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Mantovano traccia il bilancio del Piano Mattei. L’Italia in Africa c’è

Il sottosegretario Mantovano traccia il bilancio del Piano Mattei a due anni dalla Conferenza di Roma: cooperazione paritaria, governance multilivello e progetti concreti su agricoltura, innovazione e infrastrutture. L’Italia rafforza la sua presenza in Africa con un approccio “non paternalistico”, credibile e strategico

Due anni dopo la Conferenza di Roma che ne ha segnato la nascita, il Piano Mattei comincia a delinearsi come una piattaforma strategica di cooperazione tra Italia e Africa. A sostenerlo è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che in occasione del convegno “Le opportunità del Piano Mattei per lo sviluppo dell’Africa”, ha tracciato un bilancio dei primi diciotto mesi del progetto voluto dalla Presidenza del Consiglio.

“Non è un piano calato dall’alto, né sottoposto a rigide condizionalità, come fanno alcune organizzazioni internazionali quando vogliono imporre forme di ‘colonizzazione ideologica’, utilizzo un’espressione cara a papa Francesco, a danno della popolazione locale”, ha detto Mantovano, sottolineando che il Piano si fonda su un approccio “aperto e paritario”, costruito “sulla base delle esigenze rappresentate dai partner africani”.

Questo, ha spiegato, è il primo pilastro del Piano: una cooperazione non paternalistica, fondata sull’ascolto e sulla co-progettazione, in netto contrasto con i modelli di intervento tradizionali.

Il secondo pilastro riguarda la governance multilivello, definita da Mantovano come elemento decisivo per la riuscita dell’iniziativa. “La Cabina di Regia, guidata dalla presidenza del Consiglio, integra ministeri, Regioni, università, società civile, imprese pubbliche e private, Terzo settore”, ha spiegato il sottosegretario, evidenziando anche il ruolo della Struttura di Missione — diretta dal Consigliere diplomatico della presidente del Consiglio, Fabrizio Saggio — e del Comitato tecnico per la valutazione dei progetti.

Guardando al contesto internazionale, Mantovano ha ricordato come l’urgenza iniziale del progetto fosse contenere i flussi migratori irregolari, ma che il vero motore dell’iniziativa sia stata “la consapevolezza della centralità dell’Africa nel futuro del Pianeta. Una centralità colpevolmente sottovalutata negli ultimi anni dall’Occidente”. A renderla decisiva, ha aggiunto, sono dinamiche strutturali come la demografia e il potenziale economico: “Entro il 2035 l’Africa avrà la più grande forza lavoro del mondo, superando Cina e India”.

Il sottosegretario ha anche denunciato la crescente instabilità e insicurezza del continente: “Il 51% dei morti per attentati terroristici nel mondo nel 2024 si è registrato nel Sahel. L’Occidente ha sbagliato a pensare che la minaccia jihadista si fosse conclusa con la sconfitta dell’Isis” (lo Stato islamico, la potente organizzazione jihadista protagonista del revival califfale nel Siraq tra 2014 e 2017, attualmente fortemente radicata in Africa).

A queste dinamiche si aggiungono la penetrazione militare russa e quella infrastrutturale cinese, che contribuiscono al “crescente sentimento anti-occidentale”, anche attraverso attività di hybrid warfare come la diffusione di disinfo, alimentato da “delusione e risentimento verso decenni di atteggiamento paternalistico”.

Numerosi i risultati già in campo. Dall’agroalimentare all’intelligenza artificiale, i progetti toccano vari settori. Mantovano cita come “esempio più evidente” Bonifiche Ferraresi, che in Algeria — protagonista ieri del vertice intergovernativo ospitato a Roma — ha investito 420 milioni per recuperare 36mila ettari di terreno arido, con un impatto atteso su 600mila persone. In Costa d’Avorio, 200 milioni di euro garantiti da Sace finanziano iniziative agribusiness collegate a cereali, riso e mais.

Il programma europeo “Terra”, integrato nel Piano Mattei grazie alla sinergia con il Global Gateway dell’Ue (parte del Piano dí internazionalizzazione lanciato dal governo italiano in occasione del vertice di Villa Pamphilj dello scorso mese), porta il totale delle risorse disponibili a 1,2 miliardi di euro, ricorda il sottosegretario, figura centrale del governo di Giorgia Meloni.

“Il dato più rilevante – ha concluso Mantovano – è che gli Stati africani percepiscono la sincerità dell’impegno italiano. Non solo i 14 Paesi formalmente aderenti, ma anche quelli che si sono allontanati dall’Occidente, non dall’Italia. Penso al Niger, dove oggi l’unico contingente occidentale presente è quello italiano”.


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