Skip to main content

Un clan serbo ha aiutato Uss a fuggire? La ricostruzione del Wsj

Il giornale americano spiega come il manager russo abbia eluso la polizia italiana evitando l’esfiltrazione negli Usa. Era una “risorsa potenzialmente preziosa nello scambio di prigionieri” ma anche “il russo politicamente meglio collegato sotto custodia occidentale da quando Mosca ha lanciato l’invasione dell’Ucraina”

Artem Uss “ha eluso la polizia italiana utilizzando vetture e una rete internazionale di collaboratori, tra cui una banda criminale serba”. Lo rivela il Wall Street Journal citando fonti “che hanno famigliarità con gli eventi” che hanno portato all’esfiltrazione a fine marzo dall’Italia prima dell’estradizione negli Stati Uniti. Già il 20 aprile il quotidiano La Verità scriveva che “sono finiti nella rete dei militari quattro uomini, tre serbi e un quarto sloveno o slovacco, tutti trapiantati da anni in Lombardia”. E ancora: “Due dei serbi sono imparentati tra di loro. Le loro fedine sono macchiate da numerosi reati contro il patrimonio. In sostanza qualcuno, forse dalla Russia, è riuscito a ingaggiare in Italia malviventi slavi noti alle forze dell’ordine. Almeno due di questi, dopo le prime verifiche, risultano essere in questo momento all’estero, ma non è chiaro se siano fuggiti”.

UNA RISORSA PREZIOSA

Uss sarebbe stata una “risorsa potenzialmente preziosa nello scambio di prigionieri per gli americani detenuti in Russia”, tra cui il giornalista Evan Gershkovich del Wall Street Journal, che il governo americano ritiene detenuto ingiustamente, scrive il quotidiano americano. Che poi evidenzia ancora anche un altro elemento: “Uss sarebbe stato il russo politicamente meglio collegato sotto custodia occidentale da quando Mosca ha lanciato la sua invasione su larga scala dell’Ucraina”. Basti pensare che il padre, Aleksandr Viktorovič Uss, fino a poco tempo fa governatore del territorio di Krasnoyarsk e prossimo a diventare senatore, ha ringraziato pubblicamente il leader Vladimir Putin al ritorno del figlio il patria.

GLI ATTRITI

La vicenda, scrive il Wall Street Journal, “ha creato attriti tra gli Stati Uniti e l’Italia, intaccando gli sforzi di Roma di presentarsi come partner affidabile nel confronto dell’Occidente con Mosca sulla guerra in Ucraina”. “L’incapacità italiana” di impedire la fuga “ha sollevato sospetti su possibili corruzioni, collusioni o agende filo-russe in parti del governo o della magistratura”, sostiene il quotidiano americano. Ma una fonte dice: “La verità è molto più banale. Ma è anche molto più seria”. Infatti, l’evasione di Uss è “derivata in parte da un sistema giudiziario sovraccarico, in cui la detenzione è vista come una misura di ultima istanza”. Inoltre, “Roma ha sottovalutato l’importanza di Uss sia per Mosca sia per Washington e non ha preso sufficienti precauzioni, secondo alcuni esperti legali”. Il giornale cita Stefano Maffei, professore di diritto ed esperto di estradizione all’Università di Parma: “Sia i tribunali sia il governo sembrano aver ignorato” le connessioni internazionali del soggetto “e hanno preso decisioni imbarazzanti”. E l’intelligence? ”Non ha tenuto Uss sotto sorveglianza, hanno detto persone che hanno familiarità con la questione, e hanno affermato che ciò sarebbe equivalso a un’interferenza illecita in un procedimento giudiziario”, si legge.

LA FUGA

Il 22 marzo, il giorno dopo che il tribunale di Milano ha approvato la richiesta di estradizione degli Stati Uniti, Uss è scomparso. Il braccialetto elettronico alla caviglia ha avvisato i Carabinieri alle 13:52 che aveva lasciato l’edificio. Ma quando le forze dell’ordine sono arrivate, era ormai troppo tardi. Ecco cosa scrive il Wall Street Journal. “Una banda di criminali serbi ha contribuito a traghettarlo fuori dall’Italia, ha detto una delle persone a conoscenza dell’accaduto. Le autorità italiane ritengono che i funzionari dei servizi segreti russi non siano stati direttamente coinvolti nella fuga perché il rischio di essere osservati era troppo alto. ‘Lo avremmo saputo’, ha detto la persona. Uss ha cambiato auto almeno una volta e ha attraversato diverse frontiere dirigendosi verso la Serbia, da dove si ritiene sia volato a Mosca, hanno detto persone che hanno familiarità con gli eventi”. Poi il 4 aprile ha rilasciato le sue prime parole all’agenzia di stampa statale Ria Novosti: “Sono in Russia! In questi ultimi giorni particolarmente drammatici ho avuto al mio fianco persone forti e affidabili”.

IL COSTO DELLA FUGA

All’indomani della riapparizione in Russia di Uss, VChK-OGPU, un canale Telegram russo che in questi mesi di guerra ha dato prova di avere ottimi rapporti con l’intelligence di Mosca, aveva diffuso la voce secondo cui regista dell’esfiltrazione sarebbe stato “un ex ufficiale delle forze speciali dell’Esercito italiano, che vive a Mosca da più di sei anni”. Un’operazione costata al padre 2 milioni di dollari, sempre secondo quel canale Telegram. Nelle scorse settimane, rispondendo a un’interpellanza urgente presentata da Alleanza Verdi Sinistra (primo firmatario Devis Dori), il governo italiano aveva spiegato che sull’evasione di Uss “risulta ancora nella fase germinale l’attività investigativa posta in essere dall’Autorità giudiziaria competente, attualmente coperta dal segreto”.

I BENI CONGELATI

A fine aprile il Tesoro ha congelato i beni di Artem Uss in Italia. Tra questi: il 40,1% del capitale sociale della Luxury Sardinia, società con sede legale a Loiri Porto San Paolo, in provincia di Sassari, detenuto a sua volta da una società cipriota situata a Nicosia; un villino e un garage a Basiglio, in provincia di Milano; fondi per poco più di 160.000 euro presso una filiale di Olbia del Banco di Sardegna.

×

Iscriviti alla newsletter