A Palazzo Farnese la conferenza internazionale per celebrare i primi dieci anni della società incaricata di realizzare il tunnel ferroviario più lungo del mondo, per collegare Torino con Lione. Riflessioni per costruire un nuovo modello di grandi opere, in grado di tramandarsi nei decenni a venire. Bufalini, direttore generale di Telt: una grande infrastruttura è tale proprio perché impatta sulle future generazioni
Dieci anni. Fatti di fatica, elmetti, cuore, polmoni, calcoli e una robusta dose di visione, buona governance e sostenibilità. Il tutto mosso dalla migliore ingegneria italiana e francese, per dare finalmente corpo e anima a un’Europa interconnessa e accessibile. E, se si vuole leggere tra le righe, a quel mercato unico per troppo tempo rimandato. Telt, la società pubblica italo-francese spegne dieci candeline e lo fa con un bilancio su due lustri di lavoro per realizzare il più lungo tunnel ferroviario del mondo, nel cuore del Moncenisio, pietra angolare della linea ad Alta Velocità Torino-Lione (qui l’intervista al direttore generale di Telt, Maurizio Bufalini). L’occasione è arrivata con la conferenza internazionale Future Cornerstones, organizzata e promossa dalla stessa Telt nella splendida cornice di Palazzo Farnese, sede dell’Ambasciata francese.
A prendere parte ai festeggiamenti, tutte le prime linee di Telt, manager delle imprese connesse all’opera, esperti del settore dei trasporti, economisti, ingegneri e, ovviamente, i vertici della società, ovvero il presidente Daniel Bursaux e lo stesso direttore generale Bufalini. Un confronto aperto dai saluti dell’ambasciatore francese in Italia, Martin Briens e dalla lectio magistralis di Marc Lazar, docente presso l’Università Sciences Po e Luiss. Una prima chiave di lettura è stata data proprio dal presidente di Telt, Bursaux. Il quale è partito da un presupposto. Cittadini e imprese europee chiedono sempre più infrastrutture comuni. Trasporti, energia, comunicazione, difesa sono dunque i settori su cui ogni giorno i decisori pubblici e i committenti si confrontano per tenere in equilibrio progetti che superano i confini nazionali
“Questa grande opera, che noi stiamo realizzando, è un qualcosa di cui l’Europa aveva un grande bisogno. Oggi rivendichiamo il fatto di aver aggiudicato tutte le gare e di stare portando avanti un’opera che farà della sostenibilità e della tecnologia i suoi punti di forza. La gente, oggi, ha voglia di viaggiare in treno, realizzare la Torino-Lione vuol dire non solo andare incontro alle esigenze delle persone ma anche collegare e interconnettere, finalmente, l’intera Europa”, ha spiegato il manager. “Con l’avanzamento dei cantieri, che nei prossimi anni raggiungeranno il picco con 7 Tbm (Tunnel boring machine, le frese, ndr) al lavoro e oltre 4 mila lavoratori diretti, è impellente la necessità di compattare le imprese intorno ai temi delle sostenibilità e della sicurezza sul lavoro: i nostri cantieri sono una sfida, ma sono anche un’occasione imperdibile per impostare delle pratiche che facciano scuola nel mondo delle grandi infrastrutture”.
“La linea ferroviaria Torino-Lione oggi non è più solo un progetto ma è un comune intento per un’Europa meglio connessa e più rispettosa dell’ambiente. Un lavoro che facciamo insieme alle aziende che lavorano con talento al cantiere più importante del secolo”, ha aggiunto Bursaux. “Telt è un promotore pubblico e committente, un caso unico di società binazionale che tira fuori il meglio dei nostri Paesi, delle nostre culture e conoscenze, in un legame che è indispensabile per l’Europa. Un progetto che oggi impegna più di 3 mila persone che lavorano sul campo, con delle tecniche eccezionali e una testimonianza del nostro impegno in ambito di sostenibilità ambientale ed etica”.
Anche l’economista Lazar ha sottolineato nel corso della sua lectio della crescente domanda di trasporto ferroviario nei prossimi anni. “C’è oggi una forte interdipendenza e una percezione generalmente positiva delle relazioni tra Italia e Francia. Tuttavia, emergono preoccupazioni comuni su disuguaglianze socioeconomiche e territoriali, così come sfide e opportunità legate alla transizione energetica e all’invecchiamento della popolazione. La cooperazione italo-francese è vista come cruciale per affrontare queste sfide e promuovere la competitività e la crescita a livello europeo e l’Europa servirà ancora una volta da rivelatore del tenore dei rapporti tra i due Paesi. Di sicuro, le grandi opere potranno essere un buon terreno per un confronto costruttivo tra i due Paesi. La domanda di trasporto su treno è in aumento, oggi possiamo dire che va quasi di moda prendere il treno. Ecco, penso che noi possiamo servirci proprio di questo, andare incontro ai bisogni delle persone per permettere a Francia e Italia di crescere insieme e creare un’Europa, una volta tanto, unita”.
