Skip to main content

Crosetto a Tokyo e Nave Cavour verso il Pacifico. Le mosse italiane

Di Gabriele Carrer ed Emanuele Rossi

Il dispiegamento della portaerei conferma la volontà dell’Italia di essere proattiva nell’interconnessione tra le due regioni. Un impegno dimostrato anche dal progetto per il jet di nuova generazione che sarà al centro del trilaterale del ministro con gli omologhi di Giappone e Regno Unito

Entro la fine del 2023 (o massimo inizio 2024) l’Italia invierà nell’Indo Pacifico la portaerei Cavour. Lo ha confermato ieri l’ammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto, sottocapo di stato maggiore della Marina, durante un convegno all’Università Cattolica di Milano.

Cavour e Morosini verso Oriente

L’ammiraglia della flotta italiana sarà accompagnata dal suo gruppo da battaglia, composto da un cacciatorpediniere, una fregata e un rifornitore. “Navigherà fino al Giappone prendendo poi la via del ritorno”, compiendo operazioni congiunte con gli alleati. “La missione sarà preceduta dall’invio nel Pacifico del pattugliatore d’altura Morosini, che compirà una crociera addestrativa di quattro mesi”, ha aggiunto Berrutti Bergotto.

L’invio di Nave Morosini era noto, anticipato nell’intervista rilasciata recentemente a Formiche.net dall’ammiraglio Enrico Credendino, capo di stato maggiore della Marina, attualmente in viaggio al seguito di Guido Crosetto, ministro della Difesa, in missione in Giappone. È la conferma di come il piano operativo-militare e quello geopolitico-diplomatico si intersechino nelle attività che riguardano l’Indo Pacifico.

La sicurezza marittima nell’Indo Pacifico

Il dispiegamento successivo del Cavour sottolinea poi l’intenzione dell’Italia di essere attiva e prottiva nella regione, in allineamento con alleati e partner euro-atlantici e asiatici. Le forze armate europee sono, infatti, sempre più interessate a una presenza in quell’area che la dottrina strategica statunitense sta individuando come prima cerchia del contenimento della Cina. L’obiettivo di tale presenza è inibire potenziali attività egemoniche di Pechino, come quelle nel Mar Cinese, preservando il concetto di “libera e aperta” navigazione su cui si basa la concettualizzazione di Indo Pacifico del defunto premier nipponico Abe Shinzo. La maritime security è centrale per tali scopi, ed è una di quelle in cui la Nato è più impegnata e interessata nello spostare a Est le sue visioni politico-diplomatiche e le sue attività. Ed è un compito in cui l’Italia eccelle.

In questi giorni, Fabio Cima, attaché militare italiano in India, è stato nominato “International Liaison Office” all’Information Fusion Center – Indian Ocean Region, dando il via a un centro di sicurezza marittima regionale ospitato dalla Marina indiana. L’Italia è già attiva in missioni di questo genere lungo il confine tra Mediterraneo allargato e Indo Pacifico. Tra queste, l’operazione Atalanta nell’ambito di Eunavfor Somalia, concentrata sulla lotta sulla sicurezza marittima davanti al Corno d’Africa.

Interconnesisoni tra Est e Ovest del mondo

Proprio quell’area è determinante per le interconnessioni tra le due regioni di cui Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha parlato durante la sua recente visita a Nuova Delhi (e tenuta come tema nei successivi colloqui con le leadership emiratine e israeliane). D’altronde, la Cina ha piazzato la sua prima base extra-territoriale a Gibuti, sul Corno, a pochi passi da un avamposto strategico statunitense e un altro italiano. Un chiaro interesse strategico.

La missione del Cavour segna l’approfondimento degli interessi italiani verso Oriente, che restano comunque in continuità con la proiezione strategica classica italiana. Tant’è che l’organizzazione della missione seguirà i tempi necessari per mettere in piena operatività la porta-elicotteri da assalto anfibio Nave Trieste, a cui — in assenza del Cavour — sarà affidato il controllo del Mediterraneo, sempre più oggetto degli interessi della flotta russa.

