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Dopo l’attacco alla petroliera, pronta una rappresaglia coordinata contro l’Iran

Regno Unito, Israele, Stati Uniti e Romania pensano a una rappresaglia congiunta dopo l’attacco alla Mercer Street. Accusati i Pasdaran di aver superato una linea rossa con l’uccisione di civili

“Il Regno Unito, gli Stati Uniti e la Romania hanno concluso che l’Iran è molto probabilmente responsabile di questo incidente. Gli alleati rimangono preoccupati per le azioni destabilizzanti dell’Iran nella regione e chiedono a Teheran di rispettare i suoi obblighi internazionali”: nel comunicato di condanna e condoglianze sulla vicenda che ha coinvolto il tanker “Mercer Street”, anche la Nato si accoda nell’indicare l’Iran come (probabile) responsabile. Quello che è successo quattro giorni fa segna un precedente preoccupante: nella guerra che si combatte da anni tra Iran e Israele e Stati Uniti, ci sono stati due morti. I droni kamikaze Shadad 136 dei Pasdaran — questa la più accredita delle ricostruzioni sui responsabile e sul mezzo usato — hanno ucciso un cittadino europeo (il comandante romeno) e un britannico che lavoravano sul ponte dell’imbarcazione giapponese di proprietà di una società basata a Londra e riconducibile a un magnate israeliano.

Un limite è stato superato, le vittime civili. Per questo Londra, Gerusalemme, e poi Washington e Bucarest hanno annunciato una reazione. Proporzionata, mirata, su obiettivi militari, ma ci sarà. Non è detto che sia troppo visibile, visto che uno degli warfare in cui potrebbe muoversi la rappresaglia è quello cyber (su cui ci sono state già schermaglie in passato). Impossibile però che Teheran la passi liscia, perché oltre al superamento del limite, della linea rossa, c’è stato l’annuncio sulla retaliation, l’esposizione pubblica. Il capo del governo inglese Boris Johnson ha detto che l’Iran deve pagare le responsabilità per quel che fa; il segretario di Stato americano ha detto che “l’attacco drone iraniano avrà una risposta appropriata”. Della risposta comune ha parlato anche il Consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense, Jake Sullivan, in un incontro con il nuovo collega israeliano Eyal Hulata; i due si sono visti per organizzare la visita alla Casa Bianca del primo ministro Naftali Bennett, per questo la volontà di coordinarsi è ancora più importante (Bennett ha annunciato di aver condiviso tutte le informazioni con gli alleati).

A proposito di coordinamento, Regno Unito e Romana hanno convocato contemporaneamente gli ambasciatori iraniani nei loro paesi per chiedere chiarimenti sul sospetto attacco iraniano. “L’Iran deve cessare immediatamente le azioni che mettono a rischio la pace e la sicurezza internazionali”, ha commentato il Foreign Office. “Non c’è alcuna giustificazione [per] attaccare deliberatamente i civili”, ha twittato lunedì il ministro degli Esteri romeno Bogdan Aurescu: “Continuiamo a coordinare con i nostri partner una risposta adeguata”. Ha risposto il portavoce del ministero iraniano, annunciando che qualsiasi ”avventurismo anti-iraniano” riceverà “risposta immediata e incisiva”. Teheran si dichiara non coinvolto. La questione è anche alla base delle proteste che Israele ha espresso all’Ue, con Bruxelles che ha ricevuto critiche per la decisione di inviare una delegazione istituzionale all’inaugurazione del presidente Ebrahim Raisi (raccontata su queste colonne da Gabriele Carrer, anche con un occhio alle vicende che hanno interessato l’Italia sull’argomento).

Anche perché dovesse essere rapida, la rappresaglia arriverebbe proprio nei giorni in cui il nuovo presidente iraniano inizia il suo corso politico. Conservatore, Raisi rappresenta il punto di allineamento del policentrismo della Repubblica islamiche su posizioni più ideologiche rispetto a quelle pragmatico-riformiste degli otto anni di presidenza Rouhani. Posizioni che di fatto hanno già messo in stallo il tentativo di ricomposizione dell’accordo sul nucleare Jcpoa. L’attacco alla Mercer Street non è una novità tuttavia: azioni del genere sono avvenute anche durante i governi precedenti, più orientati al dialogo con l’Occidente. Testimonianza che i Pasdaran sono una realtà a sé stante, uno stato nello stato che si muove secondo regole, agenda e convenienze che auto-definisce. Ma adesso quella realtà potrebbe portare al ministero della Difesa il generale Amir Ali Hajizadeh, capo delle forze aeree dei Pasdaran e (secondo spifferate ai media da parte dell’intelligence israeliana) mandate dell’attacco alla Mercer Street. Potrebbe cambiare qualcosa nello scontro in corso? L’aggressività e i rischi cresceranno?

(Foto: US Central Command, un elicottero si alza dalla R. Reagan per portare assistenza alla Mercer Street)

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