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Cina e Russia mai così vicine. L’asse eurasiatico spiegato da Massolo (Ispi)

Ora non è più fantascienza. Un’alleanza fra Cina e Russia in chiave antistatunitense comincia a prendere forma. L’entusiasmo del Cremlino per il summit della Shanghai Cooperation Organization (Sco) a guida cinese è solo l’ultimo sentore, e segue l’attesissima visita di Xi Jinping in terra russa, ospite d’onore del Forum economico internazionale di San Pietroburgo. Ci sono le precondizioni per un nuovo asse sino-russo? È una tesi che convince Giampiero Massolo, presidente dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), già direttore generale del Dis (Dipartimento per la sicurezza delle informazioni).

Si apre oggi in Kirghizistan il summit annuale della Sco. Cosa aspettarsi?

La Sco è uno degli strumenti con cui i cinesi si candidano a superpotenza del presente e sfidano gli Stati Uniti. Attraverso un’alleanza come questa, così come con il progetto One Belt One Road, la Cina vuole creare massa critica in Eurasia. I tempi sono lunghi ma l’operazione è già iniziata.

Da Mosca Vladimir Putin ha auspicato la creazione di un’alleanza euroasiatica. Un messaggio a Washington?

Il messaggio di Putin è chiaro: i tempi sono maturi per costruire un’alleanza di interessi e sottrarre agli Stati Uniti il monopolio di potenza regolatrice della regione. La Russia ha bisogno di una proiezione di potenza nel mondo asiatico e la Cina può offrirgliela. Nel grande gioco geopolitico che vede sfidarsi le due superpotenze cinese e americana i russi si candidano come terza superpotenza facendo leva sul loro contributo nelle singole crisi regionali.

C’è chi dice che Cina e Russia si stiano riavvicinando. È così?

Siamo in una fase di transizione. Il modello che domina oggi le relazioni internazionali è quello del G-0, un assetto fluido di passaggio da un ordine mondiale a guida statunitense a qualcosa che è ancora in corso d’opera. C’è un’eclissi delle forme tradizionali di alleanza basate su un substrato valoriale e ideologico proprie della Guerra Fredda. Oggi a prevalere sono le alleanze di interesse, come quella sino-russa.

I russi devono temere il progetto One Belt One Road?

Obor è l’esempio perfetto di alleanza di interesse. Putin può cavalcarla cercando di massimizzare i profitti e minimizzare le perdite. Saldare un’alleanza con i cinesi, sia pure temporanea, gli permette di rafforzare la sua immagine in patria e mostrare di fronte alla comunità internazionale di avere un potere di coalizione. D’altronde la nuova Via della Seta è già stata inaugurata. Al governo russo conviene entrare in questo assetto per condizionarlo da dentro piuttosto che assistere inerme da fuori allo sviluppo della potenza cinese.

Gli Usa sono fuori dai giochi?

Gli Stati Uniti oggi hanno un presidente che è perfettamente funzionale al modello del G-0. America first si traduce, paradossalmente, in less America in the world. Non è una tendenza inaugurata da Trump. Da sempre il pendolo della politica americana oscilla fra gli affari domestici e una politica estera orientata alla globalizzazione. La strategia di questa amministrazione in politica estera è bilateralizzare i rapporti internazionali a proprio vantaggio. È ancora presto per fare un bilancio dei risultati.

Per il momento non sembra che Trump abbia intenzione di abbandonare l’Asia. Nel Golfo Persico continua l’escalation con un’altra potenza regionale, l’Iran. L’attacco alle petroliere nello Stretto di Hormuz è il preludio a una guerra fra americani e iraniani?

Un conflitto per procura è già latente da tempo in quella regione. Il timore che si trasformi in uno scontro aperto è fondato. Anche se non credo convenga a nessuno dei due. Trump sta cercando da tempo di ottenere dall’Iran quanto è riuscito a strappare alla Corea del Nord, manderebbe tutto in fumo. D’altra parte gli iraniani non hanno alcun interesse a un conflitto aperto con gli Stati Uniti, sono una potenza regionale e non hanno né i mezzi militari né le risorse economiche per affrontarlo. Certo, talvolta le conseguenze possono essere preterintenzionali. Speriamo non sia questo il caso.



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