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Migranti dall’Afghanistan. L’Ue non può farsi trovare impreparata

Di Alberto Tagliapietra

Gli sviluppi in Afghanistan aumenteranno il numero di arrivi nell’Unione europea, con tutte le conseguenze che questo implicherà. Basti pensare alle tensioni tra Grecia e Turchia. Nel giorno del Consiglio Affari esteri Ue straordinario, pubblichiamo un’analisi di Alberto Tagliapietra, program assistant presso il Mediterranean Policy Program del German Marshall Fund di Bruxelles

Kabul è caduta. E adesso? Gli scenari di Bellodi

Di Leonardo Bellodi

Prima di pensare a cosa fare domani, c’è un tema più urgente: portare via, in qualsiasi modo, chi in questi anni ha collaborato con i nostri militari e ora rischia la vita. Le sanzioni contro i Talebani di Europa e Usa sono un’arma spuntata, ma… L’analisi di Leonardo Bellodi

Draghi, Merkel e l'Europa che verrà. Le previsioni di Fitoussi

Di Jean-Paul Fitoussi

La postura della Germania dipenderà dalla capacità del successore della cancelliera di impostare una politica autorevole e flessibile, da leader europeo. La sospensione, seppur temporanea, di norme come il Patto di stabilità e crescita e il Fiscal compact costituisce comunque una svolta epocale. Il commento di Jean-Paul Fitoussi

Oggi Kabul, domani Roma? Rafat spiega l'asse Isis-Talebani

Di Ahmad Rafat

Dopo vent’anni di guerra logorante, l’Occidente ha regalato l’Afghanistan ai Talebani. Ma insieme a loro un vecchio nemico, l’Isis, riprende forma e forza. Ecco perché la presa di Kabul dovrebbe preoccupare anche Roma, Parigi, Berlino, Bruxelles. Il commento di Ahmad Rafat, già vice-direttore di Adnkronos International

Akira Kurosawa come Luigi Pirandello. Il ricordo di Mario Verdone

Di Mario Verdone

Nel settembre 1951 “Rashomon” di Akira Kurosawa vinceva il Leone d’Oro a Venezia. Dopo sei mesi arrivava l’Oscar (1952) per il miglior film straniero. L’Occidente scopriva un maestro del cinema, al pari di Chaplin, Ford, Renoir, De Sica, Rossellini. Ecco un ricordo di Kurosawa scritto dallo storico, e suo amico, Mario Verdone

Così Angela Merkel ha cambiato la Germania. Un'eredità duratura

Di Tonia Mastrobuoni

Nei sedici anni del suo cancellierato, la Germania è uscita dal nucleare, ha abolito la leva obbligatoria, ha avviato la svolta energetica, ha migliorato le politiche di conciliazione per le donne, ha introdotto il matrimonio per tutti e il salario minimo, ha moltiplicato le missioni all’estero, ha mantenuto i conti pubblici in pareggio per sette anni e nel 2015 accolto un milione di rifugiati. L’articolo di Tonia Mastrobuoni, corrispondente da Berlino de La Repubblica, apparso sulla rivista Formiche

L'agosto caldo del ransomware. Accenture e la guerra tra gang di ricattatori

Di Andrea Vento e Angelica Riganti

Dopo i colpi alla sanità pubblica di alcuni Paesi europei, anche un digital player da oltre 40 miliardi di fatturato come Accenture rimane vittima di un tentativo di estorsione (l’azienda precisa che non ci sono state conseguenze sulle attività). I pareri di Iezzi (Swascan), dell’ethical hacker Chiesa, del prof. Lombardi e di Tavaroli, raccolti da Andrea Vento e Angelica Riganti (Intelligence Week)

Il futuro tedesco, ed europeo, se Laschet sarà al governo (con Baerbock)

Di Michele Valensise

Lo stanziamento di ingenti risorse comuni per fronteggiare la sfida collettiva è una svolta nella storia della costruzione europea. A questa linea la Germania del dopo Merkel dovrebbe continuare ad attenersi, tanto più se nel prossimo governo accanto a Laschet sedesse la leader verde Baerbock. L’articolo di Michele Valensise, già ambasciatore italiano a Berlino, apparso sulla rivista Formiche

Il futuro della gig economy passa dal Massachusetts?

Di Lorenzo Santucci

Il dibattito sulla classificazione dei rider, degli autisti di Uber e di chi lavora grazie alle app è sempre più acceso: in Massachusetts le aziende del settore hanno presentato una proposta di referendum (da votare insieme alle elezioni di Midterm) per dare garanzie minime a questi lavoratori senza classificarli come dipendenti. Sentenze, proposte di legge e la situazione italiana

Il foto-racconto delle proteste di Beirut. Tra popolo e governo ormai c'è un muro

Di Elisa Gestri

Il popolo libanese è sceso in massa al porto a un anno dall’esplosione al porto civile di Beirut del 4 agosto 2020. Hanno sfilato i parenti delle vittime, famiglie intere, movimenti, Ong, congregazioni religiose islamiche e cristiane, associazioni di categoria: insomma l’intera società civile. Unica, pesantissima, assenza è stata quella del governo, ancorché dimissionario, e di tutte le istituzioni politiche e governative. La cronaca e le foto di Elisa Gestri

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