C’è un messaggio nascosto nell’informativa del premier Giuseppe Conte alla Camera sul Mes. Una mini apertura su possibili trattative con i partner europei, non tanto per cambiare il trattato, quanto per dare allo stesso, quando sarà approvato, una interpretazione meno sfavorevole all’Italia. Niente che possa accontentare il fronte anti riforma del Salva stati, comunque una indicazione utile a capire quale potrebbe essere il prossimo tema di confronto tra l’Italia e l’Europa.
Riguarda uno dei punti più discussi del Mes, le clausole di azione collettiva sulle emissioni di debito, che consentono a una maggioranza qualificata di creditori dello Stato, chi cioè detiene titoli di debito pubblico, di allungare la durata dei titoli o di ridurne il valore. Può succedere nel caso in cui, ad esempio, gli stessi investitori temano l’insolvenza. Questa possibilità c’è già ma vale per singole emissioni. Con la riforma del Mes i creditori potranno decidere una “ristrutturazione ordinata” sull’intero ammontare del debito di uno stato. Ed è il passaggio dalle dual limb Cacs, alle single limb Cacs. Che si tratti di un rischio, sia pure remoto, lo ha ammesso lo stesso Conte che ha definito “controverso” il tema. In casi estremi può aprire la porta a una ristrutturazione di tutto il debito italiano.
Ma il premier ha anche chiarito che questo aspetto fa parte del “restante negoziato” che seguirà l’eventuale approvazione del Mes. Sulle clausole, ha spiegato, “l’Italia dovrà battersi per ottenere che venga mantenuta la possibilità di effettuare sub aggregazioni”. In altre parole reintrodurre una differenziazione tra diverse emissioni. Una soluzione particolarmente adatta “alle specificità del debito italiano, composto da una molteplicità di strumenti diversi per caratteristiche finanziarie, per scadenza, per indicizzazioni e per tipologie di investitori”. L’Italia “è impegnata tuttora in un negoziato” per ottenere una soluzione che “mantenga l’elasticità del modello dual limb”. Altro obiettivo per la trattativa futura: ottenere che il quorum di voti di investitori per attivare le clausole sia mantenuto al livello attuale, due terzi, e non sia abbassato come chiedono alcuni.
In sostanza, la partita sul capitolo più rischioso del Mes è ancora aperta, si giocherà nel provvedimenti che attueranno i principi del trattato. Ma il successo dell’Italia dipende dalla capacità che avrà il governo di condurre un’altra trattativa e quindi dalla sua solidità.