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“Dare le risposte è facile. Il vero problema è fare le domande giuste”
Sherlock Holmes

Il calo dello spread sotto la soglia dei 200 punti base e la parallela discesa dei rendimenti sui titoli sono soltanto un buon indizio. Affinché tutto ciò diventi realmente una buona notizia, occorre adesso che i risparmi generati sui conti pubblici siano impiegati in investimenti che permettano di rilanciare formazione, occupazione e sviluppo.

L’attuale livello dei tassi sui titoli del debito pubblico permette infatti un alleggerimento delle spese per interessi stimabili tra i 10 e i 15 miliardi per il prossimo anno rispetto alle previsioni. Un risparmio ottenuto grazie al contributo di imprese, lavoratori e professionisti, che ora attendono di vedere i frutti dei sacrifici sostenuti.

Ecco perché è adesso che si gioca la vera partita, decisiva per fare del 2014 l’anno della definitiva ripartenza dell’economia italiana. Quelle risorse dovranno essere utilizzate non per restituire qualcosa a tutti, ma per incidere in maniera decisiva sulle aree che maggiormente possono concorrere al rilancio dell’Italia. L’innovazione, la professionalità, i sistemi a rete tecnologici e infrastrutturali. Basta leggere questo interessante post di Vito Lops del Sole 24 Ore (http://vitolops.blog.ilsole24ore.com/2014/01/vale-di-pi%C3%B9-lo-spread-o-la-disoccupazione-lavoro.html) per capire in quale direzione bisognerebbe andare per spingere in maniera incessante verso altre misure di attivazione di processi di crescita e di riduzione della disoccupazione giovanile.

E’ per questo che i 10/15 miliardi potenzialmente disponibili devono essere concentrati su pochi, importanti obiettivi volti a favorire l’occupazione e la formazione: ad esempio defiscalizzando gli investimenti in capitale intellettuale o investendo massicciamente su una rete wi-fi aperta a imprese, professionisti e cittadini. Una misura che, vale la pena di ribadirlo sempre e con forza, potrebbe valere da sola un incremento di 1,6 punti di PIL.

Al di là delle singole scelte, la cosa fondamentale sarà evitare redistribuzioni a pioggia, che simmetricamente ai tagli lineari – già criticati in passato da CONFASSOCIAZIONI – premiano le inefficienze e non supportano le eccellenze. Non si può avere tutto: qualsiasi sistema di governo economico o di redistribuzione dei “picchi” che appiattisca troppo la spinta al miglioramento individuale elimina la molla che da sempre muove i processi di innovazione e cambiamento.

E, dunque, la cosa fondamentale sarà “scegliere di scegliere”: un’attività che in Italia abbiamo da troppo tempo rinunciato a fare.

Il calo dello spread e la scelta di scegliere

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