Lo scorso 29 aprile Manfred Weber è stato rieletto presidente del Ppe grazie all’89% dei consensi con questa traccia programmatica: “Viktor Orban, Marine Le Pen e Alice Weidel sacrificano gli interessi europei per fare una foto con Vladimir Putin”, disse a spoglio ultimato. Un indirizzo preciso, che però non chiude la porta a una riflessione altrettanto precisa e pragmatica sui temi come quelli su cui Ecr e Ppe dialogano in aula
In Europa popolari e destra rafforzano le intese, creando di fatto una nuova maggioranza all’italiana? L’interrogativo è attuale alla luce delle comuni visioni su punti specifici che Ppe e Ecr vantano su tematiche come il green deal, la difesa, l’immigrazione, l’industria, la famiglia e si intreccia con la mozione di sfiducia andata in scena due giorni fa contro la presidente della commissione Ue.
Il ragionamento dei conservatori sulla votazione di Strasburgo, così come osservato dal capo delegazione di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza, poggia sul fatto che non hanno firmato la mozione dal momento che il documento non era solo contro Ursula von der Leyen, ma chiedeva le dimissioni dell’intera Commissione. “Noi per Fitto abbiamo combattuto una battaglia molto importante e lui sta lavorando bene. Votargli la sfiducia sarebbe stato a dir poco assurdo”. Ha inoltre definito la cosa come un “tentativo velleitario, che non avrebbe mai raggiunto i due terzi del Parlamento e quindi non sarebbe mai passato, alla fine è stato un assist alle sinistre che stanno ricattando von der Leyen”. Parole che si sommano a quelle del copresidente di Ecr, Nicola Procaccini secondo cui la mozione contro von der Leyen è stata sbagliata per timing e contenuto.
Se ne è discusso a Napoli, a margine della conferenza dell’Ecr Party “The Mediterranean and The Three Seas”, a cui hanno partecipato, tra gli altri, il presidente dei conservatori europei Morawiecki, il ministro Musumeci, gli eurodeputati di Ecr attovagliati a dissertare di mare blue ecoomy, Piano Mattei e Global Gateway come strumenti per fare del Mediterraneo una piattaforma di cooperazione strategica.
Tra le iniziative da menzionare quella del 18 giugno scorso che ha visto Ppe e destra insieme nel dire sì ai controlli sui finanziamenti europei alle Ong verdi, suscitando la contrarietà di socialisti, liberali, verdi e sinistra radicale. Inizialmente Ecr aveva chiesto di azionare una commissione parlamentare d’inchiesta, un organismo che secondo Procaccini “è più forte e che può andare più in profondità”. Ma il compromesso con il Ppe prevede non una commissione formale bensì controlli più rafforzati, elemento che comunque mette in risalto l’iniziativa e la risposta convergente di una maggioranza di centro-destra. Anche sulle politiche di contrasto all’immigrazione illegale, di governance della difesa e di ripresa industriale del settore automotive popolari e conservatori hanno sensibilità comuni.
Lo scorso 29 aprile Manfred Weber è stato rieletto presidente del Ppe grazie all’89% dei consensi con questa traccia programmatica: “Viktor Orban, Marine Le Pen e Alice Weidel sacrificano gli interessi europei per fare una foto con Vladimir Putin”, disse a spoglio ultimato. Un indirizzo preciso, che però non chiude la porta ad una riflessione altrettanto precisa e pragmatica sui temi come quelli su cui Ecr e Ppe dialogano in aula. A proposito di difesa, Weber ancora una volta pochi giorni fa, ha ripetuto il suo pensiero sul futuro di Ue e Usa, osservando di voler proseguire con la “cooperazione transatlantica e restiamo uniti nella famiglia della Nato”, elemento più volte messo in risalto da Giorgia Meloni quando ha richiamato sull’esigenza imprescindibile di non dividere le due sponde politiche dell’Atlantico.