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Il più grande data center fuori gli Usa. Google riavvicina America e India

Big G ha annunciato un maxi investimento da 15 miliardi di dollari per la realizzazione di un data center nello Stato indiano dell’Andhra Pradesh. Confermando le proprie ambizioni e quelle di New Delhi in materia di intelligenza artificiale, in un momento di forte turbolenza con gli Stati Uniti di Donald Trump

Il più grande data center di Google, al di fuori degli Stati Uniti, sarà realizzato a Visakhapatnam, nello stato indiano dell’Andhra Pradesh. L’annuncio arriva dal ceo di Google Cloud, Thomas Kurian, che illustra i dettagli del progetto. Si tratta di “un investimento di capitale di 15 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni” e il nuovo impianto avrà una capacità di “diversi gigawatt”. “La nostra visione a lungo termine”, continua, “è quella di accelerare la missione dell’India in materia di intelligenza artificiale”. Per quest’anno, infatti, Big G intende mettere sul piatto 85 miliardi di dollari per potenziare i data center. Il piano dovrà “fornire un’infrastruttura di IA completa ed è progettato per soddisfare non solo le nostre esigenze, ma anche quelle di imprenditori, aziende e organizzazioni commerciali qui in India”, conclude Kurian.

L’accordo è anche una conferma “delle ambizioni e dei piani dell’India in materia di intelligenza artificiale”, sottolinea il ministro dell’Informazione e Tecnologia indiano, Ashwini Vaishnaw. L’area dove sorgerà il sito ha l’obiettivo di ospitare 6 gigawatt di capacità entro il 2029, creando opportunità e posti di lavoro.

Negli anni l’Andhra Pradesh è stato trasformato nell’hub tecnologico dell’India, la cui prima difficoltà è trovare l’energia necessaria per portare avanti il progresso tecnologico richiesto anche dal primo ministro Narendra Modi. Tanto che il ministro per lo sviluppo delle risorse umane dello Stato, Nara Lokesh, esulta per l’investimento “rivoluzionario” di Google. “Si tratta di un fantastico balzo in avanti per il nostro Stato in termini di tecnologia, innovazione e leadership globali”, aggiunge prefigurando una nuova età dell’oro: “I dati sono il nuovo petrolio e i dati center sono le nuove raffinerie”.

Il Paese asiatico negli ultimi mesi si è aperto alle aziende straniere. Americane, per lo più. “L’India è una scelta naturale grazie al suo enorme bacino di talenti tecnici e all’impegno del suo governo nel garantire che l’intelligenza artificiale apporti benefici a tutta la società”, spiegava solo una settimana il ceo di Anthropic, Dario Amodei, in occasione dell’apertura della sede indiana. Perplexity ha chiuso un accordo con Airtel, l’operatore di telecomunicazioni nazionali. Mentre anche OpenAI, la start up di Sam Altman, guarda con grande interesse a quell’area di mondo dopo che ad agosto ha lanciato un programma di abbonamento estremamente low cost per il paese, pari a 4 euro al mese.

Oltre alle partnership in sé, c’è molta geopolitica. Non sono tempi facili per le relazioni tra Stati Uniti e India. Un tempo stretti alleati, con la guerra in Ucraina e soprattutto con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca i rapporti sono cambiati. Arrivando ai dazi del 50% imposti da Washington come ritorsione contro New Delhi, che continuava a comprare petrolio russo. Una dei modi per tornare tra le grazie del tycoon è di fare affari con l’America. E l’India sembra andare in questa direzione. “Questa iniziativa”, assicurano da Google, “crea notevoli opportunità economiche e sociali sia per l’India che per gli Stati Uniti”.


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