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Gianluca Zapponini About Gianluca Zapponini

Gianluca Zapponini, romano dal 1985, giornalista professionista dal 2016, papà di una bimba e gran goloso di notizie. Nel 2010 fresco di laurea di Scienze Politiche sono approdato a Milano Finanza, per restarci oltre 4 anni. Quotate, mattone, giochi, una spruzzata di politica ma soprattutto tanta tanta finanza pubblica. Poi il passaggio dalla carta stampata all'agenzia finanziaria MF-DowJones e infine l'arrivo a Formiche.net.

Come creare redditi a prova di inflazione. La versione di Morando

Intervista all’ex viceministro dell’Economia. Per salvare i redditi da lavoro serve un minor carico fiscale e una contrattazione che agganci i salari alla produttività. I bonus servono al momento, ma senza misure strutturali come transizione e ritorno all’atomo non risolvono il problema dei costi energetici. Il Superbonus? Un errore sopprimerlo

Altre 80 aziende cinesi, quotate a Wall street, nel mirino degli Usa

Un mese fa il primo vero cedimento della Cina, con l’annuncio della possibilità per i funzionari della Sec americana di aprire i libri contabili delle big tech del Dragone quotate a New York, pena il delisting coatto. Ma Washington alza il tiro e infila decine di altre aziende nella lista di chi deve adeguarsi agli standard di trasparenza Usa

Allarme banche. La Cina ha paura di finire come la Russia

Pechino teme che un allargamento del conflitto e un appoggio a Mosca possa portare alle medesime sanzioni utilizzate contro l’ex Urss. Per questo ha convocato una riunione di emergenza con le banche, anche per capire come proteggere le riserve estere, affinché non facciano la stessa fine di quelle russe

Powell non infierisce sui tassi. E lo spread ringrazia

La banca centrale americana alza il costo del denaro di 0,50 punti, allontanando lo spettro di una stretta troppo repentina. I mercati ringraziano e i rendimenti sui titoli italiani si raffreddano. Ma governatore della Federal Reserve e analisti avvertono: il vero nemico è l’inflazione e non la recessione. Intanto la Bank of England porta i tassi all’1%

Mediobanca, Fidia e quei marchi simbolo del boom. Lezioni per il capitalismo di oggi

Dall’archivio storico Vincenzo Maranghi di Piazzetta Cuccia emergono i documenti sull’esperienza nei primi anni 60 della holding Fidia e di marchi storici come De Rica, Bertolli e Samis. Non tutto andò per il verso giusto, ma c’è molto da imparare. A cominciare dalla visione di Enrico Cuccia per un capitale privato al servizio della crescita

Dalla Fed alla Bank of England, scocca l'ora dei falchi

Nelle prossime ore il Fomc approverà un secondo rialzo dei tassi, probabilmente di 0,50 punti, sull’onda di un’inflazione ai massimi da 41 anni e della corsa dei rendimenti sui Treasury. Poi toccherà a Inghilterra, Brasile, ma non solo. Mentre in Europa si compra tempo. Per ora…

 

Prima il Pil. E la Cina smette di bastonare Alibaba e le Tech

Dopo due anni di repressione sull’industria tecnologica, Pechino cambia idea e mette in cima ai pensieri la crescita, allentando la stretta sulle big tech del Dragone. Perché tra capitali in fuga e mattone in agonia c’è poco da fare i duri e puri. Intanto, a New York…

Una banca al posto di tre. La Russia gioca la carta del risiko

La governatrice Nabiullina è pronta a sostenere la fusione dei tre principali istituti, ovvero Vtb, Otkritie e Rncb. Con il capitale sotto stress il consolidamento appare come l’unica chance di sopravvivere all’urto delle sanzioni. E non è la prima mossa disperata della banca centrale

Vi spiego come battere (davvero) l'inflazione. La versione di Cipolletta

Intervista all’economista che nel 1992, da dg di Confindustria, negoziò la soppressione della scala mobile. Sbagliato tornare a forme di indicizzazione dei salari, si rischia solo una spirale inflazionistica. Meglio aggiornare ogni anno i contratti collettivi. La Bce? A Francoforte non sono in stato confusionale sui tassi, semplicemente c’è a chi un aumento del costo del denaro conviene e a chi no

La Cina si dissangua. Perché i capitali fuggono da Pechino

Nei primi due mesi dell’anno investitori e fondi hanno disimpegnato 17 miliardi di dollari, certificando il lungo addio alla seconda economia globale. Le ragioni sono più di una e tutte su piani diverse, come racconta un Report Ispi che analizza la fuga dei capitali da Pechino

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