Un aereo da ricognizione operato dalle forze armate tedesche della missione europea Aspides è stato colpito da un laser proveniente da una nave cinese nel Mar Rosso, sollevando tensioni diplomatiche. L’episodio si inserisce in un contesto più ampio di interferenze e instabilità causata dagli Houthi lungo una rotta strategica
Il ministero degli Esteri tedesco ha convocato l’ambasciatore cinese a Berlino, Deng Hongbo, per chiedere spiegazioni di quanto successo nel Mar Rosso, dove un laser di un’imbarcazione della Marina dell’Esercito popolare di liberazione avrebbe “inquadrato” un aereo con a bordo uomini della Deutsche Marine inseriti nel dispositivo EuNavFor Aspides.
Aspides è la missione, sotto Force Commander italiano e basata in Grecia, con cui l’Unione Europea protegge le navi lungo la tratta Bab El Mandeb-Suez, che da domenica è tornata particolarmente infuocata dopo che gli Houthi hanno ripreso gli attacchi alle navi che considerano collegate a Israele. I ribelli yemeniti dichiarano di agire (da quasi due anni) in solidarietà con Hamas, ma pensano agli equilibri di forza nel conflitto locale e si muovono anche in connessione con l’Iran (che gli fornisce la componentistica militare).
Domenica una nave greca battente bandiera liberiana, la Magic Seas, è stata colpita prima dai barchini degli Houthi e poi da droni navali. L’equipaggio è fuggito, soccorso da una nave mercantile che ha risposto alla chiamata di SOS. Stava trasportando ferro e fertilizzanti dalla Cina alla Turchia al momento dell’attacco, ossia aveva al suo interno interessi economici cinesi, ma la Cina non fornisce supporto operativo nel Mar Rosso.
Non lo fa, da sempre, nonostante abbia una base navale a Gibuti (la terraferma più vicina alla Magic Seas). Pechino ha scelto di non partecipare alla sicurezza collettiva a cui Aspides provvede insieme alle missioni anche offensive condotte dagli Stati Uniti nel corso di questi due anni di destabilizzazione della principale rotta commerciale euro-asiatica. Ora però quanto accaduto ai tedeschi alza il livello dell’attenzione. Non solo non partecipa alla sicurezza collettiva, ma la Cina addirittura complica le attività delle navi europee che faticosamente lavorano per garantire sicurezza ai cargo che solcano quelle acque?
“Mettere a rischio il personale tedesco e ostacolare l’operazione è del tutto inaccettabile”, ha dichiarato il ministero degli Esteri tedesco. Secondo le informazioni fornite dal ministero della Difesa tedesco, dallo scorso ottobre il velivolo coinvolto operava nella zona come Piattaforma Multisensore (MSP), una sorta di “occhio volante” utilizzato per la ricognizione. Durante un volo di routine all’inizio di luglio, l’aereo è stato colpito da un fascio laser proveniente da una nave da guerra cinese, già avvistata più volte nell’area.
Berlino sostiene che si sia trattato di un “attacco”, avvenuto senza preavviso né comunicazioni. “L’uso del laser ha messo in pericolo la sicurezza dell’equipaggio e dell’aeromobile”, spiega il ministero, precisando che, per precauzione, la missione è stata interrotta e l’aereo è rientrato in sicurezza nella base di Gibuti — angolo del Corno d’Africa che ospita diversi avamposti strategici. Successivamente, le operazioni della piattaforma MSP nell’ambito di Aspides sono riprese regolarmente. Il ministero ha aggiunto che la piattaforma è fornita da un’azienda civile specializzata, ma vi partecipano anche militari tedeschi. I dati raccolti dal sistema contribuiscono in modo rilevante alla consapevolezza situazionale di tutti i partner della missione.
L’incidente nel Mar Rosso non è un caso isolato. La Cina è stata accusata di azioni simili in diverse occasioni: nel 2018, sempre a Gibuti, laser cinesi avrebbero disturbato piloti americani, causando rischi per la sicurezza aerea; nello stesso anno, nel Mar Cinese Meridionale, aerei Usa furono presi di mira in modo analogo. Nel 2022, un aereo australiano P-8A Poseidon fu illuminato da un laser di una nave cinese nell’Oceano Pacifico, mentre nel 2023 la Guardia Costiera cinese ha usato un laser contro un’imbarcazione filippina nelle Spratly.
La Cina ha negato le accuse. Questi episodi però riflettono una strategia di “guerra grigia” per intimidire senza escalation diretta, alzando le tensioni in aree strategiche come il Mar Rosso e il Mar Cinese Meridionale. Da diverso tempo, all’interno del corridoio indo-mediterraneo del Mar Rosso, avvengono manomissioni di Gps e altre operazioni nella zona grigia, rendendo la regione ancora più complessa.