Il focus dei lavori si è poi spostato sul valore, sociale e ambientale, del trasporto su ferro. E che per la Torino-Lione rappresenta un vero e proprio humus. Secondo Aldo Isi, amministratore delegato di Rfi (Ferrovie dello Stato) “la Torino-Lione è certamente un esempio positivo, se non altro perché oggi non è possibile immaginare un’Europa interconnessa, come peraltro viene messo nero su bianco nel rapporto di Enrico Letta sul mercato unico, senza una metropolitana continentale. Oggi nel Vecchio continente ci sono circa 100 corridoi ferroviari. Questo è un dato da cui partire, il futuro deve essere su ferro. Non c’è bisogno che ricordi come il trasporto merci, che oggi viaggia in Italia prevalentemente su gomma, vada un po’ sgonfiato, alleggerito. Questa è una grande operazione, investire sulle ferrovie vuol dire creare un trasporto più efficiente e sostenibile”.
E ancora, “la nostra aspettativa è che la Torino-Lione possa migliorare la percorrenza non solo tra Francia e Italia ma in tutta Europa. Per Rete ferroviaria l’intervento di Telt rappresenta un tassello fondamentale per creare una rete europea con caratteristiche moderne, prima di tutto di interoperabilità. L’Italia ha la fortuna di essere attraversata da cinque corridori europei. Telt sta realizzando una importante infrastruttura su uno di questi corridoi e, analogamente, stiamo realizzando un’opera gemella verso l’Austria. Sono interventi storici che danno evidenza di questa priorità nazionale ed europea verso l’integrazione del trasporto ferroviario”. Isi ha anche toccato il tema dell’innovazione spiegando come sia “a stretto contatto con quello della sostenibilità ambientale: essa è anche digitalizzazione, visione, capacità di anticipare delle esigenze rispetto alle attuali abitudini”.
Le conclusioni sono state poi affidate a Bufalini, che ha tirato un po’ le somme su dieci anni di attività. “Abbiamo aggiudicato tutti gli appalti civili e l’opera è tutta quanta in corso di realizzazione. Abbiamo realizzato un miliardo di lavori lo scorso anno e ne realizziamo un altro miliardo quest’anno. Ci avviamo quindi a lanciare tutte le frese che scavano la montagna. Dobbiamo scavare 160 chilometri di gallerie e ne abbiamo già scavati 45, quindi siamo a circa il 28% del lavoro”, ha spiegato il manager. “Il prossimo passo sarà l’aggiudicazione dell’appalto degli impianti tecnologici che avverrà nel 2027 e a quel punto completeremo l’opera che verrà messa in esercizio nel 2033: la nostra società è nata da 10 anni. Ci troviamo a fare un punto sullo stato di avanzamento di un’opera importantissima a molti livelli: europeo, binazionale e locale. Le grandi opere danno l’occasione, visto il grandissimo investimento che viene fatto, di crescere, far progredire la tecnica e la sostenibilità dell’opera stessa”.
Bufalini ha poi allargato lo spettro del ragionamento. “Le grandi opere sono grandi in tutti i sensi. Durano 200 anni e hanno un impatto sulle generazioni future. I tre temi che guidano questi sforzi, sono la governance, che deve guardare al futuro pur risolvendo i problemi del presente, l’innovazione e la sostenibilità. Partendo dalla prima, la capacità che deve avere la governance di questi progetti è quella di risolvere i problemi della politica, perché alla fine parliamo di un’opera voluta dalla politica. L’altra gamba è l’innovazione, queste opere ne portano tanta. Voglio dire, non si possono immaginare opere di una simile portata se non si guarda anche avanti, alla loro sostenibilità futura”, ha spiegato Bufalini. “Come ho detto, le opere che attraversano periodi lunghissimi, le regole nazionali non sono sempre soddisfacenti per governare le grandi opere. Servono norma che vadano oltre i confini nazionali, che parlino tra loro. Norme all’altezza della situazione, in ogni momento”.
















