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Libia, così il Congresso Usa vuole aiutare la stabilizzazione

I congressisti americani stanno promuovendo una legge per la stabilizzazione della Libia che imporrà all’amministrazione Biden di alzare il livello del coinvolgimento nelle questioni del Paese mediterraneo (e complicherà la strada ad Haftar)

Il Congresso sta diventando “il miglior alleato del popolo libico nell’aiutarlo a lottare per il suo diritto a vivere in libertà, pace e democrazia, e non sotto l’ennesimo dittatore”, scrivono in un’analisi per The Hill due esperti dell’area Mena come Sasha Toperich e Debra Cagan. E in effetti, leggendo le azioni dei legislatori, pare che da Capitol Hill parta una forma di interessamento più ampio sulla Libia. Se i contatti diretti con Tripoli sono quasi sempre gestiti dal comparto sicurezza (in particolare dalla branca del Pentagono Africom), la Camera e il Senato si muovono proiettando l’impegno americano verso le elezioni del 24 dicembre.

L’attuale governo libico ha un incarico ad interim: il compito, affidatogli dal Foro di dialogo politico costruito dall’Onu, è quello di traghettare il Paese verso nuove elezioni presidenziali e parlamentari. La situazione all’interno del Paese è delicata, le divisioni stanno ritardando il percorso elettorale e il rischio è che se salta l’appuntamento si scivoli verso una deriva violenta – che in Libia significa ritorno a scontri armati tra milizie, come si è visto nell’ultimo decennio. La necessità del voto (anche legata alla sfiducia parlamentare ricevuta dall’attuale governo) è uno dei punti fissi che accomuna la visione di alcuni attori esterni che seguono il dossier, su tutti l’Italia e appunto gli Stati Uniti (come evidenziato in più occasione da Daniele Ruvinetti, senior fellow della Fondazione Med Or, su Formiche.net).

Nelle ultime settimane, i congressisti americani si sono mossi votando emendamenti e risoluzioni che parlano di Libia. Venerdì primo ottobre, sono state approvato due misure importanti. La prima richiede che il presidente esamini i presunti trasgressori dell’embargo sulle armi per sanzionarli ai sensi dell’ordine esecutivo 13726 (sulla Libia grava un embargo militare dell’Onu, costantemente violato dai paesi che hanno sostenuto le due parti in guerra, e davanti a queste violazioni denunciate dalle Nazioni Unite l’Unione europea ha lanciato la missione di controllo “Irini”). Con la seconda misura i legislatori americani richiedono che il dipartimento di Stato riferisca sui crimini di guerra commessi da cittadini statunitensi in Libia.

In questa seconda risoluzione il nome di Khalifa Haftar, capo miliziano dell’Est del Paese, è citato molte volte. Haftar ha doppia cittadinanza, libica e statunitense, e pare che la misura sia cucita a pennello su di lui. Human Rights Watch ha riferito di torture, sparizioni, sequestri di proprietà, saccheggi e distruzioni commessi dalle forze di Haftar in Cirenaica. Completamente controllato dal pugno di ferro haftariano, l’est della Libia è diventato nell’ultimo decennio uno stato di polizia; in seguito al fallito assalto di Haftar a Tripoli (lanciato nell’aprile 2019 e fermato soltanto lo scorso autunno dopo l’intervento turco a difesa del precedente governo onusiano) 200mila sono ancora sfollate, e fosse comuni dove sono stati seppelliti precinti oppositori sono state trovate a Tarhuna. Nel corso dei combattimenti, la milizia haftariana ha compiuto anche attacchi indiscriminati.

Pochi giorni prima che il Congresso degli Stati Uniti approvasse gli emendamenti, Haftar si è dimesso dal suo ruolo militare per i prossimi tre mesi, con l’intenzione di candidarsi alla presidenza alle elezioni previste per il 24 dicembre, e assegnando al suo capo di stato maggiore gli incarichi per questo breve periodo. La risoluzione statunitense sembra avere una tempistica, dunque. Il Congresso ha una linea più rigorosa e in alcuni casi meno pragmatica su certe questioni: le unità del dipartimento di Stato, dell’intelligence e dei militari che operano in Libia mantengono comunque una forma di dialogo con il lato haftariano, anche perché è ritenuto indispensabile per la ricomposizione del quadro securitario e dunque per la stabilità generale del Paese.

In discussione a Washington c’è anche un legge bipartisan sulla stabilizzazione della Libia, HR 4644, introdotta e rapidamente passata alla Camera con 386-35 voti. Il disegno di legge viene presentato al Senato, sempre in modo bipartisan, dai senatori Chris Coons (Dem), Lindsey Graham (Rep), Chris Murphy (Dem), e Marco Rubio (Rep) e dovrebbe essere passato prontamente. Dopo che il presidente Biden avrà firmato il disegno di legge, la sua amministrazione dovrebbe agire con maggiore spinta per assistere il percorso verso la stabilità libica. Secondo l’analisi di The Hill, questa legge complicherà anche la strada per un’eventuale candidatura elettorale di Haftar. Due giorni dopo che la Camera dei Rappresentanti ha approvato il Libya Stabilization Act, il 28 settembre, un contratto con una società di lobbisti di Washington assunta da Haftar  all’inizio del mese è stato annullato.

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