Dalla Quarta camera a camere d’albergo. È successo alla casa di Maria Angiolillo, regina dei salotti romani, la cui dimora, Villa Giulia, è stata venduta e trasformata in un Bed & Breakfast per miliardari, con tappeti verdi ad ostentare una ricchezza che prima, sobriamente, traspariva da ogni oggetto, in ogni stanza.
Ed è un passaggio epocale, sebbene la fine del salotto di Maria Angiolillo non sia datata 2020. Eppure la trasformazione fisica di quel luogo in una serie di Royal Suite ne consolida la mutazione, così come mutato è il contesto socio-politico italiano, e romano.
“Il salotto di Maria Angiolillo era una sorta di ufficio dove si combinavano affari – raccontava Umberto Pizzi nel 2015 in una conversazione con Formiche.net – a seconda di quello che succedeva nel Paese cambiavano gli ospiti. Se c’era la nomina dei direttori dei tg Rai, o la nomina delle dirigenze, allora si incontravano imprenditori e politici del settore”.
“Quando gli ospiti scendevano la gradinata per raggiungere la villa, mi dicevano ‘mi raccomando sono amico tuo, comportati bene’ e io gli rispondevo ‘veramente comportati bene tu’. Pur non condividendo quel sistema, – dice Pizzi – non ho mai mancato di rispetto a nessuno, anche se non mi risparmiavo nello scattare le foto. Maria Angiolillo era cordiale e sempre educata, le occasioni in cui l’ho fotografata sono state molte, sia sull’uscio di casa sua che in altri salotti”.
E politici, Umberto Pizzi, ne ha visti di tutti gli schieramenti scendere le scale di Santa Chiara per entrare poi nella Quarta camera. E se inizialmente, ricordava Pizzi, erano principalmente di destra, poi ha attirato anche uomini della sinistra. Così si possono vedere le foto di Pier Luigi Bersani, Anna Finocchiaro, i coniugi Bertinotti, che ancora oggi non disdegnano i salotti della capitale. “Ma non erano solo i politici, era l’insieme – ricordava Pizzi –. Il salotto di Maria Angiolillo era il luogo di incontro di due poteri strettamente legati, quello politico e quello economico”.
E poi un aneddoto: “Le cene non erano di grandissimo livello quindi aspettavo l’uscita degli ospiti, perché sapevo che il cibo non era un granché, ma il vino era molto buono. Anche se all’ingresso tentavano di coprirsi, all’uscita erano molto più allegri e potevo fotografarli senza problemi”.
Leggi qui l’intervista integrale a Umberto Pizzi su Maria Angiolillo e la Quarta camera.
(c) Umberto Pizzi – Riproduzione riservata