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Oggi la nostra riflessione settimanale punta diretta a  far emergere casi clamorosi che ci interessano (eccome!) direttamente. Cominciamo con noi, l’Europa, i conti che non tornano mai.

Draghi, con la consueta energia, ha ancora una volta dimezzato i tassi di interesse, annunciando che i tassi potrebbero ancora scendere e facendo sapere che il board della Bce ha discusso della possibilità di tagliare il tasso sui depositi, attualmente a zero, mandandolo in negativo per spingere le banche a impiegare la liquidità “parcheggiata” a Francoforte. Il Draghi sapiente ha dimostrato di essere ancora il più forte. In tutti i sensi poiché la Bce, da quando è guidata da lui, ha utilizzato ogni strumento possibile per allargare la base monetaria dell’eurozona, quasi esaurendo tutte le munizioni “convenzionali” pur senza imitare le politiche ultra-espansive della Fed e dell’Abenomics giapponese. Draghi è evidente usa tutte le armi possibili e ci chiediamo fino a quando i tedeschi gli permetteranno le forzature che sta facendo. Lui sostiene che la deflazione non è dietro l’angolo, come fenomeno europeo complessivo, ed è possibile che abbia ragione.

Ma noi capiamo bene che l’euro troppo forte è un problema non di poco conto per tutti tranne che per la Germania che a suon di riforme si è conquistata con rigore positivo una competitività straordinaria e anche una situazione economica e bancaria molto tranquilla. A rimetterci da questa situazione sono i paesi a più bassa crescita e a più alto debito. Noi abbiamo una inflazione calante non sicuramente per la crescita ma anzi per la contrazione dei consumi con una  perdurante recessione, che nel migliore dei casi l’anno prossimo potrà diventare stagnazione. Dunque  se anche l’Europa non dovesse correre il rischio deflazione, a correrlo concretamente siamo di sicuro noi. E la deflazione accompagnata da un euro troppo forte  oltre a limitare ulteriormente i consumi e gli investimenti, rende ancora più pesante il fardello del debito pubblico.

Insomma, siamo un sistema economico-politico-istituzionale italiano ingessato aggravato da altissimi tassi di disoccupazione e una incombente deflazione, cui si somma una latente crisi politica dell’unico sistema praticabile, quello delle larghe intese, che a sua volta produce un collasso istituzionale. Noi dobbiamo da subito produrre riforme strutturali  semplici da attuare se si ha la capacità di governare e contemporaneamente spingere in ambito europa perché si realizzi quella governance federale, dall’unione bancaria fino alla creazione di un governo federale eletto direttamente dai cittadini europei, la cui assenza ha prodotto squilibri profondi. Come possiamo pensare di continuare a pagare tassi altissimi per i propri debiti pubblici come Italia, Spagna, Portogallo, Grecia? Dobbiamo dunque promuovere e in fretta la revisione dei Trattati, la cessione di sovranità, costruire gli Stati Uniti d’Europa. Alle prossime elezioni europee questo dunque sarà la nostra proposta. Diversamente il re è irrimediabilmente nudo.

La seconda questione che ci fa riflettere con non poca irritazione è tutto ciò che sta succedendo in Emilia Romagna con una Giunta ancora ben piantata al governo e le Guardie di finanza che hanno acquisito tanta di quella documentazione da far saltare qualsiasi governo locale per peculato ed altro ancora. Insomma nel Lazio la Giunta Polverini è stata rimossa facendo fare gli scatoloni  nella notte da un giorno all’altro, a Milano Penati “pidiessino banchiere continua ad essere in libera uscita” e  in Emilia Romagna il governo locale da più di un mese sui giornali per evidenti illeciti bipartisan, nonostante la  denuncia di gente onesta, continua ad essere protetto come figlia di un Dio Maggiore.

E’ evidente dunque come la commistione tra giustizia e politica viaggi su due piani: c’è chi paga e chi non paga. In contemporanea rileviamo la situazione grillina parlamentare che si è clamorosamente omologata alle cattive e orride abitudini di cui il nostro Paese è impregnato. I parlamentari grillini hanno assunto familiari come assistenti parlamentari come peraltro hanno sempre fatto molti degli altri. Con il finanziamento ai partiti e ai loro giornali infatti moralisti della peggior specie hanno sistemato generazioni di congiunti.

La storia ci insegna: entrano in scena volendo punire il peccato e ci restano peccando con gusto. Il parlamentare ha a disposizione 4mila euro per pagare persone che lo aiutino nel suo lavoro, ed è del tutto ovvio che devono essere di sua fiducia ma soprattutto secondo chi scrive competenti così li sostengono per fare bene il proprio lavoro. Dovrebbe essere così, se non fosse che gli elettori non eleggono i singoli parlamentari; i partiti politici non esistono, sicché non esiste selezione per merito. I grillini scapigliati poi  sostengono che il parlamentare non è un parlamentare, con tanti saluti al mandato senza vincolo, ma il portavoce del popolo (nel cui nome si perpetrarono i peggiori misfatti, in tutte le lingue), il quale popolo fissa l’indirizzo mediante una piattaforma telematica (che sembra l’esaltazione, invece è la negazione della democrazia). E allora gli assistenti a che servono? Quei costi in un parlamento normale è bene che si paghino, perché sono i costi della democrazia. Il guaio è che quei costi sono consustanziali al parlamentarismo e il parlamentarismo funziona con i partiti. Noi abbiamo distrutto i partiti ed eletto soggetti antiparlamentari trasformisti, inconcludenti e parolai. Questo è.

I 5 Stelle si omologano alle cattive abitudini

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