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I cinesi lasciano i droni di Alpi Aviation, ma senza fretta. La replica di Mars

Come prescritto dal governo Draghi, la società controllata da due colossi di Pechino ha ceduto le sue quote del produttore friulano di Uav. L’acquirente è uno dei fondatori che ora cercherà di rivenderle. Ma dagli atti notarili emerge un sistema di pegni e scenari futuri che suggerisce come a dettare le regole del gioco sarà ancora la “scatola” di Hong Kong. Le precisazioni e rettifiche di Mars (HK)

*Articolo aggiornato il 3 agosto 2023 in seguito alle dichiarazioni e rettifiche da parte di Mars (HK) Information Technology Co., Limited, in calce all’articolo originale

Finirà, prima o poi, l’esperienza cinese in Alpi Aviation. La quota di maggioranza del produttore friulano di droni era passata nel 2018, violando le leggi italiane, nelle mani di Mars (HK) Information Technology Co. Limited, società di Hong Kong dietro la quale si celano due gruppi statuali di Pechino. L’operazione non era stata notificata come previsto dalla normativa Golden power e contro di essa il governo Draghi si era successivamente opposto imponendo il ritorno allo status quo ante. Così, il 26 giugno scorso, cioè tre mesi oltre la scadenza prescritta, la società ha trasferito le sue quote (il 75 per cento) a Moreno Stinat, uno dei fondatori dell’azienda e oggi presidente del consiglio di amministrazione, proprietario di un altro 16,5 per cento (il resto 8,5 per cento è detenuto da Corrado Rusalen). Non rimane che attendere l’esito della procedura Golden power: dopo questo passaggio, Stinat potrebbe vendere a un nuovo acquirente tutte le sue quote (il 91,5 per cento) di Alpi Aviation, azienda con 24 dipendenti che nel 2021 ha fatturato 3.659.375 euro. Tuttavia, come emerge dagli atti notarili, a dettare le regole del gioco sarà ancora la società di Hong Kong, a cui intanto Stinat ha concesso in pegno la quota stessa.

L’ACQUISIZIONE DEL 2018

Riavvolgiamo il nastro. Alpi Aviation era stata acquisita nel 2018, per il 75 per cento, in violazione delle leggi sul trasferimento di informazioni strategiche, tecnologiche e di armamenti e del Golden power, dalla società di Hong Kong, costituita ad hoc cinque mesi prima dell’acquisto delle quote e autonomamente priva di risorse finanziarie come rilevato dagli investigatori della Guardia di Finanza. Gli stessi avevano evidenziato che la società era stata valutata 90 volte in più rispetto al suo valore nominale (3.995.000 euro contro 45.000 euro). Dietro la società di Hong Kong ci sono il fondo China Corporate United Investment Holding (Ccui) e Crrc Capital Holding, che fa capo Crrc Corporation Limited, colosso sanzionato dagli Stati Uniti in quanto parte dell’industria coinvolta nella strategia fusione civile-militare della Repubblica popolare cinese per promuovere gli obiettivi di ammordenamento dell’Esercito popolare. Entrambi sono controllati dalla Commissione per la supervisione e l’amministrazione dei beni di proprietà dello Stato del Consiglio di Stato cinese.

IL DPCM DI DRAGHI

Dopo le indagini della Guardia di Finanza, che già si era occupata dall’azienda per presunta violazione dell’embargo all’Iran (accusa prescritta), il 17 marzo 2022 l’allora presidente del Consiglio Mario Draghi aveva firmato un Dpcm prescrivendo l’obbligo di cessione entro un anno delle quote societarie acquisite da Mars (HK) Information Technology Co. Limited. Era stato disposto anche il divieto di esercitare i diritti di voto e i diritti aventi contenuto diverso da quello patrimoniale, connessi alle quote rappresentative della partecipazione acquisita, nonché la nullità delle deliberazioni assembleari eventualmente adottate con il voto determinante di tali quote. Quel Dpcm aveva individuato il ministero della Difesa come l’amministrazione competente a svolgere il monitoraggio delle determinazioni assunte. A fine luglio il governo Draghi aveva poi archiviato il procedimento per l’eventuale sanzione pecuniaria per la mancata notifica dell’operazione che poteva arrivare fino a 280 milioni di euro.

LE RAGIONI DELLA DECISIONE

L’operazione era stata ritenuta “suscettibile di pregiudicare gli interessi essenziali italiani ed europei connessi ai settori della difesa e della sicurezza, nonché di produrre trasferimenti di know how, anche attraverso apposite joint venture, in ambito extra nazionale/europeo”, come ricorda la recente relazione sui poteri speciali 2022 e come evidenziato anche dalla Guardia di Finanza. L’azienda, infatti, ha contratti con la Difesa, in particolare per quanto riguarda i droni Strix-DF, sviluppati e prodotti per supportare operazioni tattiche e forze speciali. Peraltro, si legge ancora nella relazione già citata, “i rischi rilevati non sono stati ritenuti mitigabili attraverso l’imposizione di particolari condizioni, in quanto, anche laddove individuabili in astratto, il relativo monitoraggio ed applicazione di rimedi in caso di loro violazione, sarebbero risultati estremamente onerosi, se non proibitivi, oltreché particolarmente invasivi”.

