La Stazione Jasmin della Metropolitana di Seoul, pubblicizzata recentemente su molti giornali, che ripropone, più piccola e con una esuberanza di luci, la Fontana di Trevi, obbliga ad alcune riflessioni che, finora, avevano riguardato prevalentemente, se non solo, la Strip di Las Vegas.
LA RIPRODUZIONE DI OPERE CELEBRI
La riproduzione delle opere celebri di architettura investe un campo molto ampio, che va dall’interpretazione curiosa alla copia identica, attraversando esempi che, come nella tavola periodica degli elementi di Mendeleev, mutano con progressione, attestandosi agli estremi su due figure molto distanti: una, accorta, che viene dallo studio o, meglio, dallo spirito progettuale contenuto nell’opera fonte di ispirazione; una, superficiale, che si affida alla copia fedele dell’originale, trasferita senza curarsi di adeguarla alle caratteristiche del luogo. Se nel primo caso la scelta è mossa da un’impostazione critica, nel secondo caso lo spunto, spesso alquanto criticabile, tende a trascurare i principi che sono alla base di un’opera di architettura.
FOTOCOPIE DELL’ORIGINALE
Le riproduzioni identiche, che, come già detto, si raccolgono in un’antologia di qualità spesso discutibile, sono le opere cosiddette “fotocopie”, dove l’attenzione è rivolta soprattutto alla descrizione fedele dell’originale, quasi a offrirne una versione iperrealista. Ciò, ovviamente, al contrario di quanto accade nelle altre arti figurative, non è possibile, in quanto l’architettura non può essere costretta all’interno della sola immagine. Esiste sempre una funzione specifica e, soprattutto, l’opera è inserita in un luogo che ne determina il valore ambientale. Appartengono a questa “corrente” quegli edifici molto attratti dalla valorizzazione commerciale, che si propongono di anteporre a tutto la curiosità del visitatore-turista, distraendolo da quanto gli accade intorno per immergerlo in una condizione irreale, raccontata da un riferimento emotivamente forte e, per questo, indimenticabile.
L’INTENZIONE DIETRO LA FONTANA DI TREVI A SEOUL
Sono stati realizzati, coerenti a questa impostazione, grandi magazzini e alberghi di lusso che, ormai in molte parti del mondo, riproducono ville palladiane o monumenti celebri come il Taj Mahal. In essi la cura è solo formale, perché al loro interno la funzione è tutt’altra e, soprattutto, i materiali sono solo di vetrina: marmi lucenti e preziosi, legni esotici, stucchi rivestiti d’oro. Come anticipato, l’esempio più recente è la Fontana di Trevi a Seoul. L’intenzione che la sostiene è la stessa dei casino di Las Vegas, dove l’interesse è dato dalla combinazione di business e divertimento ironico. Essa propone un soggetto singolare, ma non è originale nella scelta di decorare le stazioni della metropolitana. Ciò ha sempre catturato il desiderio, coinvolgendo amministratori e artisti, di nobilitarle attraverso ornamenti imperiali come a Mosca, o, molto recentemente, rivolgendosi alla pittura musiva come a Napoli. L’esempio di Seoul ci deve ricordare tuttavia quanto interesse, oltre che curiosità, ricade sull’Italia, sicuramente considerata, anche nell’Estremo Oriente, il Paese con la maggiore ricchezza di opere d’arte e quindi con un elevatissimo potenziale culturale e turistico, non sempre adeguatamente valorizzato.