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Il deficit e lo spread. Le colpe dell’Europa e quelle dell’Italia secondo Roventini

Brutta, sporca e cattiva. Mai come oggi l’Europa vive un’autentica crisi di fiducia con gli Stati che ne fanno parte, alcuni l’hanno addirittura fondata (l’Italia, per esempio). C’è dello scontento nel Vecchio Continente, per un motivo molto semplice: le politiche post-crisi fin qui messe in atto non hanno soddisfatto le esigenze dei cittadini. Ce ne è abbastanza per arrabbiarsi, almeno un po’. Nel caso dell’Italia, poi, la situazione è particolare. Roma ha tirato dritto sulla manovra, lasciandone inalterati i saldi di bilancio e rimanendo di sua sponte fuori dal Patto di Stabilità. Bruxelles, che non ha gradito, adesso ha il dito sul bottone della procedura di infrazione.

Peccato, perché secondo Andrea Roventini, economista e docente alla scuola superiore Sant’Anna di Pisa, qualche aggiustamento alla legge di Bilancio si poteva fare. Il che avrebbe permesso, forse, di evitare uno scontro così duro con la commissione europea.  “Credo ci sia ancora spazio per correggere questa manovra”, spiega Roventini in questa intervista a Formiche.net, rilasciata margine di un convegno al Senato dedicato proprio all’Europa. “Per esempio togliendo alcune componenti che non contribuiscono alla crescita, ma aumentano il deficit. Non è sbagliato fare il deficit al 2,4% basta che lo si faccia per crescere, questo è il punto. In questo senso è molto positivo che il governo abbia tolto il condono. Ma se per esempio venisse stralciata anche ‘quota 100 per tutti’, per esempio sostituendola con misure a favore di chi svolge lavori usuranti e gravosi, si potrebbe migliorare il deficit italiano senza ridurre la crescita economica”. L’assalto alla legge Fornero erga omnes è dunque per l’economista un qualcosa che non va nella direzione della crescita, provocando molto più semplicemente l’irritazione dell’Ue.

Ma anche quella dei mercati, che poi sono il vero problema. “È difficile prevedere che cosa succederà ora tra Ue e Italia dopo che la secondo non ha modificato nella sostanza la manovra. Il vero problema però non è tanto come reagirà l’Europa che ha procedure lunghe e farraginose (come quella di infrazione, ndr) quanto quello che faranno i mercati finanziari che invece sono veloci”. Roventini tuttavia, non vede una connessione precisa manovra-spread. Semmai a preoccupare l’economista è più il perdurare di uno spread su livelli sostenuti. “Non credo che allo stato attuale delle cose, con le politiche messe in campo da questo governo e con l’andamento dell’economia mondiale lo spread salirà automaticamente per colpa della manovra. Tuttavia uno spread vicino ai 300 punti base ci pone in una condizione di debolezza verso altre crisi che si potrebbero avere nel resto del mondo. Dal protezionismo alla Brexit, uno spread over 300 ci rende più vulnerabili”.

Ma non può essere sempre colpa dell’Italia e delle sue manovre. “L’Europa oggi ha un’immagine negativa agli occhi di una frazione della sua popolazione. Non c’è solo un problema di immigrazione, ma di mancato sviluppo economico perché le politiche che sono state messe in campo dall’Ue dopo la crisi, cioè l’austerità fiscale e flessibilizzazione spinta del mercato del mercato del lavoro non hanno fatto ripartire la crescita economica e non hanno stabilizzato il rapporto tra il debito ed il PIL, ma hanno aumentato la disuguaglianza e la povertà, polarizzando i paesi europei. Ci vogliono quindi nuovi tipi di politiche. Ma questo ovviamente non vuol dire che l’Italia non debba fare i compiti a casa e usare l’Europa come scusa per non far ripartire la crescita della produttività e del reddito”.

 


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