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Per Giorgia Meloni la riforma Cartabia è ‘una romanella’. Le foto con Malagò e Severino

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Paola Severino
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Francesco Arcieri e Paolo Severino
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Giancarlo Abete
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Giancarlo Abete
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Giovanni Malagò
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Giovanni Malagò
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Antonio Conte
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Giovanni Malagò
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Giovanni Malagò
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Andrea Abodi
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Giorgia Meloni
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Giorgia Meloni
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Paolo Severino
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Simonetta Matone

Si è conclusa oggi la tre giorni del Salone della Giustizia. Molti gli ospiti dei panel che si sono susseguiti fra cui Simonetta Matone, magistrato, già giudice minorile, Andrea Abodi presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo, Giovanni Malagò, presidente Coni, Giancarlo Abete, dirigente sportivo, Gabriele Gravina, presidente FIGC.

Nel pomeriggio alle 15 un incontro con Giorgia Meloni, presidente di Fdi che ha avuto modo di dire la sua sull’ultima riforma del settore.

“La riforma Cartabia? Una ‘romanella’, una sistemata di facciata che serve a nascondere le crepe, su tutte le questioni fondamentali di fatto si è lavorato con compromessi al ribasso non si poteva fare di più perché è la natura stessa del governo. Ci volevano scelte coraggiose, ma se si cerca di mettere insieme tutto e il contrario di tutto. È evidente che le soluzioni che si trovano sono al ribasso e la riforma Cartabia fa questo su tutte le questioni principali”, ha detto Meloni.

E sulla partita del Colle: “Se il Parlamento eleggesse Silvio Berlusconi come Presidente della Repubblica nessuno potrebbe o dovrebbe dire nulla, poi vedremo cosa accadrà. Il centrodestra da solo non ha i numeri, ma ce li ha per essere protagonista in questa battaglia e comunque Berlusconi avrebbe il sostegno di Fratelli d’Italia”.

“Non sono pentita di Michetti”, ha aggiunto la leader di Fratelli d’Italia, “sono pentita dei tempi che però non sono stati solo una nostra responsabilità”. “Credo che Michetti fosse per la sua competenza un ottimo candidato per una macchina complessa come Roma. Se in questa campagna elettorale si fosse parlato di più dei temi che erano propri dell’amministrazione della Capitale e meno dei fantasmi del passato, sarebbe stato più facile per lui far comprendere questo elemento fondamentale, che era la ragione per cui l’avevamo scelto. Dando uno sguardo in giro a come sono andati i ballottaggi, Michetti al primo turno tra i candidati delle grandi città era quello che si era posizionato meglio”.

(Foto: Imagoeconomica-riproduzione riservata)



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