Negli ultimi giorni i riflettori sono stati su Alexandria Ocasio-Cortez (nella foto), la giovanissima attivista portoricana, cresciuta nel Bronx, che ha vinto le primarie del Partito Democratico a New York lo scorso 26 giugno. Con il 57% dei voti ha sconfitto l’avversario Joe Crowley, deputato dal 1999. Ocasio-Cortez ha 28 anni ed è considerata la “millennial progressista”.
Ma la storia di successo della giovane ispanica non è unica. Anche per le primarie in Georgia e Texas, i democratici scelsero due donne, una di colore, Stacey Abrams, e l’altra di origini messicane, Lupe Valdez. La scommessa è sostenere una nuova immagine del partito, dando più spazio alle minoranze.
La formula “donne e latinoamericane” sembra vincente non solo in politica. Secondo uno studio dell’Università di Stanford intitolato “Le donne latine al potere”, le donne ispaniche e millennials sono le principali leader del settore imprenditoriale americano negli ultimi cinque anni.
Il numero di imprese di proprietari latinoamericani è cresciuto del 87% dal 2013, mentre gli immigrati millennials che sono arrivati negli Usa da piccoli rappresentano l’86% delle imprese di proprietà di immigrati latinoamericani. Paul Oyer, professore di Economia di Stanford e coordinatore della ricerca, sostiene che la tendenza “è positiva per tutto perché permette di aumentare le entrate fiscali e crea nuove opportunità di business”. Il report indica che i cinque Stati con più imprese guidate da donne latinoamericane sono California (24%), Texas (15%), Florida (15%), New York (5%) e Illinois (4%). Lo studio di Stanford sottolinea però che molti imprenditori ispanici trovano difficoltà per accedere a finanziamenti bancari.