Il colosso statunitense e quello taiwanese hanno deciso di unire le forze per cambiare le regole del gioco della produzione elettronica. Una mossa che segue l’ultimo export sui microchip imposto dagli Usa alla Cina, che ha risposto con la stessa moneta
L’unione fa la forza. La taiwanese Foxconn e la statunitense Nvidia hanno deciso di mettere insieme le proprie competenze per costruire una serie di “fabbriche dell’intelligenza artificiale” in giro per il mondo. Ad annunciarlo sono stati i due Ceo, in un evento a Taipei, durante cui hanno presentato anche un veicolo elettrico della società di casa.
Il settore automobilistico rappresenta il cuore nella partnership, che riguarda tre campi. La vettura Foxconn Smart Ev verrà realizzata grazie alla piattaforma di nuova generazione di Nvidia per le macchine a guida autonoma, sorrette a loro volta dal chip automobilistico per eccellenza, Nvidia Drive Thor. L’azienda taiwanese incorporerà altre piattaforma Nvidia anche per i suoi sistemi robotici e per la costruzione di città intelligenti.
Il patto funziona così: Nvidia mette a disposizione i suoi chip, Foxconn fa lo stesso con la sua capacità di costruire le fabbriche. Queste riceveranno i dati relativi ai veicoli autonomi e li processseranno per migliorare le prestazioni di bordo. In questo modo la fabbrica, o meglio, la piattaforma, diventa parte integrante del prodotto. “In futuro, ogni azienda e ogni settore avranno delle fabbriche di IA”, ha assicurato l’ad di Nvidia Jensen Huang.
“Foxconn si sta trasformando da società di servizi manifatturieri in società di soluzioni di piattaforma”, ha spiegato il collega Young Liu che si è definito molto entusiasta della collaborazione appena nata. Non da meno è stato Huang, secondo cui “è emerso un nuovo tipo di produzione. Foxconn, la più grande realtà manifatturiera al mondo, ha le competenze e le dimensioni necessarie per costruire fabbriche di IA a livello globale. Siamo lieti di espandere la nostra partnership decennale con lo scopo di accelerare la rivoluzione industriale dell’intelligenza artificiale”.
La notizia ha fatto ancor più rumore dopo l’ultima decisione dell’amministrazione di Joe Biden. Il presidente americano ha infatti annunciato qualche giorno fa una nuova stretta sull’export dei chip IA più avanzati verso la Cina, inclusi quelli prodotti da Nvidia. L’obiettivo è sempre lo stesso: impedire a Pechino di usufruire della tecnologia americana per raggiungere i suoi scopi, come quelli che “potrebbero alimentare scoperte nell’intelligenza artificiale e nei computer sofisticati che sono fondamentali per le applicazioni militari”, ha spiegato la segretaria al Commercio Gina Raimondo.
Ciò non toglie che, come ha confessato a Bloomberg un funzionario statunitense, il Dragone potrebbe ovviare con chip meno potenti ma comunque utili per i suoi supercomputer. Per Washington, la gestione di queste “zone grigie” sarà una sfida: vi rientrano i chip Nvidia A800 e H800, depotenziati dall’azienda proprio per rispettare i limiti alle esportazioni e farli passare alla dogana. Nel loro insieme, le nuove misure statunitensi stanno facendo perdere milioni di dollari alle aziende americane.
Tuttavia, Raimondo ha voluto precisare come questa misura non abbia il fine di danneggiare l’economia cinese, ma solo proteggere la sicurezza nazionale americana. Per Pechino non è così: il Dragone accusa il rivale di “politicizzare, strumentalizzare e sfruttare come un’arma il commercio e le questioni tecnologiche”. Per ripicca, la Cina ha imposto limiti all’export di alcuni tipi di grafite necessari per produrre batterie per i veicoli elettrici, adducendo motivi di sicurezza nazionale.