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Libia, riconoscimento in cambio di appoggio. Il figlio di Haftar cerca Israele

Viaggio in Israele del figlio del generalissimo della Cirenaica per cercare appoggio in vista delle elezioni e non solo. Avrebbe offerto di estendere il riconoscimento ufficiale dello Stato ebraico a funzionari israeliani in cambio del supporto diplomatico e militare al padre. Ecco perché

Saddam Haftar, il figlio del capo miliziano dell’Est libico Khalifa Haftar, avrebbe offerto di estendere il riconoscimento ufficiale dello stato ebraico a funzionari israeliani in cambio del supporto diplomatico e militare al padre. L’offerta sarebbe stata avanzata da Saddam, per conto del generalissimo, lunedì scorso, durante una visita in Israele. Da chi traccia i voli aerei attraverso le fonti open-source era stato segnalato che il Dassault Falcon della famiglia Haftar era atterrato all’aeroporto Ben Gurion – proveniente da Dubai – prima di rientrare in Libia. Evidentemente lo stop di novanta minuti non era un semplice scalo tecnico, ma ad attendere il libico c’erano degli interlocutori. È possibile che il viaggio sia stato organizzato – o richiesto – dagli emiratini, che in questo momento, dopo gli Accordi di Abramo, hanno un filo diretto con gli israeliani; cooperazioni che riguardano anche i servizi di intelligence. Abu Dhabi è stato uno degli attori esterni più attivi sulla Libia, sostenendo le posizioni del miliziano di Bengasi – che fino a ottobre di un anno fa cercava di prendersi il paese con la guerra e che attualmente è parte del processo di stabilizzazione seppure su posizioni molto scettiche.

La notizia della visita di Saddam è stata data da Haaretz attraverso Yossi Melman, giornalista sempre molto informato sulle dinamiche connesse all’intelligence israeliana. Stando a quanto pubblicato, Haftar è in contatto con il Tevel, l’unità del Mossad che gestisce i rapporti con gli esponenti di Paesi con cui Israele non ha relazioni. Questo genere di collegamenti non sono nuovi, le forze di Haftar e la Cirenaica hanno più volte cercato l’appoggio israeliano nel dossier libico: per esempio, l’anno scorso, Abdul Salam al-Badri, vice primo ministro del governo ribelle della Libia orientale, aveva detto in un’intervista al Times of Israel che la Libia non sarà mai nemica dello Stato ebraico “e speriamo che ci sosterrete” perché “sono solo le circostanze che ci hanno separato finora”. In Libia anni fa viveva una forte comunità ebraica costretta a lasciare il Paese dalla costante erosione del proprio ruolo nel tessuto sociale e nazionale. Come raccontato da Gabriele Carrer su queste colonne, l’Africa è attualmente sotto le attenzioni del Mossad, che vi vede spazi di opportunità per Israele, ma anche la necessità di avere informazioni su ciò che accade, connesso ai gruppi terroristici quanto ai rivali strategici come l’Iran. Saddam Haftar, che non è sempre allineato con il padre, sta cercando di sfruttare la situazione prima delle elezioni?

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