La notte del 21 giugno 2025 ha segnato uno spartiacque nelle relazioni internazionali. L’Operazione Midnight Hammer non è stata solo un attacco alle infrastrutture nucleari iraniane, ma la dimostrazione che nell’era multipolare le superpotenze agiscono unilateralmente. Un evento che ha rivelato le crepe dell’asse anti-occidentale e l’obsolescenza delle istituzioni internazionali. L’emergere di nuove dinamiche dove la supremazia tecnologica determina gli equilibri geopolitici globali. L’analisi del generale Ivan Caruso, consigliere militare della Sioi
L’Operazione Midnight Hammer del 21 giugno 2025 ha rappresentato molto più di un attacco preventivo alle infrastrutture nucleari iraniane. È stata la prima manifestazione concreta della nuova dottrina strategica americana nell’era del confronto multipolare, ridefinendo drasticamente i rapporti di forza tra Stati Uniti, Russia e Cina.
Il silenzio eloquente di Mosca e Pechino
La reazione delle due superpotenze rivali agli attacchi americani ha rivelato le crepe dell’asse anti-occidentale tanto propagandato. Nonostante gli accordi di partenariato strategico tra Iran e Russia, e i crescenti legami commerciali tra Teheran e Pechino, né Mosca né la Cina hanno fornito supporto militare concreto all’Iran.
La Russia, impegnata nell’estenuante conflitto ucraino, ha dimostrato i limiti della propria capacità di proiezione globale. La TV di stato russa ha chiarito che il trattato con l’Iran non include garanzie di difesa reciproca, evidenziando come l’alleanza sino-russa sia più tattica che strategica. Per Putin, intervenire militarmente avrebbe significato aprire un secondo fronte impossibile da sostenere.
La Cina, dal canto suo, ha optato per una strategia di “neutralità attiva”, criticando verbalmente l’azione americana ma evitando qualsiasi coinvolgimento diretto. Pechino ha calcolato che un confronto militare con Washington nel Golfo Persico avrebbe compromesso i propri interessi economici nella regione, dove la Cina è il principale importatore di petrolio iraniano.
La diplomazia dei proxy e i nuovi equilibri regionali
L’operazione ha evidenziato come la competizione tra superpotenze si articoli sempre più attraverso una rete complessa di alleanze proxy. Il Qatar, ospitando la base americana Al Udeid ma mantenendo rapporti con l’Iran, è emerso come mediatore cruciale del cessate il fuoco. Questo ruolo di “ponte diplomatico” rappresenta il nuovo modello di potere regionale: Stati medio-piccoli che massimizzano la propria influenza sfruttando le rivalità tra grandi potenze.
La mancata chiusura dello Stretto di Hormuz da parte dell’Iran ha dimostrato come anche le “armi asimmetriche” abbiano limiti quando si confrontano con realtà economiche globali. Bloccare il transito petrolifero avrebbe danneggiato principalmente la Cina, costringendo l’Iran a scegliere tra la risposta militare e la preservazione delle relazioni economiche con il proprio principale partner commerciale.
La divisione confessionale tra sciiti e sunniti ha paradossalmente favorito la stabilizzazione regionale. Sebbene nessuno Stato dell’area voglia la caduta degli Ayatollah, altrettanto nessuno desidera creare instabilità che andrebbe contro gli interessi economici regionali. L’Arabia Saudita e gli Emirati, pur nemici geopolitici dell’Iran, preferiscono un Iran ridimensionato militarmente ma politicamente stabile piuttosto che un collasso che genererebbe ondate migratorie e conflitti settari incontrollabili. Meglio un Iran sotto controllo che un Iran fuori controllo.
La tecnologia come moltiplicatore di potenza
Midnight Hammer ha segnato l’ingresso dell’era della “supremazia tecnologica” come fattore determinante negli equilibri geopolitici. L’utilizzo dei bombardieri B-2 Spirit e delle bombe bunker-buster GBU-57 ha dimostrato un gap tecnologico-militare che né Russia né Cina possono colmare nel breve termine.
Questo divario ha implicazioni profonde per il futuro del confronto strategico. La capacità americana di colpire obiettivi fortificati in qualsiasi punto del globo con precisione chirurgica ridefinisce i parametri della deterrenza nucleare. Sia Mosca che Pechino dovranno rivedere le proprie strategie difensive, investendo massivamente in sistemi di difesa aerea avanzati e bunker ultra-profondi.
Il precedente giuridico e l’erosione del diritto internazionale
L’azione unilaterale americana contro un Paese sovrano, condotta senza autorizzazione Onu e giustificata come “attacco preventivo”, ha stabilito un precedente pericoloso. Se accettata dalla comunità internazionale, questa dottrina potrebbe legittimare future azioni simili da parte di qualsiasi potenza che percepisca una minaccia esistenziale.
La reazione tiepida delle organizzazioni internazionali ha evidenziato la crescente irrilevanza del diritto bellico tradizionale nell’era multipolare. Quando le superpotenze agiscono unilateralmente, il sistema internazionale basato su regole condivise si rivela inadeguato a contenere le ambizioni egemoniche.
Si aggrava così la crisi di ruolo delle organizzazioni internazionali, in particolare dell’Onu, che si ritrova con un’architettura e schemi di funzionamento obsoleti. I meccanismi decisionali del Consiglio di Sicurezza, pensati nel 1945, non riflettono più le realtà geopolitiche contemporanee. Una struttura nata dalla Seconda Guerra Mondiale che ignora le evoluzioni degli ultimi 80 anni: l’ascesa della Cina, il declino relativo dell’Europa, l’emergere di potenze regionali e la frammentazione del potere globale.
Questa crisi profonda del multilateralismo dovrà trovare una soluzione in un modo o nell’altro, pena l’irrilevanza totale delle istituzioni internazionali nell’era del confronto tripolare.
Verso un nuovo ordine mondiale tripolare
L’Operazione Midnight Hammer ha accelerato la transizione verso un mondo tripolare, dove Stati Uniti, Russia e Cina competono per zone di influenza attraverso alleanze proxy e dimostrazioni di forza. Il confronto non sarà più ideologico come durante la Guerra Fredda, ma basato su interessi geopolitici ed economici concreti.
La sfida per Washington sarà mantenere la superiorità tecnologica mentre gestisce simultaneamente la competizione con Russia e Cina. Per Mosca e Pechino, l’imperativo è sviluppare capacità simmetriche e asimmetriche per bilanciare il vantaggio americano.
Il cessate il fuoco dopo soli 12 giorni ha dimostrato che nell’era nucleare, anche le “guerre per scelta” hanno durata limitata. Il futuro sarà caratterizzato da conflitti brevi ma intensi, dove la superiorità tecnologica determinerà gli esiti più della resistenza strategica.
La notte del 21 giugno 2025 ha inaugurato un’era di confronto diretto tra superpotenze, dove la diplomazia multilaterale cede il passo alla proiezione unilaterale di forza. Gli equilibri geopolitici globali non saranno più determinati da accordi internazionali, ma dalla capacità di ciascuna potenza di imporre la propria volontà attraverso la superiorità tecnologica e militare.