Laura Boldrini e Pietro Grasso sempre più sotto i riflettori politici. In contemporanea. Nelle ultime settimane – con l’approssimarsi delle elezioni politiche in programma presumibilmente a marzo – i presidenti della Camera dei Deputati e del Senato si sono contraddistinti per un inedito attivismo politico sottolineato (e stigmatizzato) dalla maggior parte dei quotidiani e degli osservatori.
“Le Camere sono di fatto già sciolte visto l’impegno politico dei loro due presidenti. Se fosse accaduto a destra che cosa avremmo detto?“, ha commentato ad esempio su Twitter l’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli. “Dopo Grasso anche Boldrini nella mischia polemica: ormai è una moda la totale indifferenza alla terzietà da parte della seconda e della terza carica dello Stato“, ha scritto invece su Facebook il giornalista de la Stampa Fabio Martini.
Commenti che arrivano a seguito della dura presa di posizione contro il Pd e il suo segretario Matteo Renzi di cui è stata protagonista la presidente della Camera nel week-end. Chiare in questo senso le parole dell’editorialista di Formiche.net Francesco Damato: “La presidente della Camera Laura Boldrini, risparmiatasi l’uscita dal Pd solo per non esservi mai entrata, essendo stata eletta a Montecitorio nelle liste del partito allora guidato da Nichi Vendola, è appena salita sulla tribuna del popolo, diciamo così, dell’ex sindaco di Milano Pisapia per sostenere che col partito di Renzi non si possono ormai fare più accordi, qualsiasi cosa voglia o possa offrire l’ex presidente del Consiglio. E pazienza se così rifiutando, anche nelle elezioni politiche nazionali si ripeterà lo scenario delle elezioni regionali siciliane appena svoltesi, cioè con una partita giocata fra gli eserciti – si fa per dire – di Silvio Berlusconi e di Beppe Grillo, o delle loro controfigure”.
Una polemica, quella di Boldrini, che ha seguito solo di pochi giorni l’uscita di Grasso dal Pd e lo scontro che si è poi registrato tra il presidente del Senato e il Nazareno dopo la pesantissima sconfitta di Fabrizio Micari in Sicilia. Ha scritto sempre Damato: “Il presidente del Senato, e potenziale supplente del capo dello Stato, dopo essersi dimesso dal Pd conservando però la carica istituzionale, non si lascia scappare occasione per mandare all’inferno il suo ex partito. Che sarebbe politicamente morto o degenerato con l’abbandono di Pier Luigi Bersani, cui Pietro Grasso – guarda caso – deve la candidatura nel 2012 a senatore e l’elezione, nel 2013, al vertice di Palazzo Madama”.
Nella gallery le foto di Laura Boldrini e Pietro Grasso insieme, fin dalla loro elezione rispettivamente a presidente della Camera e del Senato del marzo 2013.
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