L’ATTENZIONE INTERNAZIONALE

Il caso Alpi Aviation ha avuto grande risonanza a livello internazionale, con articoli pubblicati da Reuters e Wall Street Journal, solo per fare due nomi. Ed è anche è finito in una presentazione di Michael Orlando, direttore ad interim del National Counterintelligence and Security Center (Ncsc) degli Stati Uniti, alla 2022 Threat Conference organizzata da Cipher Brief dedicata ai cambiamenti nel mondo dello spionaggio e del controspionaggio.

LA COMPRAVENDITA

A fine giugno, nello studio milanese del notaio Angelo Busani, Mars (HK) Information Technology Co. Limited era stata rappresentata da Rong Qi, cittadina neozelandese nata in Cina, amministratrice unica della società stessa, che all’atto ha fornito un indirizzo email del dominio china-ccui.com, cioè quello del fondo statale. La concessione del pegno è stata sottoposta a condizione sospensiva per l’esito della procedura Golden power, si legge negli atti notarili. La data limite è il 19 settembre prossimo. Intanto, secondo la normativa civilistica il detentore del pegno de facto eserciterà il controllo. Massimo Tammaro, ex comandante delle Frecce Tricolori, è ancora l’amministratore delegato di Alpi Aviation, nel cui consiglio di amministrazione non figurano più cittadini cinesi ormai da un anno, come previsto dal Dpcm del 17 marzo 2022.

L’INTERESSAMENTO DEL FONDO

Qual è il prezzo della compravendita? Per rispondere a questa domanda serve fare un passo indietro. Dagli atti notarili emerge anche un interessamento ad Alpi Aviation da parte di Red Fish Long Term Capital S.p.A., holding fondata nel 2020 da Paolo Pescetto, Andrea Rossotti insieme alle famiglie Bazoli e Gitti. Il 3 marzo scorso la holding italiana di partecipazioni industriali, sbarcata a Piazza Affari a fine giugno, aveva presentato un’offerta vincolante per l’acquisto delle quote di Mars (HK) Information Technology Co. Limited e di Stinat “sul presupposto che il ministero della Difesa e/o Leonardo S.p.A. confermassero l’interesse all’acquisto dei Sistemi UAV”. Una settimana dopo l’offerta era stata accettata da entrambi. Tuttavia, dopo la risoluzione unilaterale dell’offerta della holding e della scadenza del termine imposto per la vendita, Stinat, si legge negli atti, “si è reso disponibile all’acquisto della Quota con l’intento di rivendere la stessa”, unitamente al suo 16,5 per cento, a un acquirente terzo, “agli stessi termini e condizioni, e al prezzo che negozierà previa consultazione con il venditore”, cioè con Mars (HK) Information Technology Co. Limited.

IL PREZZO

Dunque, il prezzo. Gli scenari dell’accordo, che come detto è ancora in attesa del via libera (o del silenzio-assenso) dell’ufficio di Palazzo Chigi preposto al Golden power, sono quattro. Il primo è quello della vendita del 91,5 per cento a Red Fish Long Term Capital S.p.A. con gli stessi termini e condizioni già avanzati: prevede un prezzo fisso di 3 milioni di euro, un prezzo di garanzia di 750.000 euro, un prezzo variabile legato ai contratti Uav (fino a un massimo di 3,752 milioni di euro) e altri 98.350 euro per ogni sistema Uva fatturato a un prezzo superiore ai 650.000 euro entro i quattro anni dal closing. In questo scenario, prezzo fisso e prezzo di garanzia possono essere depositati “per quanto tecnicamente possibile” direttamente dal fondo a Mars (HK) Information Technology Co. Limited. Il secondo scenario è quello in cui Red Fish Long Term Capital S.p.A. presenti termini e condizioni diversi: servirà un consulto con la società di Hong Kong per un consenso preventivo e il pegno sarà liberato al secondo closing in concomitanza con l’incasso da parte di Mars (HK) Information Technology Co. Limited di almeno 3 milioni di euro. Il terzo scenario è quello di rivendita a un acquirente diverso da Red Fish Long Term Capital S.p.A.: in quel caso, Stinat “dovrà consultarsi” con la società di Hong Kong “durante l’intero processo e chiedere il consenso preventivo” sui termini della vendita prima di procedere. Il quarto scenario è quello di una mancata rivendita entro 24 mesi dalla data del closing o in qualsiasi momento prima o dopo, ma non oltre 36 mesi, dalla data del closing di caso di evento sostanzialmente pregiudizievole: in questo caso, il prezzo sarà concordato “in buona fede” dalle parti o verrà determinato da una perizia.

