Come raggiungere i giovanissimi? La Cia sta cercando nuovi strumenti. Ma dopo le polemiche esclude piani per uno sbarco sull’app cinese
Quasi 400.000 seguaci su Instagram, 60.000 su YouTube, un milione su Facebook e oltre tre su Twitter. Ma la Cia sta guardando ad altre piattaforme. Politico ha raccontato come l’agenzia d’intelligence statunitense stia cercando di mostrare “un lato più morbido” attraverso i social media. E un portavoce ha spiegato che “con Tik Tok, ovviamente, c’è il rischio cinese” ma entrare nell’app preferita dalla Generazione Z rimane una possibilità.
Parole che hanno alimentato riacceso le polemiche negli Stati Uniti riguarda a TikTok sulla quale, a giugno, il presidente Joe Biden aveva firmato un executive order per revocare i divieti imposti dal suo predecessore Donald Trump su alcune app di aziende cinesi, tra cui quella video che è di proprietà di ByteDance.
A muoversi per primo è stato il senatore repubblicano Marco Rubio, vicepresidente della commissione Intelligence. Già nelle settimane passate era tornato alla carica chiedendo alla Casa Bianca di bandire l’app dopo che, come raccontato anche su Formiche.net, ByteDance aveva venduto l’1% delle quote della sua controllata Beijing ByteDance Technology, che ha sede, management e operazioni in Cina, a WangTouZhongWen Technology, società nelle mani di tre aziende statali, una delle quali risulta collegata a un fondo finanziato dalla Cyberspace Administration of China, l’autorità che recentemente si è esposta contro Tencent, ha sanzionato Alibaba e chiuso Didi, e sta lentamente portando il Dragone al controllo totale del governo su Internet.
Questa volta Rubio ha scritto una lettera a William Burns, direttore della Cia. “Invece di dedicare preziose risorse di sicurezza nazionale per un’agenda sbagliata, la Cia dovrebbe concentrarsi sulle sfide più urgenti del nostro tempo, comprese le minacce del Partito comunista cinese, della Russia di [Vladimir] Putin, del regime iraniano e delle le reti terroristiche che si stanno rafforzando a causa della gestione del ritiro dall’Afghanistan da parte dell’amministrazione Biden”, si legge. E ancora: “TikTok ha milioni di utenti attivi negli Stati Uniti. Per questo, la Cia dovrebbe mettere in guardia sui rischi associati a TikTok e ad altre app straniere sviluppate in Stati di sorveglianza autoritaria, non normalizzarle”.
Per questo, il senatore ha chiesto un passo indietro alla Cia.
E così, dopo la pubblicazione dell’articolo e le polemiche, un portavoce ha chiarito a Politico che “attualmente” la Cia “non ha intenzione di iscriversi” a TikTok.