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Ritorno alla Luna, così la corsa allo spazio si fa palcoscenico per le potenze del futuro

Lo Spazio torna a essere un terreno di competizione strategica ed economica, dove l’Italia si muove per consolidare il proprio ruolo con strumenti normativi moderni, un’industria diffusa e alleanze bilaterali. Dalla dimensione militare alle prospettive economiche, la nuova corsa allo Spazio (e alla Luna) coinvolge sicurezza, innovazione e visione geopolitica. L’evento organizzato da Formiche e Airpress è stata così l’occasione per un confronto aperto tra istituzioni, Forze armate e sistema industriale ha delineato le sfide e le opportunità per il Paese

A 56 anni dal primo allunaggio, la Luna sta tornando al centro della competizione internazionale. La nuova corsa allo Spazio è guidata da logiche diverse rispetto a quelle della Guerra Fredda: oggi nelle orbite e nello spazio cislunare si intrecciano interessi industriali, innovazione scientifica, sviluppo tecnologico, cooperazione strategica e sicurezza. In questo scenario l’Italia si trova a definire il proprio posizionamento, forte di competenze consolidate, un tessuto industriale in crescita e un ecosistema regolatorio avanzato. Se ne è discusso nel corso dell’evento “Ritorno alla Luna. La nuova corsa allo Spazio 56 anni dopo”, promosso da Formiche e Airpress a Palazzo Grazioli, presso l’Associazione della Stampa Estera. 

Moderati da Flavia Giacobbe, direttore di Formiche e Airpress, ne hanno discusso Antonio Conserva, capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, Andrea Mascaretti, presidente dell’intergruppo parlamentare per la space economy, Teodoro Valente, presidente dell’Agenzia spaziale italiana e Walter Villadei, astronauta e colonnello dell’Aeronautica militare.

Dal dominio aereo alla difesa spaziale

La crescente militarizzazione dello Spazio e la trasformazione del concetto stesso di difesa aerospaziale sono oggi variabili non più trascurabili sotto il profilo della sicurezza nazionale. “Parlare di difesa aerea ormai è riduttivo”, ha spiegato il generale Conserva. “Dev’essere una difesa spaziale, che preveda difese a terra e sensori in orbita, che garantiscano un ciclo di comando e controllo più veloce di quello dell’avversario”.

In questo contesto, Conserva ha richiamato anche l’esperienza americana: “Partendo da un vantaggio di almeno vent’anni rispetto al resto del mondo, negli Usa si sono resi conto che l’approccio classico — che passa soltanto dal settore pubblico e quindi dalla Nasa — avrebbe inevitabilmente eroso questo vantaggio”. Il passaggio al modello misto pubblico-privato rappresenta dunque una lezione anche per l’Europa.

Il capo dell’Arma azzurra ha inoltre evidenziato l’estensione e la vitalità del tessuto produttivo nazionale: “Non c’è una regione italiana — e a breve non ci sarà una provincia italiana — che non abbia il suo distretto aerospaziale. Questo vuol dire che per la piccola e media impresa in questo settore c’è spazio”. 

Ma la competizione tra le potenze cresce, anche nelle orbite. Il rischio concreto è che, in futuro, quello che era stato finora un dominio pacifico si trasformi in un campo di battaglia. “Noi speriamo che tutta questa competizione strategica si esaurisca in uno sfruttamento commerciale delle risorse della Luna e dello spazio”, ha auspicato il generale.

Un quadro normativo all’avanguardia

L’evoluzione della space economy richiede strumenti normativi adeguati per non restare indietro rispetto ai maggiori player globali. A sottolinearlo è stato Andrea Mascaretti, presidente dell’intergruppo parlamentare dedicato a questo comparto. “La legge italiana è, de facto, la più moderna approvata in Europa”.

Il nuovo testo di legge, recentemente pubblicato in Gazzetta ufficiale, ha dotato il Paese di uno strumento regolatorio per le attività spaziali condotte da soggetti pubblici e privati, oltre a prevedere una serie di iniziative per supportare lo sviluppo del settore.

“La legge serviva perché si è creato uno scenario completamente nuovo”, ha spiegato Mascaretti. “Fino al 2011 tutto passava per le agenzie governative. Ma da lì in poi, tutta una serie di società hanno iniziato ad operare nel settore”. Ora, la crescita dell’iniziativa privata rende necessaria una cornice aggiornata e flessibile, capace di favorire sviluppo e attrattività internazionale.

L’Italia attore sistemico nello Spazio

Secondo il presidente dell’Asi, il nostro Paese ha ormai acquisito un ruolo pienamente riconosciuto nel settore spaziale globale. “Il contributo del sistema Italia all’industria spaziale è ormai sostanziale e, soprattutto, bilaterale. Questo vuol dire che il peso italiano è oggi anche un peso internazionale”.

Il riferimento va soprattutto al partenariato strategico con Washington. “Gli Usa erano, sono, e resteranno partner strategici in questo settore”, ha affermato Valente, ricordando come la collaborazione con la Nasa e con il settore privato americano resti fondamentale.

“Il nostro ecosistema è in grado di coprire tutti i domini che afferiscono al settore dello spazio”. Un sistema che si muove anche nell’ottica delle nuove economie collegate alla presenza lunare: “Ormai è un dato di fatto che l’economia lunare non è più fantascienza: essa muove energia, logistica, infrastrutture. E l’Italia ha le carte in regola”.

Lo Spazio come high ground strategico

Per l’Italia, la dimensione spaziale ha anche un valore operativo e strategico, come spiegato da Walter Villadei, astronauta e colonnello dell’Aeronautica militare: “Il primo reale interesse di esplorazione lunare è stato di tipo militare. Ma anche dal punto di vista economico è stata una leva molto forte”.

Villadei ha inoltre sottolineato l’importanza della Luna come futuro fattore di vantaggio tattico. “La Luna è quello che in termine militare chiameremmo ‘high-ground’, e oggi la competizione in quel senso si sta riaccendendo”. Un terreno su cui l’Italia si presenta con asset già consolidati, evidenzia Villadei. “Il Paese ha competenze tecnologiche e scientifiche, oltre che delle capacità operative. E sappiamo anche fare sistema”.


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