Tra standardizzazione, interoperabilità e formazione, il Fascicolo sanitario elettronico sta trasformando la sanità italiana in chiave digitale. Con oltre 1,3 miliardi di investimenti e una governance condivisa con le Regioni, il Fse 2.0 diventa la spina dorsale della Sanità connessa e un motore di equità nell’accesso ai servizi. Le parole di Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica, in occasione dell’evento “L’innovazione nel Sistema sanitario nazionale”
Quando ci siamo assunti la responsabilità del Fascicolo sanitario elettronico 2.0 (Fse 2.0), lo abbiamo fatto consapevoli che ogni rivoluzione, anche la più piccola, richiede tempi di gestazione. Ma è proprio in quei tempi – nei cicli progressivi, negli affinamenti costanti – che si forgiano le svolte durature. Il nostro obiettivo è sempre stato chiaro: creare un sistema sanitario più efficiente, inclusivo e connesso, garantendo sia ai cittadini un accesso unico e semplice ai proprio dati, che strumenti utili per la cura, la prevenzione e le politiche pubbliche al sistema sanitario stesso.
FASCICOLO SANITARIO ELETTRONICO 2.0
Nel momento in cui abbiamo preso in mano il Fse, lo scenario territoriale era fortemente frammentato: regioni, sistemi locali, infrastrutture digitali, competenze. Eppure, non si trattava di una frammentazione da eliminare, bensì di una ricchezza da valorizzare, motivo per cui abbiamo lavorato su quattro fronti paralleli: il piano tecnico, il piano normativo, il piano finanziario e quello delle competenze.
PIANO SANITÀ CONNESSA
Sul piano tecnico, abbiamo avviato un’opera sistematica di standardizzazione dei documenti clinici e di garanzia dei servizi di interoperabilità. Abbiamo costruito un percorso rigoroso di accreditamento e aggiornamento dei software e abbiamo potenziato le infrastrutture digitali con il Piano sanità connessa – portando connessioni da 1 Gbps fino a 10 Gbps alle oltre 8.700 strutture sanitarie italiane – spina dorsale che abilita teleconsulto, telemonitoraggio e la condivisione sicura dei dati tra territori e ospedali. Ad oggi quasi 6.950 strutture sono state già connesse. Parallelamente, abbiamo supportato Regioni, Province autonome e aziende sanitarie nell’adeguamento degli applicativi, affinché i documenti sanitari fossero generati nativamente in formato digitale e interoperabile e abbiamo definito e promosso standard nazionali per referti di laboratorio, radiologia, lettere di dimissione ospedaliera, referti specialistici, certificati vaccinali, verbali di pronto soccorso e cartelle cliniche. Infine, abbiamo progettato un ecosistema dati sanitari (Eds) che, pur standardizzato a livello nazionale, adotta un modello federato: ogni Regione potrà conservare i dati dei propri assistiti presso le proprie infrastrutture, garantendo autonomia e responsabilità locali.
ECOSISTEMA DATI SANITARI
Sul piano normativo, siamo intervenuti con decreti e linee guida per dare corpo al Fse, ripartendo le risorse tra Regioni e istituendo formalmente l’ecosistema dei dati sanitari. Il dipartimento per la Trasformazione digitale ha prodotto linee guida operative, formative e di comunicazione, che supportano le amministrazioni regionali nell’implementazione concreta del sistema. Abbiamo voluto una governance partecipativa, in cui le Regioni fossero coinvolte in modo costruttivo e decisionale. Lo testimonia il fatto che la Conferenza delle Regioni ha espresso parere favorevole su tutti i decreti principali, frutto di un dialogo intenso e di collaborazione leale.
1,37 MILIARDI DI EURO PER IL FSE
Sul piano finanziario, al Fse è stato destinato un impegno totale superiore a 1,37 miliardi di euro, suddiviso in tre linee principali: ecosistema dati e infrastrutture per l’interoperabilità (200 milioni), adozione e utilizzo del Fse da parte delle Regioni (610 milioni), e progetti del Sistema tessera sanitaria (570 milioni). Questo sforzo finanziario non è mai stato una spesa dispersa, bensì un investimento mirato sulle fondamenta digitali del nostro sistema sanitario.
