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Ilva e Venezia. Così Conte compatta (per ora) la comunicazione del governo

La settimana difficile per il governo, tra l’alluvione a Venezia e la chiusura di Ilva Ancelor Mittal a Taranto, ha visto il ritorno del protagonismo comunicativo del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

Il premier, smessa cravatta e pochette istituzionali, si è recato in entrambe le sedi di disastro, ambientale e industriale, recuperando, in termini iconografici, un approccio più diretto agli interlocutori dei due teatri di crisi. Seduto su un tavolo improvvisato, tra gli operai tarantini, ammetteva di non aver la soluzione in tasca, ma dimostrava, con la propria presenza personale di metterci la faccia, a tutela dell’impegno dell’esecutivo. In maglioncino blu e pantaloni stropicciati visitava, insieme alla Ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, i monumenti veneziani invasi dall’acqua e stringeva mani a commercianti, imprenditori e cittadini che hanno visto le proprie attività e case sommerse dall’alluvione.

Si tratta di una scelta stilistica precisa, che riporta la centralità di Conte nella comunicazione del governo, a fronte delle costanti accuse e minacce politiche interne alla maggioranza. Tali polemiche interne al governo Conte 2 hanno condotto, nelle scorse settimane, alla cacofonia di voci contrastanti tra i leader dei partiti di maggioranza, l’un contro l’altro mediaticamente armati e tutti con qualcosa da recriminare nei confronti del Presidente del Consiglio. Questa situazione avrebbe potuto facilmente essere ricondotta a logiche di comunicazione interna, se i leader partitici, soprattutto Di Maio e Renzi, non avessero rilasciato interviste sulla stampa e in tv, prodotto accuse su dirette FB e story Instagram, scritto tweet al vetriolo al solo scopo di aumentare la propria visibilità mediatica rispetto alle proprie basi elettorali. Non solo. La dialettica tutta esternalizzata tra i leader dei partiti di maggioranza ha facilitato la risposta, questa sì compatta, dei partiti di opposizione, concentrati unitariamente a sottolineare le debolezze di una maggioranza che dovrebbe giocare politicamente le proprie carte su più tavoli: la legge di bilancio e la risposta alle crisi ambientali e industriali, prima di tutto.

Così, la scelta di centrare di nuovo la comunicazione su Conte non significa solo, ad uso e consumo dei cittadini elettori, che il governo è (soprattutto) di chi ci mette la faccia nel trovare risposte ai problemi e alle crisi del Paese, e non dei litigiosi vertici dei partiti. Significa anche inviare ai leader dei partiti di maggioranza l’indicazione che le questioni interne, di qualunque natura siano, dovranno venire discusse behind closed doors, per garantire una parvenza di immagine integrata dell’azione del governo e per il bene del sistema paese in questa delicatissima fase interna ed europea. Resta da vedere come questo messaggio comunicativo possa essere accolto dall’elettorato e all’interno del sistema dei partiti. Conte, immettendosi nuovamente nel circuito comunicativo e spendendo la propria credibilità davanti a tutti, ha giocato la sua partita. Chissà come verrà inteso questo messaggio da Renzi e Di Maio, nei prossimi giorni alla prova della guida dei gruppi parlamentari chiamati a discutere e ad approvare la legge di bilancio in Senato. La stabilità dell’esecutivo, in attesa degli esiti delle complesse elezioni regionali di questo inverno, dovrebbe essere garantita almeno dall’assenza del fuoco amico, in termini comunicativi.



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