Essenzialmente la prima acquisizione da parte della Grecia di aerei di quinta generazione non solo cambia lo scenario di deterrenza e intervento nell’Egeo, ma potrebbe innescare conseguenze, come l’ingresso di Cipro nella Nato e un nuovo occhio dell’alleanza puntato su Medio Oriente e Caucaso
L’imminente arrivo degli F-35 a rafforzare difesa greca apre di fatto una nuova era nel Mediterraneo, con soggetti che accrescono il proprio peso specifico, altri competitors che provano a non perdere terreno e altri ancora che immaginano nuove traiettorie di alleanze e partnership. La pattuglia del caccia di quinta generazione è destinata a rivoluzionare gli equilibri tra Egeo, mare Nostrum e Mar Nero per una serie di fattori legati alla geopolitica (Grecia), all’energia (Cipro) e alla profondità strategica di chi (Turchia) ha capito che un’era geologica è al termine (il ventennio di Erdogan). E deve iniziare a progettare “il passaggio di consegne”.
F-35
Le autorità statunitensi hanno inviato la lettera ufficiale di offerta e accettazione alla Direzione generale della difesa greca. Questo passaggio segna il punto del non ritorno, ovvero a meno di clamorosi colpi di scena i caccia arriveranno ad Atene entro il 2028: i primi due tra quattro anni. Seguono i 18 Rafale acquistati dalla Francia e soprattutto il raddoppio della base som di Souda bay a Creta, dove operano sommergibili dei paesi Nato: nell’area mediterranea che si affaccia su Medio Oriente e Caucaso l’ultra invasività turca ha spinto Atene a riconsiderare i propri obiettivi.
La richiesta ufficiale ellenica risale al 2022 per venti caccia della Lockheed Martin, ma le interlocuzioni del governo conservatore guidato da Kyriakos Mitsotakis sono datate 2021 e nascono ancora prima, ovvero da quanto l’allora Segretario di Stato americano Mike Pompeo aveva siglato un memorandum d’intesa con Atene per quattro basi su suolo ellenico, con l’obiettivo di un progressivo disimpegno dalla base turca di Incirlik, dovuta essenzialmente alla postura filo russa di Recep Tayyip Erdogan.
Essenzialmente la prima acquisizione da parte della Grecia di aerei di quinta generazione non solo cambia lo scenario nell’Egeo, ma potrebbe innescare essere effetti a catena, come l’ingresso di Cipro nella Nato e un nuovo occhio dell’alleanza puntato su Medio Oriente e Caucaso.
Cipro nella Nato?
Il dossier energetico legato ai nuovi giacimenti di gas, la posizione invidiabile di Nicosia di molo naturale tra Mediterraneo e Medio Oriente, l’evoluzione geopolitica della guerra in Ucraina e del fronte sud, rappresentano una leva fondamentale per immaginare l’ingresso di Cipro nell’alleanza atlantica. Appare evidente come l’accelerazione delle molteplici crisi innescatesi prima e dopo l’invasione dell’Ucraina stia contribuendo a che il tema venga sollecitato, nel merito, con i singoli protagonisti. Sul punto non mancano però anche elementi esterni che vanno tenuti in debita considerazione: il principale è il dossier energetico, dove il muro turco ha fino ad oggi impedito la decisione finale sul gasdotto EastMed.
I timori che circolano da anni a Cipro fanno riferimento a possibili colpi di testa del governo Erdogan, così come accaduto in occasione delle provocazioni nella città fantasma di Varosha. Per cui il dibattito sul possibile ingresso di Cipro nella Nato torna di attualità, anche come deterrente di un possibile schema-Crimea.
I motivi che porterebbero Cipro ad aggiungersi a Svezia e Finlandia sono tre: sarebbe un nuovo avamposto operativo in caso una eventuale aggressione esterna; si toglierebbe a Erdogan l’arma dello schema-Aleppo, con la possibilità che Cipro possa un domani trasformarsi in un ampio di battaglia tra super players, come accaduto in Siria; infine sarebbe stimolo per risolvere il problema della mancata unificazione di Cipro, dopo il fallimento dei negoziati di Crans Montana, e sbloccando così il tema dello sfruttamento dei giacimenti di gas presenti tra Cipro, Israele e Grecia (con l’Eni soggetto attivo).
Torna la tensione tra Grecia e Turchia
Torna intanto la tensione fra Grecia e Turchia: il ministro della difesa ateniese, Nikos Dendias, nel suo intervento al Delphi Forum, ha chiesto categoricamente che la Turchia lasci Cipro: “Sono 50 anni di occupazione illegale. La Turchia è intervenuta a Cipro come potenza garante. Il governo cipriota è stato restaurato, la Turchia ora ha l’obbligo di andarsene. Fine della storia. La sua permanenza a Cipro è assolutamente illegale. E questo dovrebbe essere detto in ciascuno dei forum stranieri in cui siamo presenti”.
Secondo Dendias, Ankara dovrebbe rendersi conto che è nell’interesse di tutti arrivare ad una soluzione del problema di Cipro. Tuttavia, spiega, una soluzione che richiede a priori l’accettazione dello status sovrano dell’entità turco-cipriota per avviare i negoziati è in un contesto al di fuori delle decisioni delle Nazioni Unite, al di fuori del diritto internazionale, “è un passo nel nulla assoluto, non c’è nessun politico greco, nessun primo ministro greco che potrebbe mai farlo”. E ha chiuso dicendo che se la questione di Cipro non verrà risolta, il buon clima tra Grecia e Turchia potrebbe trasformarsi in tensione, come avvenne negli anni ’50.