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Dubbi e proposte di Meloni al Consiglio Ue su difesa comune e migranti

Gli indirizzi della presidente del consiglio a Bruxelles: “Le migrazioni? Tutti ascoltano la posizione dell’Italia perché è un ponte tra Europa e Africa. Difesa comune da finanziare con la Bei? Trova molto consenso ma è un dibattito in divenire”

Difesa europea, migrazioni, strategia per l’Ucraina e futura Ue. C’è tanto nella seconda giornata di Giorgia Meloni al Consiglio europeo, fisiologicamente monopolizzato dalle crisi di Kyiv e Gaza, ma con un’attenzione oggettiva rivolta alle azioni da mettere in campo nel brevissimo periodo, quindi senza attendere l’esito delle elezioni in Ue e in Usa. Primo aspetto la difesa europea, a cui Roma deve prepararsi rapidamente, prestando ascolto anche ai termini da utilizzare riguardo al fronte bellico. Passaggi ribaditi dalla premier agli Stati Generali dell’Italia a Bruxelles con i funzionari italiani impegnati nelle Istituzioni europee e nella Nato e i rappresentanti del Sistema Italia.

Obiettivi e comunicazione

Meloni lo dice apertamente: no ai riferimenti alla guerra, ma alla protezione civile dal momento che “si è fatta un po’ di confusione, nel senso che quello che c’era scritto effettivamente, forse messo in una parte delle conclusioni dove poteva essere male interpretato, non è un riferimento a ‘prepariamo i nostri cittadini perché siamo in guerra’, era un riferimento alle crisi intese più in rapporto al tema della protezione civile”.

La presidente del Consiglio ha detto di aver segnalato che ci sono nella dinamica europea in tema di protezione civile delle eccellenze e se non lo si considera, si rischia di creare loro dei problemi. Occorre quindi essere preparati nel coordinamento ad affrontare le crisi. “E per crisi noi intendiamo qualsiasi cosa, tant’è che si fa riferimento all’elemento civile”. Una precisazione quantomai necessaria e utile, sia dopo le polemiche dei giorni scorsi sulla proposta macroniana di inviare truppe Nato in Ucraina sia alla luce di un quadro generale che si sta complicando in Ucraina, dove il ritardo di forniture e lo stallo “militare” è un tema ampiamente dibattuto.

Difesa europea

Comune denominatore della nuova idea di Ue è la necessità di assicurare una forza comune che vigili sulla sicurezza e sulla difesa, così come emerso sin dalle scorse settimane, dopo la proposta di Ursula von der Leyen di prevedere nella prossima commissione un commissario ad hoc alla difesa.

Il nodo secondo la premier è relativo al budget, per cui “dobbiamo fare i conti con le risorse a disposizione”. Tra le ipotesi per finanziare gli acquisti c’è quella che riguarda la Bei (Banca Europea degli Investimenti), che “trova molto consenso ma è un dibattito in divenire”, ha aggiunto. In precedenza era stata avanzata anche la possibilità che venissero usati i profitti dati dai beni sequestrati ai russi, nell’ambito delle sanzioni post invasione dell’Ucraina. Infine va ricordato il miliardo e mezzo già assicurato nel contesto della revisione del Quadro finanziario pluriennale per il nuovo programma di difesa europea (Edip) recentemente presentato dalla Commissione europea.

Bilaterale Italia-Francia

Del tema hanno discusso a margine del Consiglio europeo Meloni e Macron, assieme ad un focus sull’Ucraina dopo l’aumento esponenziale degli attacchi russi contro la popolazione civile. I due leader hanno ribadito l’importanza dell’unità e della determinazione dell’Unione europea, in coordinamento con i partner G7, nel sostegno alla resistenza ucraina contro l’aggressione russa e nel giungere a una pace giusta. Non secondario lo sforzo italiano e francese per la crisi in Medio Oriente, oltre che su altri temi di stretta attualità come agricoltura e migrazione, continuando sulla strada dei partenariati rafforzati con i Paesi di origine.

Sul punto Giorgia Meloni ha ricordato ai suoi colleghi i risultati incoraggianti ottenuti dalle nuove politiche, “portando pian piano i nostri partner ad ascoltarci, concentrando l’attenzione sulla dimensione esterna e dichiarando guerra ai trafficanti di esseri umani”. Secondo la premier, Palazzo Chigi ha “disegnato un nuovo modello di cooperazione” attraverso il Piano Mattei e il memorandum con la Tunisia e l’Egitto, puntando a una “collaborazione da pari a pari” con le nazioni del Nord Africa: “Tutti ascoltano la posizione dell’Italia perché è un ponte tra Europa e Africa”.



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