La monarchia, in Italia, non esiste più da ormai da 75 anni quando, il 2 giugno del 1946, gli italiani votarono il referendum istituzionale per scegliere la forma di governo all’indomani della fine della seconda guerra mondiale. Gli italiani scelsero la Repubblica, elessero i componenti dell’Assemblea Costituente che avrebbe poi scritto la Costituzione, e l’ex re Umberto II abbandonò volontariamente l’Italia.
Ma a parlare di discendenza della famiglia reale italiana è oggi il New York Times, con un articolo firmato da Jason Horowitz. Nel 2019, racconta il corrispondente da Roma, Vittorio Emanuele di Savoia, figlio di Umberto II, l’ultimo re d’Italia, ha modificato una legge medievale che consentiva la successione nella linea reale ai soli eredi maschi, includendo anche la nipote sedicenne (figlia di Emanuele Filiberto di Savoia) Vittoria Cristina Chiara Adelaide Maria, “rendendola la prima donna in 1.000 anni ad essere investita dell’autorità di guidare la famiglia e di rivendicare la defunta monarchia”.
Una mossa ritenuta del tutto illegittima dal principe Aimone di Savoia Aosta, figlio di Amedeo, cugino di Vittorio Emanuele. La ragione si può rintracciare in una intervista rilasciata dal padre di Aimone, Amedeo di Savoia Aosta, nel 2015. “Ci sono delle lettere molto chiare di re Umberto – raccontava al Giornale -. Quando Vittorio Emanuele stava sposando una sua precedente fidanzata gli ricordava la necessità del suo consenso, pena il rischio di perdere i diritti ereditari. Perché il nodo è questo: non il fatto di aver sposato una borghese ma l’obbligo del consenso paterno”. Insomma, Umberto II era contrario al matrimonio tra Vittorio Emanuele e Marina Doria, per questa ragione Vittorio Emanuele avrebbe perso i diritti ereditari e sempre per questa ragione la linea della discendenza si sposterebbe sulla famiglia Savoia Aosta.
Amedeo di Savoia Aosta ha quattro figli, tra cui Aimone, che erediterà il titolo del padre alla sua morte. “Ormai da molti anni vive in Russia – raccontava il padre -. Era andato a Mosca a lavorare per la Merloni e poi è rimasto. Adesso è presidente della Pirelli russa. Ha vissuto il ritorno della tradizione pre-sovietica, il recupero dell’aquila imperiale, delle cerimonie sfarzose, con l’ostentazione dei simboli di un passato zarista. Forse anche per questo è per molti versi più tradizionalista di me”.
Ecco una selezione di foto d’archivio di Umberto Pizzi del ramo cadetto della famiglia reale Savoia Aosta.
(c) Umberto Pizzi – Riproduzione riservata