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Così Roma e Taiwan possono collaborare su Africa e Indo Pacifico. Parla l’amb. Tsai

L’ambasciatore Tsai lancia su Formiche.net un’idea per una cooperazione a mutuo beneficio tra Italia e Taiwan, che tocca l’Africa e l’Asia orientale con Roma e Taipei che diventano punti di connessione del cosiddetto Global South. Intervista esclusiva, dai semiconduttori al riconoscimento di Taiwan nel sistema delle Nazioni Unite

Taiwan sta diventando un Paese sempre più importante a livello globale, è leader mondiale di un settore chiave come quello dei semi-conduttori, ma è anche un attore vivace nel mondo di sanità, agricoltura avanzata, Intelligenza artificiale, ambiti in cui esiste peraltro un’ampia possibilità di implementare la cooperazione con l’Italia. Ne parliamo con Vincent Tsai, da gennaio alla guida dell’Ufficio di Rappresentanza di Taipei in Italia, ossia ambasciatore di Taiwan a Roma.

L’ambasciatore Tsai lancia su Formiche.net un’idea per una cooperazione a mutuo beneficio tra Italia e Taiwan, che tocca l’Africa e l’Asia orientale con Roma e Taipei che diventano punti di connessione del cosiddetto Global South. Ma Taiwan ha anche bisogno di riconoscimento internazionale, inserendolo nel sistema della Nazioni Unite.

Il ministro degli Esteri Joseph Wu – che abbiamo ospitato recentemente su queste colonne in un appello per una maggiore inclusione di Taiwan nella Comunità internazionale – ha detto in un’intervista a Foreign Policy che Taipei è pronta a lavorare con altri Paesi sull’industria dei semiconduttori, elementi cruciali per la transizione green-tech che guida e guiderà lo sviluppo economico. Anche l’Italia potrebbe avere spazi per questa cooperazione?

Tra Italia e Taiwan ci sono ampi spazi di cooperazione nel settore dei semiconduttori. I due Paesi condividono un tessuto economico simile, composto prevalentemente da piccole e medie imprese. Inoltre, Taiwan ha già iniziato ad investire in Italia nell’industria dei semiconduttori, nello specifico un’azienda taiwanese ha investito oltre 400 milioni di euro nella produzione di semiconduttori in silicio d’avanguardia nell’Italia settentrionale. Infine, negli ultimi mesi sono stati proposte dal governo taiwanese borse di studio per corsi d’aggiornamento e accademici, studenti universitari ed esperti di settore, invitati in Taiwan per l’approfondimento delle tematiche inerenti l’industria dei semiconduttori. Un progetto che proseguirà anche in futuro. La cooperazione può avvenire anche a livello regionale, ossia mettendo in comunicazione le amministrazioni locali italiane con quelle taiwanesi, in un dialogo diretto e su un piano di collaborazione territoriale.

Ma Taipei è molto altro oltre ai semiconduttori, e ha diverse altre opportunità di cooperazione da offrire a una Paese come l’Italia. Per esempio, Taiwan è molto presente e ben posizionato nell’area dell’Asia orientale, mentre l’Italia è piazzata a livello geostrategico nel Mediterraneo allargato. Ci sono opportunità per mutui benefici?

Nel 2016, Taiwan ha lanciato il piano “New Southbound Policy” (NSP), una piattaforma economico-commerciale che coinvolge 18 Paesi dell’Asia Meridionale, del Sudest Asiatico e del Pacifico, dall’India alla Nuova Zelanda. La NSP ha come scopi quello di minimizzare i rischi derivanti dalla dipendenza economica da un singolo Paese e quello di creare un area integrata sotto dal punto di vista economico, commerciale e industriale. In questo modo, Taiwan può diventare anche punto di riferimento per chi desidera trarre beneficio da questo ambiente prolifico. Anche l’Italia, per questione storiche e geografiche, è un riferimento naturale all’interno del Mediterraneo e può essere il perno intorno al quale ruotano i collegamenti tra Europa e Africa, dove Taiwan desidera investire. L’attuale governo italiano ha più volte menzionato il “Piano Mattei”, che ha l’obiettivo di rendere l’Italia un hub energetico e un ponte tra la sponda nord e quella sud del Mediterraneo, oltre che investire nel continente africano affinché possa crescere e sviluppare le proprie istituzioni e la propria economia.

Come si sovrappone l’interesse taiwanese con i vettori di sviluppo del Piano Mattei del governo italiano?

Taiwan, attraverso il suo “African Plan”, desidera partecipare alla crescita dell’Africa e cogliere l’opportunità offerta dal progetto italiano per giocare un ruolo nello sviluppo dell’area attraverso le proprie conoscenze e le proprie competenze. Taiwan e Italia dunque possono moltiplicare le proprie opportunità di crescita basate sul vantaggio reciproco sfruttando il simile ruolo di hub e di piattaforma di riferimento per, rispettivamente, l’Asia Orientale e il bacino del Mediterraneo e la possibilità di mettere in comunicazione i propri settori economici, traendo vantaggio dalle proprie professionalità specifiche.

Su quali settori potrebbe muoversi questa collaborazione?