L’invio di navi e aerei nella regione indo-pacifica da parte dell’Italia e di altri Paesi europei è accolto positivamente dal Giappone. Yasukazu Hamada, ministro della Difesa, ha spiegato in una recente intervista a Formiche.net che ciò “contribuisce alla pace e alla stabilità della regione indo-pacifica. Speriamo di cogliere questa opportunità per ampliare le possibilità di ulteriori addestramenti congiunti tra unità militari di vari Paesi e le Forze di autodifesa”, ha aggiunto.

Il viaggio di Crosetto

È in questo contesto si inserisce la missione del ministro Crosetto a Tokyo. Ieri sera ha avuto un “cordiale e fraterno incontro” con l’omologo giapponese Hamada. “I rapporti tra Italia e Giappone sono fondamentali per affrontare le sfide geopolitiche e tecnologiche del futuro”, ha scritto il ministro. Nella giornata di giovedì, invece, prenderà parte a un bilaterale e a un trilaterale con anche l’omologo britannico Ben Wallace. Anche quest’ultimo, proprio come Hamada a Formiche.net e Meloni in India, sottolinea l’interconnessione tra Europa e Pacifico: l’ha fatto partecipando al Pontignano Forum a Roma il mese scorso e oggi nel suo intervento al Dsei Japan.

Al centro dell’agenda del trilaterale ci sarà il Global combat air programme (Gcap), il progetto trilaterale per un caccia di sesta generazione che dovrebbe nascere dalla fusione dell’anglo-italiano Tempest del giapponese F-X. In particolare, si sta lavorando per dare vita entro fine anno alla struttura internazionale che gestisca il progetto. Secondo quanto rivelato dall’agenzia Reuters si andrebbe verso un 40% per Regno Unito e Giappone e il restante 20% all’Italia – ricostruzione definita “del tutto fantasiosa” dal ministero della Difesa italiano.

L’importanza della politica militare

Nel corso della recente audizione davanti alla commissione Difesa della Camera dei deputati, il generale Luca Goretti, capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare, ha parlato anche del Gcap (definito “un sistema di sistemi”, più di un semplice velivolo), evidenziando come per operare nell’Indo Pacifico un tecnico debba “essere preparato a rendere credibile quella scelta: a tal fine dobbiamo operare componenti su lunghe distanze e garantire l’addestramento”, ha spiegato. Il Giappone è quindi “un’opportunità per testare l’aereo ed addestrarsi: valutare i tempi percorrenza, le problematiche burocratiche del sorvolo dei Paesi. Anche Tokyo ha scelto l’Italia per addestrarsi e la simbiosi industria-aeronautica è vincente anche per Tokyo. Il Mediterraneo è diventato uno scenario troppo piccolo, oggi dobbiamo intervenire sulle lunghe distanze per assicurare stabilità al nostro Paese”, ha aggiunto.

Intanto, il Gcap è già l’attrazione principale del Dsei Japan, una tre giorni che si tiene a Chiba fino a venerdì. Gli organizzatori prospettano un aumento del 25% degli ingressi rispetto all’ultima edizione, quella del 2019. Merito, spiegano, anche del Gcap. All’evento, infatti, saranno presenti tutte le principali aziende responsabili del progetto, come la giapponese Mitsubishi Heavy Industries e la britannica Bae Systems, compreso il consorzio italiano che coinvolge Avio Aero, Elettronica, Mbda Italia e Leonardo. Oltre a queste, il programma vede la partecipazione dell’intera filiera della difesa nazionale, con università, centri di ricerca e piccole e medie imprese.

 

La scorsa settimana Formiche.net ha lanciato “Indo Pacific Salad”, una newsletter settimanale per raccontare cosa accade nell’Indo Pacifico. Strategie e analisi tra Mediterraneo e Asia, ogni mercoledì.


×

Iscriviti alla newsletter