COMPETENZE E FORMAZIONE
Sul piano delle competenze, abbiamo lanciato campagne di comunicazione e formazione dedicate ai professionisti sanitari. L’architettura che abbiamo adottato è di tipo hub-spoke: accanto al dipartimento per la Trasformazione digitale, sono coinvolti ministero della Salute, Agenas, Agid e la commissione Salute delle Regioni. Ogni Regione ha costituito uno Spoke regionale, coordinato da gruppi di lavoro per la formazione Fse 2.0. Oggi, l’86% delle Regioni e Province autonome ha già avviato interventi formativi, mentre Abruzzo e Calabria partiranno entro ottobre 2025. I 311 milioni stanziati per la formazione stanno già producendo risultati tangibili: il 90% delle regioni ha attivato percorsi formativi per ruoli apicali, l’81% per il personale sanitario e il 67% per medici di medicina generale e pediatri (con incrementi rispettivi del +10%, +5% e +15% rispetto a giugno 2025).
A CHE PUNTO SIAMO?
Dopo tre anni di lavoro intenso, lo scenario che possiamo oggi osservare è straordinariamente positivo, soprattutto se rapportato al punto di partenza. Abbiamo consolidato una base utenti significativa, formato un’estesa platea di professionisti sanitari e raccolto un volume apprezzabile di documentazione clinica. Tuttavia, si tratta di un traguardo e insieme di una partenza: dobbiamo guardare già in prospettiva post-Pnrr e continuare ad allargare la base utenti.
DAI MEDICI…
Per quanto riguarda i professionisti sanitari, il Fse è ormai diffuso su scala nazionale: medici di strutture pubbliche, medici di medicina generale e pediatri di libera scelta sono parte attiva del processo di diffusione. Ad oggi, sulla base dei dati del secondo semestre 2025, l’87,12% dei medici specialisti ha accesso al Fse, con un aumento del +15,07% rispetto al semestre precedente. Quanto all’uso, nel secondo trimestre 2025, il 97,42% dei medici di medicina generale e pediatri ha effettuato almeno un’operazione sul Fse, un dato molto incoraggiante. Ora l’obiettivo è estendere l’accesso a tutti i professionisti sanitari: un arco di circa 900mila persone tra medici, infermieri, ostetriche e farmacisti. Ciò richiederà che prosegua con vigore la formazione regionale di cui ho già parlato.
… AI CITTADINI
Sul versante dei cittadini, il dato di utilizzo è influenzato da due fattori: lo stato di salute individuale e la dimestichezza con lo strumento digitale. A giugno 2025, il 25,48% degli utenti ha consultato attivamente il Fse, un valore in crescita rispetto al trimestre precedente (+4,54%). Il consenso alla consultazione del proprio fascicolo ha raggiunto il 43,18% a livello nazionale, anch’esso in miglioramento. Il compito che ci attende nei prossimi mesi è uno solo: diffondere conoscenza e utilizzo del Fse su tutto il territorio nazionale. In collaborazione con il ministero della Salute, stiamo predisponendo una campagna nazionale che partirà entro fine anno, con l’obiettivo di comunicare ai cittadini i vantaggi del Fse — accessibilità, sicurezza, continuità assistenziale — e stimolare un atteggiamento collaborativo verso le istituzioni sanitarie.
FSE, MOTORE DI EQUITÀ
Guardando al futuro, il Fascicolo sanitario elettronico deve diventare un vero motore di equità nell’accesso ai servizi sanitari. Non deve restare uno strumento tecnologico, ma un fattore che riduce disparità territoriali e generazionali, garantendo continuità delle cure ovunque il cittadino si trovi. Questa è la traiettoria che abbiamo tracciato. Non è stata – e non sarà – una strada priva di ostacoli. Ma ho sempre avuto fiducia che la tenacia delle nostre comunità territoriali, l’impegno dei professionisti sanitari e la partecipazione dei cittadini potessero trasformare la promessa del digitale in un valore concreto per la sanità italiana. Il Fse non è un punto d’arrivo: è un impegno quotidiano, una responsabilità che rinnovo con orgoglio e determinazione, nel servizio di ciascun cittadino.