Sono moltissimi i settori in cui Italia e Taiwan possono collaborare. A livello bilaterale, già sono attive collaborazioni nei settori dell’automotive, dell’energia verde, del turismo e della cultura, ma altre strade possono essere percorse nell’ITC, nell’Intelligenza artificiale, nelle biotecnologie e nell’agricoltura di precisione, settori dove Taiwan ha una posizione leader a livello globale. Dall’altro lato, c’è una richiesta molto alta in Taiwan di competenze nei settori dell’eccellenza italiana, come la moda e il design, l’enogastronomia, la produzione di macchinari industriali. Come detto in precedenza, per rendere più efficaci queste collaborazioni, sarebbe ottimale una cooperazione a livello locale, sfruttando le eccellenze italiane, che sono molte grazie alla diversificazione dell’industria da nord a sud e alle specifiche peculiarità.

Ma ci sono anche integrazioni più ampie, come accennavamo…

I settori in cui Taiwan e Italia possono collaborare sono però evidenti anche in ambito regionale: integrando le proprie piattaforme – ossia New Southbound Policy, African Plan, Piano Mattei – è possibile esplorare potenziali cooperazioni nei settori dell’agricoltura, dell’e-commerce, dell’energia, della medicina, dell’automotive, del tessile e delle calzature. Roma e Taipei possono unire le proprie forze per andare incontro e soddisfare la domanda all’interno del bacino del Mediterraneo, in Africa e in Medioriente, coordinando il lavoro delle piccole e medie imprese, creando un piattaforma di collaborazione industriale e istituendo un dialogo annuale sulle cooperazione regionale. Credo che Taiwan e Italia abbiano di fronte una grande opportunità di cooperazione regionale basata su forti relazioni bilaterali, sarebbe una buona idea coglierla.

Il governo italiano sta lavorando su un ri-modellamento dei rapporti con la Cina. Al di là delle scelte sovrane dei singoli Paesi, qual è l’approccio giusto per le relazioni con Pechino? Quali rischi e quali spazi?

Il governo italiano è pienamente in grado di fare queste valutazioni da sé, l’Italia è un membro del G7, tra i fondatori dell’Unione Europea e uno dei più importanti Paesi al mondo. Quello che posso dire è che le regole di un approccio giusto per le relazioni con Pechino sono le stesse che valgono per gli altri Paesi, ossia mettere sulla bilancia i vantaggi e i rischi – economici e politici – conseguenti a una cooperazione approfondita. In un mondo globalizzato non si può prescindere dalla collaborazione con altri Paesi, soprattutto quando si tratta di potenze economiche quale è la Cina, ma si deve tenere presente l’importanza della diversificazione, affinché non si cada nel rischio della dipendenza da un singolo attore, né si deve derogare ai principi base dello stato di diritto e dei valori democratici in nome del profitto.

Anche nei giorni scorsi, dozzine di aerei e mezzi navali militari cinesi hanno circondato Taiwan. Manovre che costantemente alterano lo status quo e che sono anche un modo per dimostrare che Taipei è isolata, accerchiata. Sembra qualcosa di simile a ciò che accade a livello internazionale, con la Cina che lavora per tagliare fuori il vostro Paese dai sistemi multilaterali onusiani come Who, Icao, Interpol. Il governo taiwanese sta lavorando per far sentire la propria voce, consapevole che questo è uno dei metodi “con caratteristiche cinesi” per non riconoscere la vostra esistenza. Cosa chiedete e perché dovreste essere integrati nei sistemi globali e nelle Nazioni Unite?

Taiwan è un membro responsabile della comunità internazionale. Negli anni ha dimostrato di essere una forza positiva e un partner affidabile, non solo in campo economico. Gli sforzi di Taiwan nel fornire un contributo al benessere globale sono ampiamente riconosciuti, dall’ambito sanitario a quello ambientale, per non parlare di quello tecnologico, dove siamo leader a livello mondiale. E dal 2018, Taiwan ha impostato e messo in atto i propri Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) basandosi su quelli avviati dalle Nazioni Unite tre anni prima, pur non essendo membro dell’Onu. Taiwan è presente ai primi posti nei principali ranking internazionali che parlano di libertà, di rispetto dei diritti umani, di crescita economica. Infine, e non meno importante, Taiwan è un Paese sovrano, con una propria moneta, un proprio esercito, un proprio Presidente e un proprio governo eletti con metodi democratici da 23 milioni di cittadini, ai quali però sono preclusi i diritti e le opportunità offerti ai popoli di tutto il mondo.

La Carta delle Nazioni Unite, nel suo preambolo, evidenzia proprio la fede nei diritti umani fondamentali, nella dignità e nel valore degli individui, nell’uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole. Principi di universalità e uguaglianza che sono alla base della convivenza globale. Che però non valgono per i taiwanesi…

Lasciare fuori Taiwan dal sistema delle Nazioni Unite significa lasciarlo fuori dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dalla Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici, dall’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile, con ripercussioni per tutti a livello sanitario, climatico e di sicurezza. È un vuoto che va colmato non solo per il benessere dei taiwanesi, ma anche per il bene globale, poiché permettendo a Taiwan di far parte del sistema globale significa attingere anche alle sue competenze. Si pensi, ad esempio, alla pandemia di Covid-19: Taiwan ha dimostrato di essere un modello di sicurezza sanitaria. Quanto aiuto avrebbe potuto dare, nei primi mesi, se le fosse stato permesso di condividere le proprie competenze?

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