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Decreto anti-ogm o anti-libertà? E’ l’interrogativo che lancia sul tavolo del governo la consueta pagella di Italia Aperta, il pensatoio-aggregatore di liberali coordinato dall’ex senatore Enrico Musso e co-fondato dall’economista Alessandro De Nicola, che dopo i rilievi sulla portualità dedica alla materia degli Ogm le sue ultime pagelle: un modo di monitorare e seguire le politiche nazionali, regionali, provinciali e comunali assegnando un voto.

Il caso
I ministri della Salute, dell’Agricoltura e dell’Ambiente hanno emanato un decreto che dice no alla possibilità di utilizzare il mais transgenico Mon810 (che è autorizzato a livello comunitario) e dopo una pronuncia della Corte di Giustizia Europea (che aveva bocciato la precedente normativa nazionale). Secondo la Corte le norme italiane appaiono incompatibili con le libertà garantite dall’Unione europea: ragion per cui il caso italiano è non solo alla stregua della “riproposizione di norme illegittime e passibili di un’ulteriore infrazione”, osserva la pagella di Italia Aperta, “ma anche come una scelta anti-mercato a favore di precise lobby”.

Il voto
Secondo Italia Aperta il decreto presenta tre punti controversi. Il primo verte sulla certezza e sulla effettività del diritto: nei fatti viene ripresentata una disciplina che è stata già definita “incoerente col diritto comunitario”. Secondo il pensatoio, i ministri promotori del decreto, “ne sono perfettamente consapevoli, ma puntano sulla non-applicazione dell’infrazione in quanto, a loro dire, una normativa analoga in un altro Stato membro non è stata, a oggi, sanzionata”. Per cui tale decreto “con la sua stessa esistenza è un monumento all’illegalità”.

Sostanza
Altro aspetto controverso quello legato al profilo sostanziale: la sua applicazione metterebbe fuori legge alcuni prodotti autorizzati a livello comunitario, “in spregio alla libertà di stabilimento e alla libera circolazione delle merci, e nell’assenza di qualunque evidenza sulla loro dannosità”. Un macro ambito di applicazione sarebbe individuabile nella violazione della libertà degli agricoltori rispetto alla tipologie di colture e di sementi utilizzare nelle loro attività.

Protezionismo lobbystico
In ultima analisi, secondo la pagella di Italia Aperta il decreto in questione lede gli interessi della libera concorrenza, favorendo invece precise lobby, quelle degli agricoltori che si riconoscono in alcune grandi organizzazioni (“ma non in tutte, e certamente non tutti gli agricoltori, in quanto ve ne è almeno uno – Fidenato – che intende avvalersi delle tecnologie ogm”).

L’appello di Testa
Sull’argomento interviene tra l’altro anche Chicco Testa, manager di lungo corso e presidente di Telit spa, che dalle colonne del Corriere della Sera chiede che non si lasci fuori dalla porta di Expo 2015 “un’intera filiera tecnologica, quella delle biotecnologie, con centinaia di milioni di ettari coltivati e in continua crescita: sarebbe una scelta incomprensibile”. E cita esempi positivi, come Carlo Petrini che ha il merito di avere rivalutato cibi, sapori e tradizioni culinarie italiane; Oscar Farinetti che con Eataly ha inventato un modello distributivo, che riscuote successo in Italia e nel mondo e valorizza il made in Italy. “Ma entrambi, – certifica – oppositori di tecnologie ogm, non possono ignorare che «nutrire il mondo» sia compito assai arduo”.

Liberi Ogm in libero Stato

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