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Caso Alpi Aviation. Niente sanzioni alla società cinese per i suoi ritardi

La presidenza del Consiglio dei ministri ha archiviato il procedimento per eventuale sanzione nei confronti della società cinese dietro la quale si celano due gruppi statuali di Pechino per il ritardo nell’adempimento del decreto di vendita delle quote in Alpi Aviation

Lunedì la presidenza del Consiglio dei ministri ha archiviato il procedimento per eventuale sanzione nei confronti di Mars (HK) Information Technology Co. Limited per il ritardo nell’adempimento del decreto di vendita delle quote in Alpi Aviation.

Ricapitoliamo la vicenda. La quota di maggioranza del produttore friulano di droni era passata nel 2018 nelle mani di Mars (HK) Information Technology Co. Limited, società di Hong Kong dietro la quale si celano due gruppi statuali di Pechino. Secondo gli investigatori della Guardia di Finanza, Alpi Aviation era stata valutata 90 volte in più rispetto al suo valore nominale (3.995.000 euro contro 45.000 euro). L’operazione era stata ritenuta “suscettibile di pregiudicare gli interessi essenziali italiani ed europei connessi ai settori della difesa e della sicurezza, nonché di produrre trasferimenti di know how, anche attraverso apposite joint venture, in ambito extra nazionale/europeo”, come ricorda la recente relazione sui poteri speciali 2022 e come evidenziato anche dalla Guardia di Finanza. Ma soprattutto non era stata notificata come previsto dalla normativa Golden power. Per questo, la presidenza del Consiglio, durante il governo di Mario Draghi, aveva imposto il ritorno allo status quo ante ma aveva deciso di archiviare il procedimento sanzionatorio (poteva arrivare fino a 280 milioni di euro). Il 26 giugno scorso, cioè tre mesi oltre la scadenza prescritta, la società di Hong Kong ha trasferito le sue quote (il 75 per cento) a Moreno Stinat, uno dei fondatori dell’azienda e oggi presidente del consiglio di amministrazione, proprietario di un altro 16,5 per cento (il resto 8,5 per cento è detenuto da Corrado Rusalen). L’11 settembre scorso la Presidenza del Consiglio ha esercitato i poteri speciali approvando, con condizioni, l’acquisizione da parte di Stinat del 75% di Alpi Aviation detenuto da Mars.

A metà luglio Formiche.net aveva consultato gli atti notarili firmati poche settimane prima dai quali emergeva che Stinat aveva concesso in pegno a Mars la stessa quota acquisita, una sorta garanzia nei confronti dei cinesi in caso di inadempienza. Le condizione imposte con il Dpcm del 11 settembre prevedono che le due parti tengano periodicamente aggiornata la Presidenza del Consiglio sul futuro di Alpi Aviation, che ora cerca un nuovo acquirente, e che la società cinese non rientri in possesso della sua partecipazione.

Dopo l’articolo di luglio, Mars aveva scritto a Formiche.net spiegando che l’acquisto della partecipazione in Alpi Aviation “è stato dettato esclusivamente da considerazioni di opportunità economica”, effettuato “secondo le procedure e le modalità indicate dagli advisor italiani consultati da Mars” con l’azienda friulana che “non era ritenuta di natura strategica”. Inoltre, l’azienda aveva dichiarato che “l’omessa notifica al momento dell’acquisizione è stata considerata dalla stessa Presidenza del Consiglio dei ministri come incolpevole” e che “nessuna proprietà intellettuale di Alpi è stata mai nella disponibilità di Mars e tanto meno è stata trasmessa da Alpi a Mars o ai suoi azionisti. Non vi è stato alcun trasferimento di know how”. E ancora: “La vendita della partecipazione in Alpi rispetta le procedure di legge, trasferisce definitivamente la proprietà, senza permettere che Mars detti alcuna delle ‘regole del gioco’ e senza la possibilità che Mars rientri nel possesso della partecipazione, ottemperando quindi alle prescrizioni imposte dalla Presidenza del Consiglio”.

Con la decisione di lunedì un altro passo è stato compiuto verso la fine della vicenda Alpi Aviation. Non rimane che capire quale potrà essere il futuro dell’azienda che, con il pegno ancora in essere, è alla ricerca di un nuovo acquirente. Ma, osservavamo sempre a luglio, alle vicende amministrative che hanno riguardato la società si aggiungono altri elementi, tra cui il fatto che società non ha più il nulla osta di utilizzo dell’aviosuperficie La Comina, molto vicina alla base Usaf di Aviano, utilizzata secondo la Guardia di Finanza grazie alla “schermatura” garantitale da una onlus pordenonese.



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