella prima fase – tramite banche nazionali ed europee, programmi come InvestEU e anche i proventi del mercato Ets. È presto per dire che forma avrà la politica fiscale europea: dopo la presentazione di Nzia e Crma si aprirà un periodo di dibattito, in cui Stati e Parlamento Ue potranno dire la loro sulle proposte della Commissione.