Skip to main content

L’Isis è in Italia. L’arresto di Milano conferma la “rete”

Non è un’inchiesta qualunque. L’arresto di un ventiduenne “lupo solitario” egiziano, con due suoi amici indagati e altre perquisizioni, ha permesso di scoprire una realtà dell’Isis in Italia che finora non era emersa con queste caratteristiche. Ci sono soggetti pronti ad andare in guerra in Siria e Iraq come a realizzare attentati qui e la propaganda che il Califfato riesce a realizzare in Italia “è qualcosa di nuovo e potente”, ha detto il procuratore di L’Aquila, Michele Renzo, tanto che il direttore centrale della Polizia di prevenzione, Lamberto Giannini, ammette che ora bisogna capire “quanto la propaganda di Shalabi abbia colpito e quanti soggetti siano stati raggiunti”. Secondo Claudio Galzerano, direttore del Servizio per il contrasto dell’estremismo e del terrorismo esterno, “questa indagine dimostra che il fronte è anche dentro casa nostra”.

UN “LUPO SOLITARIO” ATTIVISSIMO

Si chiama Issam Shalabi, 22 anni, nato in Egitto e residente a Milano, il ragazzo arrestato all’alba dai Nocs vista la sua pericolosità. L’operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale aquilana, è stata condotta dalle Digos di L’Aquila, Teramo, Milano, Piacenza, Cuneo, da uomini della Direzione centrale della Polizia di prevenzione e della Polizia postale: è accusato di associazione con finalità di terrorismo internazionale e di istigazione e apologia per delitti di terrorismo, aderente all’Isis. Un ventunenne pure egiziano è indagato per terrorismo internazionale e subito espulso per motivi di sicurezza nazionale mentre un terzo egiziano è indagato per lo stesso reato, ma è all’estero. Shalabi è stato individuato a dicembre 2017 grazie a una segnalazione dell’intelligence che ha notato un’utenza italiana in una chat di islamisti. Da allora non è stato perso di vista neanche un momento ed è stato seguito nei suoi spostamenti: da Colonnella (Teramo), dove lavorava nell’azienda di pulizie che aveva l’appalto per un Mc Donald’s locale, nello scorso giugno si era trasferito a Cuneo con lo stesso lavoro e infine a Milano dove, invece, lavorava in nero in un’azienda di bitumazione stradale. Aveva cambiato quattro volte domicilio, ma era seguito costantemente dall’Ucigos “perché temevamo potesse colpire da un momento all’altro” ha rivelato Giannini.

IL “MATTINALE” E IL BANDO DI RECLUTAMENTO

Due novità preoccupanti sono emerse dall’indagine. La prima è la realizzazione di un “mattinale” dell’Isis: così come Polizia e Carabinieri stilano quotidianamente un “mattinale” riassumendo le attività delle ore precedenti, dalle intercettazioni è emerso un quadro riassuntivo dell’attività svolta dai terroristi nella settimana dal 25 al 31 luglio 2018 con la dicitura “Risultato dell’esercito: operazioni militari dello Stato islamico” ed è impressionante il dettaglio a conferma che, nonostante i colpi subiti sul terreno, l’organizzazione è tutt’altro che sconfitta: sono elencati tra l’altro oltre 588 tra morti e feriti, 35 veicoli distrutti, 238 persone uccise perché uscite dall’Islam, l’omicidio di 15 cristiani e di 5 comandanti e poliziotti.

“Lo Stato islamico-Raccolta di soldati” è invece il titolo del bando di reclutamento per il periodo dal 12 al 18 agosto scorsi nel quale sono riepilogate le diverse strategie per colpire gli occidentali. Il linguaggio dice tutto: “Respingili con le cinture e veicoli suicidi; scioccali con i dispositivi esplosivi; paralizzali con i silenziatori e armi da cecchino; espandi il terrore e il panico con gli assalti”.

INTERCETTAZIONI INQUIETANTI

Il direttore della Polizia postale e delle Comunicazioni, Nunzia Ciardi, ha spiegato che sono stati controllati oltre 100mila screenshot e 1.700 file audio di Telegram individuando “gruppi chiusi per divulgare i messaggi di propaganda con l’effetto ‘mirroring’: se qualcuno veniva individuato, c’erano altri ‘specchi’ che replicavano i messaggi”. Shalabi in alcune conversazioni si diceva pronto sia ad andare a combattere con lo Stato islamico sia a compiere attentati in Occidente (forse in Francia) e sa che ci sono diversi individui pronti: “Ognuno di noi si muove per conto proprio, ognuno di noi ha capito il concetto di battaglia il significato del bene e del male, ognuno percorre la via più conveniente”, aggiungendo di volere che “la legge di Allah copra tutta la terra”. Il ragazzo aveva numerosi file audio con inni jihadisti, sermoni di imam radicali che incitavano all’odio e alla necessità di combattere l’Occidente anche attaccando i civili perché, come disse l’allora portavoce dell’Isis Al Adnani, “non c’è limite per lo spargimento di sangue quando si combattono i cristiani a casa loro, non esistono innocenti”. Shalabi vedeva video ed era intercettato anche in relazione allo sgozzamento dei “peccatori”.

LA PROPAGANDA SUL WEB

Il lavoro degli investigatori sarà lungo perché il materiale recuperato da quasi un anno e quello ottenuto nelle perquisizioni in Abruzzo, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte consentirà di individuare altri soggetti. Shalabi, infatti, era attivissimo non solo come potenziale attentatore, ma anche nel proselitismo online. Preparato dal punto di vista informatico, gestiva canali e gruppi chiusi sul social network Telegram attraverso i quali venivano diffusi i messaggi delle agenzie jihadiste Amaq e Nasher News.

L’arrestato è un personaggio “di altissimo spessore” e di “elevatissima pericolosità, pronto ad agire” secondo il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho, che ha definito Shalabi “un protagonista della comunicazione dello Stato islamico, un soggetto accreditato dai vertici della comunicazione di Daesh e da loro autorizzato a divulgare i messaggi di propaganda”. L’inchiesta, ancora una volta, ha confermato la validità del modello di prevenzione italiano che, ha aggiunto Cafiero De Raho, “difficilmente nel mondo è replicato, un monitoraggio costante che consente di rilevare tempestivamente gli elementi di pericolo”. Per il procuratore di L’Aquila, Renzo, “siamo di fronte a una svolta: non abbiamo solo individuato un lupo solitario, ma abbiamo anche riscontrato la presenza di Daesh con le sue strutture di propaganda nel nostro Paese. È qualcosa di nuovo e di potente”.

 

 

 



×

Iscriviti alla newsletter