Intervista all’europarlamentare azzurro: “Zagabria nell’Ue è un valore aggiunto. Romania, Polonia e Bulgaria non si scoraggino”. E sul covid “serve una risposta europea per contrastare il possibile aumento dei casi”
Non era scontato l’ingresso della Croazia nell’euro, ma oggi questo passo viene pesato come il giusto riconoscimento di un percorso fatto di progressi e risultati raggiunti. Secondo l’europarlamentare di Forza Italia Salvatore De Meo così l’Europa diventa sempre più interessante, acquisendo un valore anche simbolico soprattutto in questo momento in cui si vede il tentativo di screditare l’Unione europea.
Croazia nell’euro: cosa porta di buono Zagabria a Bruxelles e cosa comporta per l’Ue?
Innanzitutto credo che sia un valore aggiunto e conferma come l’Europa sia un punto di riferimento: più siamo, meglio siamo, un luogo comune che in questo momento ha un valore assolutamente positivo. Significa che trova sbocco un percorso così complesso, visto che sono stati necessari diversi anni per poter completare l’ingresso nella zona Schengen. Così l’Europa diventa sempre più interessante, acquisendo un valore anche simbolico soprattutto in questo momento in cui si vede il tentativo di screditare l’Unione europea. Il 2023 inizia in un momento positivo, mettendo a bordo un partner che conferma quanto sia importante allargare ulteriormente il progetto europeo.
Bulgaria, Romania e Polonia restano ancora in attesa. C’è il rischio di malumori in questo senso?
Bisogna distinguere le situazioni. La Croazia ha fatto un percorso che è stato valutato, deve ancora fare ovviamente ulteriori passi, ma questo è un processo fisiologico che vede ovviamente una valutazione in ragione di quelli che sono i progressi. Io non credo che ci debbano essere malumori, dobbiamo invece mantenere aperto un dialogo propositivo che permetta anche a questi Paesi di migliorare ulteriormente le loro condizioni per poter aderire convintamente e non a fasi alterne, a quelle che sono le grandi opportunità che l’Europa mette a disposizione.
Il livello di indebitamento di alcuni Paesi balcanici può rappresentare un’occasione per super player esterni? Abbiamo visto le penetrazioni cinesi con la Bri ad esempio in Montenegro…
È una situazione che va monitorata con grande prudenza. Dobbiamo sicuramente far sì che questi Paesi vengano messi in condizione di poter recuperare gradualmente e in maniera sostenibile il loro indebitamento. L’Europa non può essere una sorta di contenitore dove si rimettono tutte le problematiche: queste sono anche le preoccupazioni che alimentano quella forma di resistenza di alcuni Paesi rispetto all’allargamento e all’estensione del progetto europeo, perché si pretende che vengano prima risolte alcune problematiche interne all’Unione europea. Quindi l’Europa oggi ha una grande missione, che è quella di dover rafforzare il suo processo di integrazione interno ed esterno.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani lo ha detto sin dai primi giorni del suo insediamento: il costone balcanico è strategico per l’Italia, senza dimenticare la water diplomacy. Come l’Italia potrà farsi pivot?
Quel fronte è strategico anche in ragione di tutte le dinamiche dei processi migratori: quindi il ministro Tajani ha ben individuato una strategicità di quell’azione che l’Europa ha messo in campo e all’interno della quale l’Italia può essere ovviamente l’interlocutore privilegiato per motivi storici, per caratteristiche e soprattutto anche per interessi. Noi siamo interessati ad una definizione di queste posizioni dei Balcani da un punto di vista politico ed economico, perché possono essere dei partner molto interessanti anche per la nostra nazione. Sono convinto che l’Italia, in questo nuovo percorso intrapreso con il governo Meloni, saprà svolgere questo ruolo di garante di quelle che sono però le condizioni che vanno rispettate.
Ovvero?
Sono Paesi che attendono la definizione di alcune procedure, ma ho sempre sostenuto che la miglior politica estera in questo caso è rafforzare i processi di integrazione rispettando le regole. Quindi l’Italia può essere determinante, come lo sarà a mio avviso in tutto il progetto di rilancio dell’Unione europea. C’è bisogno di più Europa ma c’è anche bisogno di più Italia all’interno dell’Europa.
Sull’aumento dei casi Covid si può ipotizzare una una reazione una risposta europea per impedire il possibile aumento dei contagi?
Nella giornata di ieri la delegazione di Forza Italia, su mia richiesta, ha inoltrato un’interrogazione per chiedere proprio che l’Europa intervenga con una strategia unica che permetta di arrivare ad uno screening puntuale di tutti i passeggeri in transito dai Paesi terzi indistintamente. Anche perché continuano ad essere molto frammentarie le notizie certe sulla reale situazione emergenziale in alcune aree del mondo e chiediamo che questo avvenga in maniera armonizzata e coordinata in tutti i Paesi europei. Per quanto il Centro europeo dedicato proprio al monitoraggio ritenga che non ci sia questa pericolosità, noi invece riteniamo che non si debba sottovalutare nessun tipo di indicatore, perché non possiamo mettere a rischio lo sforzo fatto in questi due anni a fronte di oltre 1.000.000 di decessi e ingenti danni economici. Quindi, noi insistiamo perché l’Europa riesca anche in questo a dimostrare una solidarietà che permetta a tutti gli Stati di monitorare gli ingressi e soprattutto di monitorare quelle che possono essere eventuali varianti, al fine di contenere il più possibile qualsiasi tipo di contagio.