“Presto una conferenza a Roma sulla Tunisia”, ha detto il presidente del Consiglio. Piano Mattei chiave di volta per sbloccare il doppio impasse tunisino. In caso di default si aprirebbe il rubinetto di flussi migratori incontrollati verso l’Europa, quindi l’Italia. La stampa tunisina certa che le discussioni con il Fmi siano ad un punto di svolta cruciale
C’è uno schema comune che Giorgia Meloni sta adottando su dossier delicati e complicati come possono essere, per motivi diversi, quelli di Ucraina e Tunisia. Se per la guerra, ci sono state alcune tappe di avvicinamento sfociate nella conferenza per la ricostruzione di Roma, lo stesso vale per l’altro fronte decisivo delle politiche mediterranee, quella Tunisia che, in caso di default, rischierebbe di trasformarsi in trampolino naturale per un ingente flusso migratorio che, ad oggi, già conta sensibilmente numeri maggiori rispetto al primo semestre dello scorso anno.
Criticità che il premier ha affrontato nella sua visita a Tunisi, ricevuta dal Presidente della Repubblica, Kais Saied, nella consapevolezza che le relazioni bilaterali tra i due Paesi non sono solo solide in virtù di un interscambio commerciale da più di 7 miliardi di euro, ma grazie al fatto che l’Italia è il primo partner della Tunisia con 900 imprese presenti in pianta stabile.
Piano Mattei
Come accrescere investimenti e opportunità nel Paese nordafricano è la chiave di volta “anche” per risolvere il grande tema dei flussi: su questo aspetto il presidente del Consiglio ha annunciato prossimamente una conferenza internazionale a Roma sul tema della migrazione e dello sviluppo, con l’obiettivo di “mettere insieme tutte le necessità legate a un fenomeno che va affrontato a 360 gradi”, alla presenza dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo, del Medio Oriente, del Consiglio di cooperazione del Golfo. Tutti porteranno istanze e contributi, con l’Italia pronta ad “ascoltare le diverse esigenze e per creare progetti su cui attrarre finanziamenti”.
La traccia è contenuta nel Piano Mattei, strumento che il governo intende utilizzare in questo senso, al netto delle difficoltà presenti nel caso tunisino, una su tutte quella legata alla situazione economico-finanziaria. L’Italia, ha detto Meloni a Saied, sta facendo tutto il possibile per ottenere positiva conclusione dell’accordo tra la Tunisia e il Fondo Monetario Internazionale, “che resta fondamentale per un rafforzamento e una piena ripresa del Paese”.
Tutte le parti in causa sanno alla perfezione che il meccanismo di sblocco dei fondi prevede una serie di passaggi intermedi, anche con altri player, ma uno spiraglio sembra aprirsi in tal senso, stando a quanto osservato dalla stampa tunisina, certa che le discussioni tra la Tunisia e l’Fmi siano “ad un punto di svolta cruciale”. Due le strade da percorrere, al momento: un default oppure un accordo con nuove condizioni, mentre il Presidente della Repubblica tunisino resta sulle sue posizioni, rifiutando ogni forma di imposizione da oltreoceano.
Cooperazione italoeuropea
In attesa di decrittare la questione Fmi, Meloni si è detta pronta a tornare in Tunisia con Ursula von der Leyen, proprio al fine di investire l’Europa della questione e, al contempo, aumentando il sostegno in loco sia nel contrasto alla tratta di esseri umani e all’immigrazione illegale, sia con finanziamenti mirati. Passaggio che si ritrova nel pacchetto immaginato dall’Ue a cui Roma intende affiancare le iniziative del Piano Mattei: il premier lo ha ribadito quando ha messo l’accento su una cooperazione “paritaria e non predatoria” dell’Italia con i Paesi africani. Già Italia e Tunisia vantano un proficuo rapporto nel settore energetico, materializzatosi con il cavo sottomarino di collegamento elettrico Elmed.
Un lavoro importante, lo ha definito Meloni, perché fossero garantiti i finanziamenti. “Diventa un’infrastruttura strategica che lega ulteriormente il destino delle due nazioni, che consente all’Italia e alla Tunisia di diventare degli hub di approvvigionamento energetico per le regioni che le circondano, rispettivamente Europa e Paesi africani, particolarmente del Nord Africa”.