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“È nostro obiettivo comune, nel tempo, fare per l’Europa dell’Est ciò che la Nato ha già contribuito a fare per l’Europa occidentale. In modo costante e sistematico, continueremo a cancellare la linea tracciata in Europa dal sanguinoso stivale di Stalin”, disse l’allora segretario di Stato, Madeleine Albright, venticinque anni fa, dando il benvenuto ai primi nuovi membri della Nato dopo la fine della Guerra Fredda.

Purtroppo, oggi in Europa si sta tracciando una nuova linea di demarcazione – da parte di un dittatore con un nome diverso che, tuttavia, non esita a commettere gli stessi crimini atroci del precedente.

Venticinque anni fa, il 12 marzo, la Repubblica Ceca, la Polonia e l’Ungheria divennero i primi Paesi dell’ex “blocco dell’Est” a entrare nella Nato. Questo evento ha cambiato il corso della storia sia per la Repubblica Ceca sia per la Nato.

Il successo dell’integrazione di questi tre Paesi nelle politiche e nelle strutture dell’Alleanza ha contribuito ad aprire le porte ad altri Paesi dell’Europa centrale, orientale e sudorientale. Già nel 2002, Praga ha ospitato un vertice della Nato in cui è stata presa la decisione su un’altra ondata di allargamento.

L’espansione della Nato nell’Europa centro-orientale è stata più importante e urgente di quanto i suoi architetti potessero immaginare. Che aspetto avrebbe oggi l’Europa se i leader dell’Occidente di allora si fossero presi dieci anni per riflettere? Se la Repubblica Ceca, guidata da Václav Havel, non avesse sfruttato la libertà, il capitale politico e la determinazione appena acquisiti per unirsi all’Occidente? Forse la Nato non avrebbe mai trovato il coraggio di impegnarsi nella difesa dell’Europa centrale. Forse oggi temeremmo che la stanchezza dell’Occidente nei confronti dell’Europa centrale prevalga e che, nell’interesse della pace, l’Occidente accetti l’influenza o il controllo russo su Riga, Varsavia, persino Praga?

Dimostriamo il nostro fermo impegno per la sicurezza condivisa attraverso i nostri sforzi diplomatici quotidiani, il nostro coinvolgimento attivo nelle operazioni alleate recenti e storiche – come quelle nei Balcani occidentali e in Medio Oriente, e il nostro incrollabile sostegno alla difesa dell’Ucraina, esemplificato da iniziative come il recente programma di munizioni.

L’invasione russa dell’Ucraina nel 2014 e la successiva escalation nel 2022 ci hanno ricordato il ruolo cruciale della Nato nella difesa collettiva. Ci stiamo ora preparando per un nuovo capitolo nella storia dell’Alleanza Atlantica. L’Ucraina, che si è coraggiosamente opposta all’esercito russo, si trova in una situazione difficile. Nonostante non sia integrata nella Nato o nell’Unione europea, l’Ucraina ha sacrificato per i valori occidentali molto più di qualsiasi altro Paese dalla Seconda guerra mondiale. Non dobbiamo rinunciare al nostro partner. Dobbiamo offrirle garanzie di sicurezza credibili.

Nel mondo di oggi, mentre i regimi autoritari minacciano la nostra sicurezza e il nostro stile di vita, assistiamo alle conseguenze della mancanza di regole. Con i dubbi sulla coesione e sul futuro dell’Alleanza che emergono da più parti in Europa e negli Stati Uniti, è chiaro che una Nato più forte è essenziale, ora più che mai. Sebbene il mondo sia sempre stato un luogo complicato, arriva un momento in cui è necessario agire. Aspettare di lasciar passare un problema può sembrare più facile, ma spesso porta a un vicolo cieco. Dal 1999, la Repubblica Ceca è al fianco dei suoi alleati e insieme andiamo avanti, aprendo la strada al futuro.

(Foto: Nato)

Da 25 anni al vostro fianco nella Nato. Scrive il ministro ceco Lipavský

Di Jan Lipavský

Nel mondo di oggi, mentre i regimi autoritari minacciano la nostra sicurezza e il nostro stile di vita, è chiaro che un’alleanza più forte è essenziale. L’intervento di Jan Lipavský, ministro degli Esteri della Repubblica Ceca

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