Gianni Letta, nato nel 1935 ad Avezzano, è stato il grande tessitore della politica italiana. Laureato in Giurisprudenza, inizia come giornalista, diventando a 36 anni direttore de Il Tempo, voce moderata vicina alla DC. Negli anni ’70, Roma diventa il suo palcoscenico: costruisce relazioni con politici, imprenditori e Vaticano, affinando uno stile discreto ma incisivo. Appassionato di jazz, si dice che ascolti Miles Davis per rilassarsi, un’eco della sua capacità di improvvisare con armonia nelle crisi.
Nel 1987, Silvio Berlusconi lo chiama in Fininvest per gestire i rapporti istituzionali. Letta diventa l’ambasciatore del Cavaliere, mediando con la Dc, i socialisti e la Santa Sede. Colleziona orologi d’epoca, simbolo della precisione con cui cura i suoi legami. Con la nascita di Forza Italia nel 1994, è sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nei governi Berlusconi. A Palazzo Chigi gestisce dossier delicati: servizi segreti, Quirinale, Chiesa. È lui a ricucire con la Cei dopo gli scandali del 2009, salvando il centrodestra da una rottura con i cattolici. Tifoso della Roma, segue i derby in segreto, spegnendo lo schermo se interrotto.
Cattolico praticante, il suo rapporto con il Vaticano è un pilastro: da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI, è il laico di fiducia. Schivo, evita i riflettori; la sua casa a Prati è piena di libri e vinili. Risolve cruciverba nelle riunioni, mantenendo la calma. Criticato come simbolo di un potere opaco, resta un mito: un democristiano senza tessera che ha segnato un’epoca. A 90 anni, vive ritirato, ma la sua ombra è lunga.
Tutte le foto di Umberto Pizzi.
(c) Umberto Pizzi – Riproduzione riservata