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Addio Milva, la “rossa” della musica italiana. Archivio Pizzi

“Milva è stata una delle interpreti più intense della canzone italiana. La sua voce ha suscitato profonde emozioni in intere generazioni. Una grande italiana, un’artista che, partita dalla sua amata terra, ha calcato i palcoscenici internazionali, rendendo globale il suo successo e portando alto il nome del suo Paese. Addio alla pantera di Goro”. Con queste parole il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha ricordato Milva, la cantante e attrice morta nella giornata di ieri a Milano dopo una lunga malattia.

A confermarlo allAnsa la figlia, Martina Corgnati, la quale ha spiegato che la madre era malata da tempo. La famiglia in questo momento sta organizzando l’ultimo saluto all’artista.

Milva, nata nel 1939, commendatrice dal 2007, anno del suo ultimo Sanremo, dal 2010 aveva abbandonato le scene. Storica elettrice del Pci, musa di Strehler. Come si legge su www.cinquantamila.it, era «Amata e acclamata. Ovunque. A Barcellona e Madrid (la critica ha scritto: “A sus pies señora, ai suoi piedi signora”), a Malaga, dove ha trionfato con Astor Piazzolla. Ogni volta accolta dai “bravaaa!” del pubblico (giovanissimo). La Francia l’ha nominata Officier de l’Ordre des Arts et des Lettres. Incanta la Grecia con Theodorakis, Vangelis, Mikroutsikos. E poi la Germania, la sua seconda patria che l’ha adottata da tempo, tanto che il presidente Horst Köhler le ha tributato uno dei più alti riconoscimenti, la Croce al merito di prima classe» (Claudia Voltattorni).

«È, assieme a Mina e alla Vanoni, una delle più grandi cantanti italiane. Per estensione vocale, per varietà di repertorio e per un intrinseco talento che mandava in visibilio il grande regista Giorgio Strehler, durante le prove dell’Opera da tre soldi di Brecht, ma anche in altre occasioni. Il talento consisteva nella capacità di ripetere qualsiasi musica e qualsiasi testo in qualsiasi lingua dopo un semplice ascolto o una dimostrazione del regista. Una ulteriore prova di questo talento era la sua capacità di incantare il pubblico tedesco con i Lieder cantati in lingua originale. Lei lavorava di memoria: in tedesco non era nemmeno in grado di ordinare la prima colazione» (Mario Luzzatto Fegiz).

• «Strehler amava la mia umiltà. A lui devo tutto quello che so, così come a Maurizio Corgnati, il padre di mia figlia Martina: mi hanno insegnato tanto e mi mancano molto. Ero bambina quando sposai Maurizio, marito-padre. La passione la conobbi dopo. Mi buttai a capofitto. Sbagliai altre volte nell’illusione che l’amore di un uomo sia così importante».

 

(c) Umberto Pizzi – Riproduzione riservata



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