L’INCIDENTE E LE INDAGINI

Stinat e Rusalen, soci contitolari di Alpi Aviation, assieme a Silvia Rappo, manager dell’azienda e moglie di Stinat, sono iscritti nel registro degli indagati per l’incidente avvenuto lo scorso 29 aprile a Lusevera, in provincia di Udine, in cui hanno perso la vita Alessio Ghersi, 34 anni, capitano dell’Aeronautica e componente della Pattuglia acrobatica nazionale, e Sante Ciaccia, 35 anni, manager milanese parente della moglie di Ghersi. La Procura si è concentrata sull’ipotesi di un guasto o di un problema tecnico procedendo con un accertamento tecnico irripetibile sul propulsore del Pioneer 300 che Rappo aveva dato in comodato gratuito ad alcuni piloti delle Frecce tricolori.

LA DIFESA

L’avvocato Malattia, che assiste Rusalen, Stinat e Rappo, appena venuto a conoscenza del “coinvolgimento” dei suoi assistiti, aveva sottolineato che, “pur apprezzando l’intendimento della Procura della Repubblica di Udine di voler garantire il diritto di difesa, non è dato comprendere come ragionevolmente possano essere indagati per l’incidente aereo di Lusevera i due soci contitolari dell’azienda costruttrice del velivolo. L’aereo Pioneer 300F, costruito da Alpi Aviation nel 2000 e venduto a terzi, qualche anno fa era stato acquistato dall’attuale proprietaria che nel marzo 2021 lo aveva concesso in comodato gratuito ad alcuni piloti delle Frecce tricolori, che lo avevano esaminato, trovandolo privo di difetti ed in perfetto stato di manutenzione, ed utilizzato in questi due anni. Dovrebbe escludersi pertanto fin d’ora qualsiasi coinvolgimento nell’inchiesta di Alpi Aviation e dei suoi amministratori”.

QUALE FUTURO?

Ora l’interrogativo. Chi vorrà acquisire Alpi Aviation dopo le varie vicende recenti che hanno causato un pesante danno di immagine? A questo, poi, si aggiungono due elementi. Il primo: la società non ha più il nulla osta di utilizzo dell’aviosuperficie La Comina, molto vicina alla base Usaf di Aviano, utilizzata secondo la Guardia di Finanza grazie alla “schermatura” garantitale da una onlus pordenonese. Si tratta di un fattore di notevole rivelazione per un’azienda che opera in quel settore. Secondo: a differenza delle quote, il know-how è qualcosa di impossibile da far “rientrare”.

LA SEGNALAZIONE

Formiche.net aveva ricevuto una segnalazione in merito alla proprietà di Alpi Aviation nella giornata di venerdì. Successivamente aveva contattato via e-mai lo studio legale Malattia, di Pordenone, legale di Alpi Aviation, per sapere se fosse stata rispettata la prescrizione dell’obbligo di cessione delle quote societarie acquisite entro un anno, in caso negativo le ragioni per cui non fosse stata rispettata, se il consiglio di amministrazione avesse comunicato alle autorità competenti se e come intendesse rispettarla in futuro e se l’azienda volesse rilasciare una dichiarazione. “La società non ritiene di dover rilasciare alcuna dichiarazione”, aveva risposto nella giornata di sabato l’avvocato Bruno Malattia invitando a rivolgersi a Mars (HK) Information Technology Co. Limited e alla presidenza del Consiglio. Poi, lunedì mattina su InfoCamere sono apparse le variazioni per l’azienda Alpi Aviaton relative agli atti firmati il 26 giugno scorso.

LE DICHIARAZIONI DI MARS

Di seguito, le dichiarazioni e rettifiche da parte di Mars (HK) Information Technology Co., Limited, ricevute da Formiche.net con lettera datata 2 agosto 2023.

Mars (HK) Information Technology Co., Limited (“Mars”) è il veicolo usato da una società di investimento per detenere la partecipazione in Alpi Aviation s.r.l. (“Alpi”). Titolare del controllo effettivo della società di investimento e quindi di Mars è un imprenditore di nazionalità cinese, non il governo cinese.

L’acquisto della partecipazione in Alpi è stato dettato esclusivamente da considerazioni di opportunità economica. Importanti investimenti sono stati effettuati per accrescere il valore società, e questi hanno permesso lo sviluppo dei prodotti che solo successivamente hanno trovato applicazione anche nel settore della difesa.

L’acquisizione è stata effettuata secondo le procedure e le modalità indicate dagli advisor italiani consultati da Mars. Peraltro, al tempo dell’acquisizione, Alpi non era ritenuta di natura strategica. L’omessa notifica al momento dell’acquisizione è stata considerata dalla stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri come incolpevole.

Nessuna proprietà intellettuale di Alpi è stata mai nella disponibilità di Mars e tanto meno è stata trasmessa da Alpi a Mars o ai suoi azionisti. Non vi è stato alcun trasferimento di know-how.

Il tardivo adempimento dell’obbligo di vendita di partecipazione è stato causato da eventi al di fuori del controllo di Mars, incluse le restrizioni imposte dalla gestione della pandemia Covid e la decisione dell’acquirente identificato di interrompere le trattative giunte praticamente alla conclusione.

La vendita della partecipazione in Alpi rispetta le procedure di legge, trasferisce definitivamente la proprietà, senza permettere che Mars detti alcuna delle “regole del gioco” e senza la possibilità che Mars rientri nel possesso della partecipazione, ottemperando quindi alle prescrizioni imposte dalla Presidenza del Consiglio.


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