Nel nuovo pacchetto approvato dai 27 Stati membri figura anche l’imprenditore russo, figlio di un oligarca molto vicino a Putin, accusato di traffico di armi e denaro, evaso dai domiciliari a Milano lo scorso 22 marzo. Intanto il padre è diventato senatore
Tra i nuovi soggetti sanzioni dall’Unione europea per l’invasione russa dell’Ucraina c’è anche Artem Alexandrovich Uss, l’imprenditore russo figlio di un oligarca molto vicino al leader Vladimir Putin accusato di traffico di armi e denaro, evaso dai domiciliari a Milano lo scorso 22 marzo, grazie all’aiuto di una banda criminale serba. Il suo nome figura nell’undicesimo pacchetto di sanzioni approvato dai 27 Stati membri nei giorni scorsi. Uss viene descritto come “un imprenditore di spicco che opera in Russia in un settore economico che costituisce una notevole fonte di reddito per il governo della Federazione Russa, responsabile dell’annessione della Crimea e della destabilizzazione dell’Ucraina. Artem Uss sostiene inoltre materialmente il governo della Federazione Russa e trae vantaggio da quest’ultimo”.
A fine aprile il ministero del Tesoro italiano aveva congelato i beni di Artem Uss in Italia. Tra questi: il 40,1% del capitale sociale della Luxury Sardinia, società con sede legale a Loiri Porto San Paolo, in provincia di Sassari, detenuto a sua volta da una società cipriota situata a Nicosia; un villino e un garage a Basiglio, in provincia di Milano; fondi per poco più di 160.000 euro presso una filiale di Olbia del Banco di Sardegna.
Nei giorni scorsi il padre, Aleksandr Viktorovič Uss, fino a poco tempo fa governatore del territorio di Krasnoyarsk, è diventato senatore.
Come raccontato su Formiche.net nelle scorse settimane, non sono chiare le ragioni di questo nuovo incarico. Era stato lui stesso ad annunciarlo su Telegram ringraziando Putin “per la sua fiducia e il suo sostegno” e a “tutti coloro con cui siamo stati insieme in momenti difficili e che ci hanno portato ai risultati e ai successi condivisi”. Sembra trattarsi di un un classico caso di promoveatur ut amoveatur. Potrebbe essere finito all’interno di un più ampio cambio di leadership regionale deciso dal Cremlino. Oppure potrebbe aver pagato per le troppe parole spese per ringraziare Putin e i “molti amici” che sostengono la Russia e “che al momento giusto sono pronte ad aiutare” per l’esfiltrazione del figlio dai domiciliari nella periferia di Milano. Certe frasi, come notavamo su queste pagine, avevano sollevato aspre critiche da parte dei nazionalisti che l’hanno accusato di esporre il Paese alle accuse dell’Occidente.
All’indomani della riapparizione in Russia di Uss, VChK-OGPU, un canale Telegram russo che in questi mesi di guerra ha dato prova di avere ottimi rapporti con l’intelligence di Mosca, aveva diffuso la voce secondo cui regista dell’esfiltrazione sarebbe stato “un ex ufficiale delle forze speciali dell’Esercito italiano, che vive a Mosca da più di sei anni”. Un’operazione costata al padre 2 milioni di dollari, sempre secondo quel canale Telegram. Nelle scorse settimane, rispondendo a un’interpellanza urgente presentata da Alleanza Verdi Sinistra (primo firmatario Devis Dori), il governo italiano aveva spiegato che sull’evasione di Uss “risulta ancora nella fase germinale l’attività investigativa posta in essere dall’Autorità giudiziaria competente, attualmente coperta dal segreto”.