Dopo anni ha riaperto a Roma l’Arco di Giano, il capolavoro dell’architettura romana del IV secolo, con un omaggio al mondo femminile. Un evento, inaugurato ieri, diventato un modo per dare luce alle logiche opprimenti della violenza di genere di cui le donne sono vittime.
L’idea è stata messa in scena dall’artista Raffaele Curi: davanti all’arco a pianta quadrangolare vicino alla Bocca della Verità nel centro della Capitale, 70 manichini femminili vestiti di kimoni bianchi portano sulla fronte un cartello rosso con la scritta cinese “Nu-shu – Le parole perdute delle donne” intitolato al Dio bifronte proprio per la sua forma.
Secondo una ricerca dell’artista, le parole appartengono all’unica lingua al mondo esclusivamente femminile, un idioma segreto creato in Cina dalle donne del popolo Yao, nella provincia dello Hunan, e da loro gelosamente custodito e tramandato per generazioni, con lo scopo di non farsi comprendere dagli uomini.
L’Arco di Giano, edificato dai figli di Costantino per celebrarlo dopo la sua morte, monumento tra i principali del Foro Boario, è rimasto chiuso al pubblico per molti anni dopo l’attentato del 28 luglio 1993.
Per Formiche.net era presente Umberto Pizzi. Ecco tutte le sue foto.
(c) Umberto Pizzi – Riproduzione riservata